Il 2 maggio 2014, a Odessa, un’orda di nazisti (gli stessi che erano stati definiti, poche settimane prima, “eroi di Majdan”) massacrò decine di persone inermi nel palazzo dei sindacati.
A distanza di 11 anni vogliamo ricordare quello che i nostri principali organi di informazione italiani avevano di fatto censurato e volutamente dimenticato.
Vogliamo ricordare che, 11 anni fa, hanno tentato di accreditare come “incidente” quella che è stata, a tutti gli effetti, una strage.
Vogliamo ricordare che, quanto successo a Odessa, è stato un vero e proprio pogrom del tutto simile a quelli che hanno accompagnato l’avvento del fascismo e del nazismo nell’Europa della prima metà del secolo scorso.
Vogliamo ricordare che cittadini di ogni età sono stati inseguiti nel palazzo dei sindacati e sono stati massacrati ad uno ad uno.
Le immagini sono inequivocabili e dimostrano come persone inermi siano state uccise con una brutalità e una ferocia che ha anticipato quella dell’Isis.
Guardando le immagini di Odessa possiamo renderci conto di come agiscono le organizzazioni neo-naziste ucraine e di quale sia il pericolo reale che l’Europa sta correndo. Un pericolo aggravato dall’indifferenza e dalla complicità che il “mondo occidentale” mostra verso chi ha sostituito con un violento colpo di Stato il governo allora legittimamente in carica.
Vogliamo ricordare che, nel tentativo di occultare quanto realmente successo, “l’incidente di Odessa” (chi ha minimizzato così il massacro del palazzo dei sindacati dovrebbe, ancora oggi, vergognarsene) fu attribuito ai “filorussi”.
Tacere su questi fatti avvenuti ben prima della guerra in corso, significa non voler far capire appieno cosa sia successo dal 2014 in Ucraina e nel Donbass e le conseguenze che ci sono state. Vuol dire nascondere la verità dei fatti.
Oggi vogliamo ricordare le atrocità del 2 maggio 2014 perché oblio, indifferenza e disinteresse nei riguardi di quello che è successo a Odessa e nel Donbass, rappresentano le premesse di un disastro che oggi è, inequivocabilmente, sotto gli occhi di tutti.