La notizia proveniente da Praga è gravissima. Siamo davanti alla vera faccia dell’autoritarismo liberale che mette al bando l’opposizione politica comunista con un atto illegittimo apertamente antidemocratico. Si parla esplicitamente di carcere fino a dieci anni per chi milita in un partito legalmente costituito, in crescita, radicato nei territori e nei bisogni popolari.
La messa al bando del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM), che viene criminalizzato con la scusa di essere “antisistema”, è in realtà un atto di criminalizzazione del dissenso, escludendolo dalla vita politica proprio alla vigilia delle elezioni. È la reazione isterica di un sistema in piena crisi di legittimità che teme chi ne denuncia la natura profondamente ingiusta, classista e guerrafondaia.
È la conferma che le istituzioni del dominio capitalistico, quando si sentono minacciate, gettano via la maschera democratica e passano alla repressione. Come accadeva durante il fascismo, anche oggi il comunismo viene trattato come un crimine, non per quello che fa, ma per quello che rappresenta: il mezzo di riscatto per i lavoratori, per i giovani, per chi non ha voce.
Se si pensasse tutto ciò non ci riguarda sarebbe un gravissimo errore. Questa non è solo una questione della repubblica ceca: è un campanello d’allarme per tutti i popoli europei. La storia ci ha insegnato che dove si mettono al bando i comunisti, presto si metteranno al bando i diritti e la libertà di parola. Chi vieta i comunisti prepara il terreno per portare popoli alla guerra.
Solidarietà militante, piena e incondizionata ai compagni e alle compagne del KSČM.
Teniamo alta la guardia. Mai come oggi è necessario essere presenti, organizzati, determinati. La storia non è finita. Chi mette fuorilegge i comunisti, chi taglia loro le gambe, ha solo paura che la storia riprenda il suo cammino.