MILEI E MELONI: DIO LI FA E POI LI ACCOPPIA

Sulla visita del Presidente argentino José Milei in Italia e sul suo programma di governo

PCI – Dipartimento Esteri

“Una personalità affascinante”. Parole della Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, usate per definire Javier Milei, neo Presidente argentino in visita ufficiale in Italia nei giorni scorsi.

Dio li fa e poi li accoppia, recita un vecchio proverbio. E in effetti Milei impersona un progetto politico-(anti)sociale che è sostanzialmente lo stesso della Capo del Governo italiana, che per ora ha le mani più legate di quelle del suo omologo argentino.

Javier Milei ha riassunto così il senso del suo incontro con la Meloni: “Trema il comunismo mondiale. L’ultima cosa che vedrà il comunismo mondiale prima di essere distrutto”. E poi: “Il comunismo è una malattia dell’anima”.

Secondo “Il Sole 24 Ore” le aziende italiane presenti in Argentina sono oltre 250 e impiegano più di 50.000 lavoratori e lavoratrici. Il fatturato annuo delle imprese argentine con capitale italiano ammonterebbe a 11 miliardi di euro.

I settori individuati negli incontri in Italia per rafforzare le relazioni bilaterali sarebbero principalmente l’energia, le infrastrutture e l’agricoltura.

Il 24 gennaio scorso un grande sciopero generale di dodici ore, proclamato dalle principali centrali sindacali dell’Argentina, ha paralizzato il Paese. “La Patria non si vende” è stato il motto della protesta. E in effetti il programma di governo può essere ben definito come “svendita”: privatizzazione delle aziende e settori ancora in mano allo Stato come giacimenti petroliferi, mezzi di comunicazione pubblici statali, la compagnia di bandiera, la televisione pubblica e molte altre imprese, oltre all’istruzione e alla sanità pubbliche. Dovrebbero essere aboliti anche almeno nove ministeri, fra i quali quelli del Lavoro, dell’Istruzione e della Sanità.

Lo sciopero ha avuto un impatto sull’iter parlamentare della legge “Omnibus”, presentata dal Governo.

Questo progetto dichiara l’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, previdenziale, di sicurezza, difesa, tariffaria, energetica, sanitaria, amministrativa e sociale fino al 31 dicembre 2025, periodo prorogabile di altri due anni dal Presidente, cioè per tutta la durata del mandato.

Le modifiche riguardano anche altri aspetti cruciali. Verrebbe promulgata una riforma elettorale per eliminare le primarie obbligatorie, il finanziamento statale e introdurre un sistema a collegi uninominali per l’Elezione della Camera, eliminando le quote di genere. Una riforma fiscale favorirebbe i grandi capitali, specialmente quelli legati all’agrobusinness e all’esportazione delle materie prime; le riunioni di tre o più persone all’aperto saranno considerate manifestazioni pubbliche per le quali si stabilisce un sistema di permessi che conferisce al Ministero per la Sicurezza ampie facoltà per proibire, modificare o impedire la realizzazione di proteste; si aggravano le pene per i delitti di “resistenza all’autorità”, mentre si riducono quelle sulla legittima difesa e gli abusi commessi dalle forze dell’ordine. Si modificano le leggi sulla protezione dei ghiacciai e dei boschi per consentire le attività estrattive anche nelle zone protette; si autorizza l’imposizione di tasse universitarie (vietate in Argentina dal 1949) a stranieri e non residenti e si stabilisce un sistema di valutazione dei docenti delle scuole primarie e secondarie; si chiudono il Fondo Nazionale per le Arti, l’Istituto Nazionale del Teatro, l’Istituto Nazionale contro la Discriminazione e l’Omofobia e vengono definanziati l’Istituto Nazionale del Cinema e le biblioteche popolari. Viene di fatto ri-penalizzato l’aborto ed eliminata la formazione obbligatoria sulla violenza di genere per i funzionari pubblici.

Ciliegina sulla torta, le organizzazioni che indiranno le proteste dovranno farsi carico delle spese per l’utilizzo delle forze dell’ordine. Oltre al danno la beffa insomma.

Prima il parlamento argentino ha stralciato una serie di articoli qualificanti della Legge, fra i quali la privatizzazione dell’azienda energetica YPF e poi i deputati hanno bocciato quello che era in realtà il punto essenziale: il trasferimento al Presidente del potere legislativo a partire da una dichiarazione dello stato di emergenza, prorogabile.

Milei ha ritirato il progetto e adesso un’ipotesi è quella di un plebiscito, non previsto dalla Costituzione e dalla dubbia legalità, che renderebbe lo scontro interno ancora più forte.

Ce n’è abbastanza per affermare che la democrazia argentina è in forte pericolo e che si profila una semi-dittatura neoliberista e liberticida.

Nonostante questo, anzi proprio per questo, molti “liberaldemocratici” nostrani ed europei gioiscono per l’elezione di questo personaggio che ha riportato al governo dell’Argentina la peggiore casta politico-speculativa, in nome naturalmente della lotta alla casta. L’ENI ha subito dichiarato che ampie e inedite prospettive si aprono alla collaborazione economica bilaterale (leggi: appropriazione delle risorse energetiche argentine) e al Forum economico di Davos i convenuti, lasciando da parte per qualche ora le lamentele per la scarsità di “escort” a loro disposizione, si sono spellati le mani ad applaudirlo come grande difensore del mercato.

Per quanto riguarda l’incontro con il Papa citiamo il teologo della liberazione argentino Oscar Campana, che si dice deluso ma ritiene che “la posizione dell’episcopato abbia pesato molto”. Si perché in Argentina, come in tutta l’America Latina, esiste una chiesa a fianco dei poveri e di chi lotta, ma è molto forte anche quel clero che benedice dittatori e potenti di turno, magari fornendo le liste dei fedeli da far rapire dai militari, che compongono la lista dei trentamila “desaparecidos” argentini durante l’ultima dittatura militare (1976-1983).

Come Partito Comunista Italiano intensificheremo le occasioni di scambio e di lotta comune con la sinistra di classe della nazione sudamericana e in primo luogo con il Partito Comunista dell’Argentina, che sta concentrando la sua azione nei luoghi di lavoro, di vita e di studio dei ceti popolari ed è in prima fila nella costruzione di un percorso di lotta e nell’aggregazione di un vasto fronte politico antiliberista e antimperialista.

2 Comments

  1. Marco

    Consiglio la visione del film del 1986 “La notte delle matite spezzate”…la vera cultura è memoria e senza memoria si ripete la peggiore storia quella si, l’unica malattia dell’anima umana….

  2. Luca Varani

    LA DERIVA FASCISTA È IN ATTO SEMPRE AL SOLDO DEGLI U.S.A. E U.K. E PRECISAMENTE AGLI ORDINI DEI SIONISTI ROTHSCHILD! LA SOLUZIONE?? COLPIRE LONDRA CON OGNI FORMA DI BOICOTTAGGIO!!

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