In morte di Toni Negri

A cura del Dipartimento Comunicazione PCI

Toni Negri è stato senza dubbio uno degli intellettuali più prolifici e influenti a partire dagli anni 60’ ad oggi e il suo lascito teorico è destinato a essere oggetto di dibattito ancora per lungo tempo.

La sua vita militante e le ingiuste vicissitudini giudiziarie risalenti agli anni 70’, segnate dalla detenzione, dai processi e poi da un lungo periodo di esilio, hanno contribuito alla creazione attorno alla sua figura di due schieramenti opposti: da una parte chi lo ha elevato a figura di riferimento quasi messianica in quanto eroe e martire resistente contro le ingiustizie del potere costituito; dall’altra chi lo ha scomunicato senza appello utilizzando le sue controversie giudiziarie come un’arma per delegittimare acriticamente l’intero corpus delle sue teorie.

Crediamo invece che sia utile e doveroso esaminare criticamente il lascito teorico di Toni Negri senza cedere alle dinamiche di idolatria o di ostracismo tipiche della cattiva tradizione di scontro tra opposte tifoserie, separando le componenti che trovano fondamento nelle basi teoriche marxiste-leniniste da quelle che sono deviazioni o aggiunte discutibili o confutabili.

Detto questo è doveroso riscontrare come le teorie di Toni Negri abbiano lasciato un’impronta controversa nel panorama politico italiano. Le sue deviazioni teoriche, segnatamente alle tesi fondanti dell’operaismo, hanno contribuito ad un crescente sincretismo con ideologie estranee ai comunisti come l’anarchismo e il socialismo utopista indebolendo l’unità ideologica oltre che a liquidare come obsoleta la forma partito leninista sdoganando un movimentismo eterogeneo e decentralizzato.

Facciamo nostro quindi ciò che di buono può essere colto dal lascito di Toni Negri, ma ribadiamo l’importanza del ritorno al marxismo-leninismo come strumento imprescindibile per l’analisi della realtà concreta e quindi per la formulazione di una teoria adeguata a cambiare lo stato delle cose presenti. Questo richiamo non è mero sguardo al passato, ma una necessità per un movimento comunista forte e coerente nel futuro, per la ricostruzione di un grande e forte Partito Comunista Italiano.

2 Comments

  1. maurizio aversa

    Una politica, l’altra della teoria della prassi, sono i due punti assenti in questa nota(comunicato). 1. Politica: non può essere sottaciuta, perchè colpevole, perchè atta a dividere il movimento dei lavoratori (piazza S. Giovanni), fortunatamente non riuscita per la saldezza e maturità dell’unità dei lavoratori . Quello era l’obiettivo di Autonomia Operaia, lì è stata la sconfitta di Negri. 2. Per la teoria della prassi, consapevole che utilizzerei troppe frasi per cercare di dire un mio pensiero, rimetto pari, pari, quanto condivido detto/scritto dal compagno Franco Astengo: “Il meccanismo consumistico, infatti, risiede alla base della scomposizione sociale dell’oggi e della difficoltà nel rintracciare, a tutti i livelli, un “blocco sociale anticapitalistico”che a mio giudizio rimane fattore necessario per affrontare il tema della trasformazione sociale, rimanendo l’orizzonte “moltitudinario” assolutamente generico e di difficile rintracciabilità, proprio a livello sociale.
    Nella crisi di oggi, per le sue caratteristiche e la sua profondità, la messa in discussione del “soggetto consumatore” dimostra tra l’altro la veridicità di un altro concetto marxiano, relativo al “capitale come contraddizione in continuo processo”, ed è proprio nel varco della contraddizione che è necessario infilarci per far tornare a scavare la vecchia talpa. Negri avrebbe voluto tenerla in superficie per farla colpire dal meccanismo della repressione politica (del tutto involontariamente, dal suo punto di vista: è ovvio)
    Questo perché, riprendo pari pari proprio dalle ragioni di fondo della critica marxiana all’economia politica, l’obiettivo unificante delle contraddizioni di questo capitale (mai così dinamico) rimane quello dell’estensione dello sfruttamento attraverso la crescita del plusvalore.
    Si tratta di creare ulteriori spazi per rovesciare il rapporto tra valore assoluto e pluslavoro.
    E’ stato il tema della globalizzazione, nelle sue diverse sfaccettature (finanziarizzazione dell’economia, delocalizzazioni, creazione di nuovi scenari di guerra, sfruttamento delle risorse) ed è il tema di oggi.
    Nel momento della scomparsa del teorico della “moltitudinarietà” occorre ancora far comprendere che questo, del ritorno evidente se mai ci fosse stato un periodo di allontanamento,( se non dettato dai fumi di una propaganda malata) alla contraddizione di classe.”.

  2. Donato Paradiso

    Sinteticamente : Di provenienza cattolica, dopo una militanza a livello dirigenziale nel P.S.I. , la concezione di Autonomia Operaia come “un movimento di matrice cattolica, una Solidarnosc italiana, contro la pretesa egemonia dei comunisti sul movimento operaio”.
    Il resto, elezione con il Partito Radicale, fuga in Francia etc., è cronaca.
    Per me basta e avanza per mantenerne le distanze, anche dopo la morte.

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