Educazione sessuale e affettiva nelle scuole: governo sotto pressione oscurantista

All’indomani del femminicidio di Giulia Cecchettin l’11 novembre 2023, sull’onda dell’attenzione mediatica, ci fu una diffusa richiesta di introdurre l’obbligatorietà dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Il ministero diretto dal leghista Valditara si era limitato ad emanare una direttiva per “l’educazione alle relazioni”, nella quale si specificava che le scuole “possono” attivare, anche mediante la collaborazione dell’Ordine degli psicologi e di altri organismi scientifici e professionali qualificati, iniziative progettuali che prevedano il coinvolgimento attivo degli studenti “previa acquisizione del consenso dei genitori e degli studenti coinvolti”.

Prima di tale direttiva, e anche dopo, le istituzioni scolastiche hanno interpretato il “consenso informato” come obbligo di inserire i progetti di educazione alla sessualità e all’affettività nel Piano dell’Offerta Formativa che ogni anno viene pubblicato prima dell’inizio delle iscrizioni.

Ora, con il Disegno di legge sul consenso genitoriale per l’educazione sessuale nelle scuole, si accolgono in toto le richieste che da anni provengono dai gruppi “Pro Vita” e dall’Associazione dei genitori “A.ge”.
Il Disegno di Legge, presentato in Consiglio dei ministri ai primi di maggio, e incardinato il 18 Giugno alla Camera dei Deputati, impone il consenso scritto dei genitori per ogni attività che riguardi l’educazione alla sessualità e affettività, di fatto un impedimento alle attività educative, esautorando dalle competenze spettanti per legge gli Organi Collegiali delle scuole: Collegi docenti e Consigli di Istituto.

Nella richiesta di consenso dei genitori le scuole non potranno semplicemente descrivere le attività, ma dovranno anche fornire preventivamente i materiali che verranno utilizzati “almeno sette giorni prima”. 

In sostanza, il Ministro Valditara vuole ostacolare in ogni modo l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, proprio nel momento in cui si allarga la richiesta del mondo scientifico e scolastico per introdurne l’obbligatorietà.
Come ha denunciato l’ordine degli psicologi, la scelta delle Istituzioni di non incoraggiare – ed anzi di ostacolare – l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, spinge di fatto verso la Rete resa depositaria di una pericolosa funzione “pedagogica” vicaria. Ed è incurante del desolante panorama documentato ogni giorno dalle indagini statistiche: moltiplicazione dei casi di infezioni sessualmente trasmesse, aumento delle gravidanze indesiderate, dilagare di episodi di violenza di genere e bullismo omotransfobico, amplificazione dei comportamenti a rischio legati alla Rete.  

Il disegno di legge sul “consenso informato” è in forme subdole un attacco grave alla libertà di insegnamento, al carattere laico e pubblico della scuola, al dovere dello Stato di intervenire, con serietà, continuità e fattività, per prevenire la violenza e la sofferenza che tanti adolescenti e giovani subiscono per stereotipi e discriminazioni legati al genere e all’orientamento sessuale.

Il PCI è decisamente contrario a questo ennesimo provvedimento oscurantista e autoritario del governo Meloni-Valditara, ed è impegnato a contrastarlo assieme ai genitori democratici, agli studenti e alle associazioni laiche e non oscurantiste del mondo della scuola e della società civile.

Lidia Mangani – dipartimento Istruzione PCI

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