Ordinanze: il governo sta deregolamentando a tutta velocità!

Traduzione e introduzione di Lorenzo Battisti, Dipartimento Esteri PCI

In questi giorni osserviamo come molti governi stanno approfittando della crisi sanitaria per mettere a segno colpi tanto alla democrazia che ai diritti sociali. E’ il caso della Francia di Macron, dove lo stesso Consiglio Costituzionale ha decretato la possibilità per il governo di derogare alla Costituzione e di prendere provvedimenti senza la necessaria approvazione del Parlamento né la possibilità di fare appello al consiglio di stato o alla stessa corte costituzionale. Il risultato sono decreti d’urgenza che limitano a tempo per lungo tempo e in settori ancora da determinare i diritti dei lavoratori, allungando la settimana lavorativa fino a livelli ottocenteschi, abolendo le 35 ore settimanali, dando la possibilità di imporre le ferie, allungando il lavoro notturno come riducendo il tempo tra un turno e quello successivo. La CGT, il sindacato di classe francese non è rimasto passivo né in quarantena, ma ha promosso scioperi in diverse officine e in altri posti di lavoro dove i lavoratori continuano a lavorare senza protezioni e in settori non necessari. Gli scioperi in Francia non vanno in quarantena.

Il Consiglio dei ministri, riunitosi oggi, ha appena pubblicato i suoi decreti, che attuano importanti deregolamentazioni in materia di diritto del lavoro, in particolare per quanto riguarda l’orario di lavoro, le ferie, la presa in considerazione delle RTT [la settimana di ferie legata alla riduzione del tempo di lavoro] e il conto risparmio di tempo [dove mettere le ferie inutilizzate per usarle in seguito].

Il governo approfitta così scandalosamente della crisi sanitaria per derogare al diritto del lavoro in alcuni settori economici cosiddetti essenziali ma indeterminati.

L’orario di lavoro giornaliero massimo è aumentato a 12 ore invece di 10 ore, mentre l’orario di lavoro giornaliero massimo per il lavoro notturno è aumentato a 12 ore invece di 8 ore.

Allo stesso modo, si decide di ridurre il periodo di riposo tra due giorni lavorativi a 9 ore invece dell’attuale minimo di 11 ore.

Fissa la settimana lavorativa massima a 60 ore invece di 48 ore, e aumenta anche la settimana lavorativa nel settore agricolo e nel lavoro notturno.

Introduce l’estensione del lavoro domenicale e prevede la possibilità di utilizzare queste regressioni fino a dicembre 2020.

Tutte queste decisioni esprimono senza dubbio la volontà del governo e dei datori di lavoro di prepararsi ad un’intensificazione della produzione economica. Vogliono già garantirsi il post-crisi sanitaria?

Peggio ancora, l’elenco dei settori interessati da queste deregolamentazioni sarà definito unilateralmente dal governo attraverso decreti, mentre il governo si rifiuta ancora di definire quali settori non essenziali devono cessare la loro attività e mettere finalmente in sicurezza i dipendenti.

Esiste quindi il rischio reale che queste regressioni, in termini di diritto del lavoro, si estendano a un numero molto elevato di settori, se non a tutte le attività.

Le ordinanze prevedono anche notevoli regressi in termini di ferie retribuite, che potrebbero essere imposte fino a 6 giorni lavorativi, con un periodo di preavviso ridotto a 1 giorno netto dopo un accordo collettivo o direttamente tra il lavoratore e il datore di lavoro nelle piccole imprese.

Queste ordinanze sono, per la CGT, inaccettabili, ingiustificate e rappresentano una sfida senza precedenti per il diritto del lavoro. Sono davvero una manna per i datori di lavoro.

Al contrario, l’urgenza è di garantire la protezione e la salute di tutti i lavoratori, elencando tutte le attività che non soddisfano i bisogni essenziali della popolazione.

Ciò di cui i lavoratori hanno bisogno è aiuto, non nuovi vincoli!

Confederation General du Travail Montreuil, 25 marzo 2020

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