La secessione in salsa democratica

di PCI Federazione di Bologna
L’autonomia differenziata, nuovo nome della vecchia devoluzione di Bossi, con cui le regioni chiedono al governo di trattenere competenze e soprattutto soldi, mostra chiaramente quanto sia falsa la “vera” opposizione del Partito Democratico al governo giallo verde.
Mentre Salvini fa uscire la Lega “non più Nord” dalla Padania e la trasforma in un partito di estrema destra di livello nazionale (come mostrano le elezioni in Abruzzo), Bonaccini e il Pd decidono di giocare di sponda con la Lega “ancora Nord” del lombardo-veneto, che non rinuncia alle mire secessioniste. In sostanza, per opporsi a chi diffonde razzismo contro i neri, Bonaccini e il Pd decidono di mettersi assieme a chi da anni diffonde razzismo contro i neri e i meridionali. Il tutto condito con le solite corone di fiori il 25 aprile e con appelli ad alleanze costituzionali e antifasciste contro i “barbari” al governo.
Trovate sconcertante associare il “bravo” Bonaccini e il suo “antifascista” Partito Democratico ai cattivoni della Lega di Salvini? Basta ascoltare quanto lui stesso dice nell’intervista “presidenziale” di fine anno1.
Un po’ più autonomia ci consentirebbe di poter gestire qui parte delle risorse che non sarebbero più gestite da Roma, e per come siamo fatti in Emilia Romagna, se le cose le gestiamo noi, generalmente le sappiamo gestire bene”.
No, non è il Bossi dei tempi migliori, ne un valligiano in camicia verde sul prato di Pontida. E’ Bonaccini, Presidente Democratico della Regione Emilia Romagna, contro gli spreconi romani e meridionali. Il tutto ovviamente dimenticando la privatizzazione della Sanità regionale (che oltre a costare più del pubblico, è diventato un mangiatoio per la sanità privata), la cementificazione regionale (tra le più spinte in Europa e con una commistione pubblico privato in cui sindaci ed ex sindaci svolgono il ruolo di procacciatori di affari per le imprese di costruzione) o il processo Aemilia, come i tanti processi per infiltrazioni mafiose in regione.
Questa è la “vera opposizione” democratica al governo giallo verde. Dietro gli appelli alla difesa della Costituzione (da parte di chi voleva cancellarla solo due anni fa) e all’unità democratica e antifascista, si nascondono posizioni che vanno in senso opposto. Infatti la devoluzione, oggi come ieri (anche se oggi viene chiamata autonomia differenziata), nasconde l’egoismo proprietario delle regioni ricche del paese, che chiedono di smettere di finanziare con le proprie tasse le regioni povere. Se più risorse saranno trattenute dalle 3 regioni più ricche del paese, ce ne saranno meno per le regioni più povere: meno per la sanità campana, per i treni pugliesi, per le scuole lucane. Gli emiliano romagnoli, come i veneti e i lombardi, saranno un po’ più uguali degli altri, e potranno godere di migliori scuole, strade, ospedali, condannano i propri compatrioti a un deciso impoverimento e a condizioni di vita ancora peggiori.
I comunisti si oppongono a qualsiasi progetto teso a minare l’impianto costituzionale così come questo è uscito dalla Lotta di Liberazione e dalla Resistenza. Quella che oggi è una devoluzione di poteri e una richiesta di autonomia potrebbe presto trasformarsi in secessione non appena la crisi economica tornasse ad acuirsi ai livelli del 2008-2014 o peggio. I comunisti, oggi come ieri, continueranno a difendere l’unità nazionale contro tutti i tentativi di minarla, che questi vengano dal leghismo o da parte democratica. I comunisti invitano i lavoratori e i sindacati, così come tutte le associazioni democratiche, progressiste e antifasciste, ad opporsi a questo progetto bipartisan che mina l’uguaglianza di tutti gli italiani, attacca i servizi e lo stato sociale delle regioni più povere e mostra l’esistenza nel nostro paese di un blocco reazionario trasversale ai partiti e agli schieramenti parlamentari.

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