NUOVO PATTO DI STABILITÀ: ANCORA LACRIME E SANGUE.

A cura del Dipartimento Comunicazione PCI

Si è conclusa da pochi giorni la tornata negoziale dei Ministri delle Finanze dell’Unione Europea che discuteva della riforma del Patto di stabilità e crescita. Nonostante la tornata sia stata avara di decisioni definitive, in molti esprimono soddisfazione. In primis, il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni e il Ministro degli Esteri Tajani.
In particolare, però, per adesso emergono ben poche novità rispetto al passato. Infatti rimangono stringenti i parametri di Maastricht, ovvero debito pubblico sotto il 60% e rapporto deficit/pil al 3%. Cambiano le modalità per raggiungere questi parametri: si prevedono piani di aggiustamento a medio termine decisi in autonomia dagli stati membri, ma una supervisione tecnica europea più stringente. In soldoni, la forbice europea spingerà a tagliare quei rami del welfare che ancora resistono: pensioni, scuola, sanità, casa.
Dalla’altra, se la stabilità si garantisce alla vecchia maniera liberista con tagli e privatizzazioni, la crescita si potrà finalmente stimolare con investimenti mirati in settori strategici. Questi investimenti non andrebbero a pesare sul debito, proprio perché essendo fatti in settori strategici, hanno la funzione di ridurlo. Ecco, per ora, l’unico settore strategico sicuro è il settore della difesa. Più armi, più crescita. Insomma, se gli spifferi dell’Ecofin risulteranno veritieri, il nuovo patto di stabilità e crescita prevederà meno scuole e più F-35. Tutta l’Europa vassalla sposa in toto l’ideologia del feudatario statunitense.

C’è un’alternativa alla barbarie liberista, atlantista e globalista, è costruire il Partito Comunista Italiano.

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