di PCI Napoli
L’ennesimo incontro convocato in videoconferenza del MISE -al quale hanno partecipato i ministri Patuanelli e Provenzano, i rappresentanti di 4 regioni e le parti sociali-per decidere il futuro dello stabilimento napoletano di Via Argine non ha purtroppo prodotto i risultati auspicati.
I manager della multinazionale statunitense, infatti, hanno ribadito la volontà dell’azienda di cessare ogni attività produttiva della fabbrica il prossimo 31 ottobre. Non è stata accolta, quindi, alcuna richiesta di
proroga. L’aggiornamento al piano industriale 2019-2021 non contiene, infatti, riferimenti al futuro dello stabilimento di Napoli Est, cancellato del tutto dai programmi aziendali della multinazionale, il cui amministratore delegato ha tenuto soltanto a precisare il calo dei ricavi registrato tra aprile e maggio di quest’anno, per effetto dell’emergenza Covid-19.
Il ministro Provenzano ha invano invitato i rappresentanti della multinazionale a tener conto dei benefici previsti dalla fiscalità di vantaggio, benefici che consentirebbero di poter proseguire l’attività, ma i manager non hanno voluto ascoltare ragioni. Quale futuro attende ora i lavoratori della Whirlpool di Via Argine?
Quali impegni concreti sono stati assunti dal Governo al fine di garantire un serio sbocco occupazionale a circa 360 operai e assicurare dignitose condizioni materiali di vita alle loro famiglie?
Si parla di un piano B che prevederebbe un’eventuale reindustrializzazione dello stabilimento di Napoli, ipotesi intorno alla quale vi sono due progetti elaborati da Invitalia: uno nelle filiere del settore automotive, l’altro nell’ industria aeronautica. Al momento sembrerebbe che vi sia l’interesse di due aziende al processo di riconversione, che, in ogni caso, non potrebbe avvenire prima del 2022 e assorbirebbe soltanto una parte
dei lavoratori.
La vicenda della Whirlpool si trascina ormai da troppo tempo, gli impegni solenni più volte annunciati si sono rivelati carta straccia, mentre gli operai, dotati di esperienza e professionalità collaudate nel settore delle lavatrici, hanno vissuto e continuano a vivere mesi di incertezza e di cupo pessimismo sulle loro prospettive future.
Purtroppo, non siamo di fronte ad un caso isolato, ma ad una delle tante crisi aziendali della Campania, una regione in cui sono innumerevoli le vertenze e il cui apparato produttivo ha subito e subisce pesanti colpi.
Rispetto a tale drammatica situazione, che nei prossimi mesi assumerà toni ancor più allarmanti, il PCI chiama tutte le forze della sinistra di opposizione ad una mobilitazione ampia, decisa, seria, in piena continuità con le precedenti iniziative assunte nel corso dello scorso anno e nei primi mesi del 2020.
Il clima, a dire il vero molto deprimente, che sta accompagnando la campagna elettorale per le regionali del 20 e 21 settembre non può in alcun modo oscurare il destino dei lavoratori della Whirlpool di Via Argine, che devono avere al loro fianco non soltanto le organizzazioni sindacali ma anche le tante forze della sinistra di opposizione che continuano a credere nella centralità della questione del lavoro e della difesa dell’apparato produttivo della Campania e del Mezzogiorno.
Il PCI sarà sempre al fianco dei lavoratori in lotta e seguirà con attenzione gli sviluppi delle vicenda, incalzando il Governo Conte 2 che deve far sentire in maniera chiara la propria voce, assumendo una posizione univoca sul destino della fabbrica di Napoli Est.