📉 Irpef, cuneo fiscale e flat tax: la finta riduzione delle tasse

Il governo Meloni ha promosso con grande enfasi, attraverso una campagna martellante e totalitaria, l’idea di un significativo alleggerimento del carico fiscale per i lavoratori, grazie alle fantasmagoriche misure previste nell’ultima legge di bilancio.

Ora, però, è il momento della verità.

E come avevamo già previsto nella nostra analisi della legge di bilancio a gennaio di quest’anno, la realtà è ben diversa. E in effetti, strano sarebbe stato, a ben pensarci, che un governo di destra (il centro ormai è relegato a portare acqua al regime) potesse avere una qualsiasi forma di interesse per i lavoratori.

Le modifiche alle aliquote Irpef, che sono state “semplificate” al punto che lo stesso sedicente Ministro delle Finanze usa la massima prudenza nell’avvallare i proclami della Presidenta, il taglio del cuneo fiscale e, in parallelo, l’eliminazione della decontribuzione IVS (i contributi pensionistici), hanno portato, nei fatti, ad un aumento della pressione fiscale.

Tutto questo è il risultato di un meccanismo noto come drenaggio fiscale, che ha ricadute concrete su lavoratori e pensionati.

Infatti, da un’analisi economica approfondita, risulta come il combinato disposto tra riduzione della progressività delle aliquote (a tutto vantaggio delle classi più agiate) e inflazione, che galoppa ormai da anni, comporta la perdita del potere d’acquisto reale ormai anche del ceto medio e un maggiore esborso in termini di Irpef.

È lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ad evidenziare come l’attuale struttura dell’Irpef sia poco efficace nel tutelare i redditi più bassi.

La progressività è ormai troppo debole (ormai solo 3 aliquote) totalmente inadatta a fornire all’erario la quantità necessaria, ed equa, di introiti allo stato, in quanto l’eccessiva semplificazione, che sottende il mai negato obiettivo di parte del governo di introdurre la flat tax, o aliquota unica, a tutto vantaggio dei più ricchi, non può e non potrà mai fornire allo Stato le risorse necessarie ai bisogni dei cittadini in termini di servizi, né tantomeno potrà mai farlo in modo equo.

Noi dobbiamo continuare a denunciare che la riduzione a tre scaglioni penalizza le fasce medio-basse, e ribadiamo la necessità di tornare a un sistema più articolato e progressivo, che vada nella direzione di quanto previsto dall’Art.53 della Costituzione, laddove recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Principio così riassunto in modo inoppugnabile da E. Berlinguer: “Chi ha tanto paghi tanto. Chi ha poco paghi poco. Chi ha nulla paghi nulla.

A cui oggi, denunciando un’economia sempre più basata sulla finanza e sempre meno sul lavoro, dobbiamo assolutamente aggiungere la necessità della sola cosa che può reintrodurre un principio di equilibrio e di giustizia fiscale: l’introduzione di una imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Di fronte a questo gioco delle tre carte a cui la Presidenta ci sta ormai abituando, come ha fatto con i dati fasulli e bugiardi sull’occupazione, di fronte a questo continua propaganda fatta di demagogia e di  vere e proprie nefandezze, di fronte a questo governo sempre più incapace di esprimere una classe dirigente degna dei propri cittadini, sempre più servo dei grandi capitali oltre che degli interessi di stati stranieri, di fronte all’aumento vertiginoso della povertà assoluta nel nostro paese,  della impossibilità a curarsi di milioni di persone, dobbiamo rispondere con una dura lotta affinché siano i lavoratori, i comunisti e tutte le forze realmente di sinistra ad abbattere con una rivoluzione democratica fatta di informazione, di cultura e consapevolezza di classe, questa feccia politica che sta trascinando il nostro Paese verso una ormai non più mimetizzata forma di fascismo.

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