A cura della Direzione Nazionale del PCI
Il bilancio dei bombardamenti israeliani che da ormai due mesi hanno investito la Striscia di Gaza, è sempre più drammatico.
Il computo dei morti civili, oltre 18500, dei quali il 70% è rappresentato da donne e bambini, ai quali si sommano oltre 35 mila feriti, confermano che siamo di fronte ad una vera e propria indiscriminata carneficina, e la catastrofe umanitaria paventata agli inizi è sotto gli occhi di tutti.
La richiesta del cessate il fuoco, di una tregua a fini umanitari, avanzata da tante organizzazioni internazionali, dall’ONU, resta inascoltata, si infrange, come accaduto nei giorni scorsi, contro il diritto di veto degli USA, sempre più schierati al fianco di Israele, che dichiara necessario proseguire nella direzione intrapresa per almeno altri due mesi, evidenziando tutto il disprezzo della propria classe dirigente nei confronti dei palestinesi, rendendo possibile parlare di genocidio.
Contrariamente a quanto continuano a sostenere tanti esponenti del nostro sistema massmediatico, sempre più asservito ai poteri forti, dei quali è per tanta parte diretta espressione, ciò non può essere giustificato con il diritto di Israele a difendersi.
Siamo di fronte ad una palese violazione del diritto internazionale, a crimini contro l’umanità, di ciò il governo di Tel Aviv, sempre più immerso in una deriva sionista, illiberale, fascista, come denunciato da tante parte della stessa opinione pubblica israeliana, deve essere chiamato a rispondere.
Quanto sta accadendo, che si prospetta, conferma che il rischio di un allargamento del conflitto, quantomeno su scala regionale, è reale.
L’imperativo non può che essere il cessate il fuoco, la de-escalation.
L’Unione Europea, e con essa il nostro Paese, allo stato, in ossequio ad una rinsaldata alleanza euro atlantica a guida statunitense, non sono andati oltre le parole di circostanza, l’appello al buonsenso, confermando, aldilà della propaganda, la loro crescente subalternità (emblematica l’astensione dell’Italia sulla recente proposta di cessate il fuoco avanzata dall’ONU).
Ciò che serve è dire basta alla spirale di violenza che allontana sempre più dalla soluzione, necessaria e possibile, al problema di fondo, che è e resta quello dell’irrisolta questione palestinese.
Come abbiamo sottolineato a più riprese non può essere derubricato a mera cronaca il fatto che le delibere dell’ONU relative alla necessità di affermare con l’esistenza dello Stato di Israele quello di Palestina sono rimaste sulla carta, che a ciò ha fatto seguito una politica israeliana che ha ridotto il territorio antecedente la guerra del 1967 da riconoscere ai palestinesi, ne ha immiserito le condizioni, compresso la libertà, leso la dignità, in un crescendo che ha investito la Cisgiordania e segnatamente la Striscia di Gaza, divenuta una prigione a cielo aperto.
Siamo di fronte a precise responsabilità politiche, che la parte più avvertita del popolo israeliano riconosce al suo Stato, segnatamente ai governi Netanyahu ed alle forze conservatrici e reazionarie che l’hanno sostenuto e lo sostengono, agli USA, che tali politiche hanno nel tempo coperto, e delle quali ancora una volta si fanno garanti.
E’ tale situazione che ha oggettivamente costituito, costituisce il “brodo di coltura” nel quale affondano le proprie radici le forze più estremiste, il terrorismo, Hamas, quanti hanno interesse a mantenere, per molteplici ragioni, anche e sopratutto di carattere geo strategico, lo status quo.
Per porre fine a ciò che accade, che si prospetta, non è quindi sufficiente limitarsi a sottolineare il diritto di Israele ad esistere, a difendersi, spendendo parole di circostanza circa quello della Palestina di potere fare altrettanto, serve passare dalle parole ai fatti.
Occorre operare in direzione di una soluzione politica del conflitto, la risposta resta quella dei “due popoli-due stati”, e affinché essa si affermi è necessario che i diversi Paesi che ancora non l’hanno fatto, a partire dal nostro, riconoscano lo Stato Palestinese.
Noi, il Partito Comunista Italiano, in tale ottica, siamo e restiamo al fianco del popolo palestinese, delle sue legittime aspirazioni.