Ma va tutto bene?

a cura di Giorgio Langella – Dipartimento Lavoro PCI

Titolo del primo articolo su ansa.it: “Istat, cala la produzione dell’industria, -0,6% a marzo. Su base annua -3,2%. Pure il trimestre è in flessione dello 0,1%.”
Titolo del secondo articolo su ansa.it: “Ocse, il reddito reale delle famiglie italiane giù del 3,5%. Pesa la fiammata dei prezzi energetici.”

Ma non si diceva che l’economia era in netta ripresa e altre amenità del genere?

Crescono, invece, i morti sul lavoro.

Dall’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro: “Dall’inizio dell’anno sono morti complessivamente 453 lavoratori, di questi 274 sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere e in altri ambiti lavorativi: per noi chiunque che muore mentre svolge un lavoro è considerato un morto sul lavoro, ci sono tutti anche chi ha un’assicurazione diversa da INAIL o che muore in nero.”

Il 12 maggio del 2022 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro erano 233. L’aumento tra il 2023 e il 2022 è di 41, non “numeri” o “cose”, PERSONE! Oltre il 17,5%. E bisogna anche ricordare che il 2022 è stato l’anno nel quale i morti per infortunio nei luoghi di lavoro ha raggiunto il massimo tra tutti gli anni di monitoraggio dell’Osservatorio.

Spaventoso ma, evidentemente, non per chi resta indifferente, per chi potrebbe e non fa niente, per chi considera chi lavora “capitale umano” …

Dovrebbe sorgere qualche dubbio: non è, per caso, che sia il modello di sviluppo e le politiche industriali che si rincorrono da troppi decenni ad essere sbagliate e dannose? E, forse, non si potrebbe pensare che sarebbe utile e necessario cambiarle radicalmente?

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