di Fosco Giannini, Direzione Nazionale PCI
Verso il Ricorso al TAR, abusi e violazioni della normativa da parte di RWM fabbrica di bombe RWM Iglesias – Domusnovas – Musei
Resoconto dell’Assemblea allargata del 28/12/2018
Cari compagne e compagni, l’incontro del 28 dicembre 2018 aveva come obiettivo
quello di approfondire i motivi tecnici che hanno spinto il movimento contro
l’ampliamento a presentare a breve il ricorso al Tar. Tale esigenza era e continua ad
essere accompagnata dalla necessità di ampliare e radicare ulteriormente la lotta
condotta da tutte le associazioni, comitati, organizzazione politiche, cittadine e
cittadini che si oppongono all’economia di guerra proponendo nel contempo la
riconversione della RWM e di tutte le aziende presenti nel territorio che svolgono
attività inquinanti e nocive.
Conferire alla lotta in corso una dimensione più ampia e partecipata è centrale per
evitare che le iniziative in corso rimangano confinate ad una semplice spinta di
principio dei pur numerosi soggetti organizzati. La lotta che abbiamo davanti necessita
di un carattere di massa che affronti il tema dello sviluppo economico del territorio
nella direzione della centralità del Lavoro, contro la centralità dell’impresa e del
mercato, per uno sviluppo sostenibile e un’economia di pace. Questa è la posizione
generale espressa dal Partito Comunista Italiano anche nei diversi comunicati dei mesi
passati.
L’Assemblea Allargata del 28 dicembre è stata organizzata in collaborazione con
l’”Assemblea dei cittadini contro il deposito di armamenti a Sa Stoia”. Tale Assemblea
contro il deposito nasce proprio per contrastare uno dei tanti ampliamenti, che hanno
coinvolto anche la zona industriale di Iglesias e che comportano una serie di attività
produttive e di stoccaggio molto vicine al centro abitato. Dietro la protesta, oltre
all’opposizione all’economia di guerra, esiste la preoccupazione concreta dei rischi
ambientali e per la salute dei cittadini derivanti dall’inquinamento o da eventi connessi
a possibili incidenti.
Dopo i saluti del Segretario Federale, la parola è passata all’Assemblea contro il
Deposito di Armamenti a ‘Sa Stoia’, il cui relatore ha illustrato un breve corso storico
della fabbrica RWM, individuando i passaggi che hanno portato la precedente
produzione civile ad una produzione bellica, nonché le caratteristiche e le implicazioni
di tale produzione.
A seguito di questo intervento, la parola è passata ad Italia Nostra, rappresentata dal
Presidente Regionale. In tale intervento sono stati elencati tutti i punti e le illegittimità
richiamate nel ricorso al Tar in corso di preparazione. A tal proposito, a questo
resoconto si può allegare su richiesta la presentazione completa dei contenuti del
ricorso al Tar.
Successivamente all’intervento dei relatori, si è svolto un dibattito che ha approfondito
alcune problematiche e criticità connesse all’ampliamento ma anche alle condizioni di
lavoro all’interno della fabbrica.
In particolare è stato rilevato un concreto problema di sicurezza nei luoghi di lavoro e
l’esigenza di approfondire le verifiche sullo stato di applicazione del Dlgs 81/08 Testo
Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Oltre agli aspetti tecnici, nel dibattito sono emerse problematiche di natura politica
generale. Tra queste la questione delle argomentazioni assai deboli che difendono
l’esistenza della fabbrica come portatrice di lavoro nel territorio. Da questo punto di
vista è sempre stata evidente la posizione dell’amministrazione comunale di
Domusnovas e di alcuni settori della Chiesa iglesiente (in aperto contrasto tra l’altro
con la chiara posizione contro le fabbriche di guerra che producono armamenti
espressa dal Papa e dal vescovo di Iglesias in diverse occasioni e, proprio in questi
giorni, dall’assemblea episcopale sarda), oltre che da parte della quasi totalità delle
forze politiche territoriali, sostanzialmente prive di coraggio nell’affrontare il problema
dell’economia di guerra.
Non meno ambigua la posizione del Consiglio Comunale di Iglesias che, se nel 2017 si
poneva in posizione critica verso la vendita di armi a paesi belligeranti ed orientato
verso l’esigenza della riconversione, oggi fa un silenzioso dietrofront disimpegnandosi
totalmente rispetto all’ampliamento della fabbrica di morte e autorizzando di fatto
l’incremento della produzione di bombe.
È vero si che il territorio del Sulcis Iglesiente è afflitto dalla disoccupazione ma nel
corso dei decenni, pur di assicurare il lavoro, si sono accettati i diktat delle
multinazionali, sacrificando la salute della popolazione, dei lavoratori e dell’ambiente.
Tutti abbiamo sotto gli occhi gli effetti dell’attività mineraria ed industriale senza
controlli che si è riflettuta nel devastante impatto ambientale e nell’incidenza di gravi
malattie. Sono dunque deboli e servili quelle posizioni di chi in cambio di lavoro è
disposto a tutto. In particolare ci riferiamo alle posizioni servili di chi poi usa i posti di
lavoro come strumento clientelare. Occorre qui un confronto serio per
l’autodeterminazione del territorio, non più rimandabile, che si riappropri del diritto di
definire le linee guida e le condizioni per lo sviluppo economico.
Ancora, è emerso l’elevato livello di sfruttamento che la RWM applica nei confronti
della forza lavoro, con turni massacranti e l’utilizzo di un elevato numero di precari.
Questi ultimi, i precari, sono aumentati in maniera esponenziale. Da qui si evince
chiaramente l’approccio della RWM, che da un lato utilizza i lavoratori per i suoi profitti
ma senza dare stabilità lavorativa, dall’altro ne amplia la platea stessa, incrementando
quindi l’incidenza della sua presenza in termini di buste paga, pur temporanee. Questo
non è un ricatto? Senza tener conto delle conseguenze derivanti dall’utilizzo di
sostanze pericolose per la salute di chi lavora nella produzione di bombe, ancora da
verificare e valutare.
Da rilevare inoltre che la riconversione della RWM, o comunque lo sviluppo di nuove
soluzioni che superino queste produzioni, deve essere auspicata da tutti, compresi i
lavoratori che operano nello stabilimento. È auspicabile perché tutti i posti di lavoro
potrebbero essere cancellati dall’oggi al domani se il Governo italiano dovesse
applicare l’embargo alla vendita di armi all’Arabia Saudita, come già hanno disposto
diversi governi europei.
Infine, non si può certo negare che la multinazionale Rheinmetall AG, proprietaria
della RWM SPA, possa cambiare i suoi piani di investimento qualora si creassero
condizioni di profitto migliori in altre aree, anche al di fuori dell’Europa, e senza il
minimo interesse per il destino degli attuali lavoratori e lavoratrici del territorio.
Questo è il capitalismo.
Federazione PCI Sulcis Iglesiente
05/01/2018
Per richiedere la relazione sui punti del ricorso al Tar scrivere a
pcisulcisiglesiente@gmail.com