La volpe a guardia del pollaio non è una buona idea!

di Mauro Alboresi, Segretario Nazionale PCI

Che lo schieramento di centrodestra cavalchi strumentalmente la crisi sanitaria derivante dall’epidemia da coronavirus in atto, è un dato di fatto.

Altrettanto evidente è l’approccio strumentale assunto dallo stesso nell’affrontare le pesanti ricadute che tale crisi sta determinando
sul piano economico e sociale, già largamente segnato da lunghi anni di sostanziale stagnazione ed in quest’ultima fase di conclamata recessione. Gli esempi al riguardo si sprecano.

Lo stesso centrodestra che ha sistematicamente tagliato la spesa sociale, quella sanitaria in particolare, chiede oggi, per bocca di Berlusconi, di finanziarla robustamente.

Quello stesso centrodestra che ha messo in discussione i diritti dei lavoratori, mortificandone le condizioni da ogni punto di vista, chiede oggi, per bocca di Salvini, di retribuire di più e meglio gli operatori della sanità, dimenticando, tra l’altro, che quando quest’ultimo è stato al governo, soltanto qualche mese fa, nulla ha fatto al riguardo.

Che il centrodestra aspiri al governo del Paese, nonostante nei lunghi anni nei quali ne è stato alla guida abbia dato pessima prova di sé, è legittimo, ancorché non auspicabile per il mondo del lavoro, per i ceti popolari, in altre parole per chi ritiene sbagliato mettere la volpe a guardia del pollaio.

Chi come noi si è collocato e si colloca in alternativa al centrodestra, nonché ad un centrosinistra che sino ad oggi ne ha colpevolmente largamente condiviso nel merito le politiche, all’insegna del pensiero unico, derivante dall’imperante cultura liberista, dal dogma dell’austerità, non può non
sottolinearne la crescente demagogia, il populismo, con tutti i rischi connessi. Serve una reale discontinuità. Dalla crisi economica e sociale che si prefigura sempre più, si deve e si può uscire a sinistra.

Noi insistiamo: non siamo in guerra, non siamo sulla stessa barca, non servono richiami all’unità nazionale, a governi di tal fatta, serve ben altro.

Il prezzo della crisi economica e sociale, stavolta, lo paghino coloro che l’hanno determinata, largamente rappresentati dal centrodestra e dal
centrosinistra ad oggi in campo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *