di Edoardo Castellucci, Responsabile Ambiente e Territorio PCI
Gli incendi dolosi e disastrosi, che hanno colpito le montagne e i comuni intorno a L’Aquila, dimostrano, ancora una volta, che l’ambiente ed il territorio sono sotto attacco.
Lo avevamo denunciato a luglio 2017 quando l’Italia bruciava, dal Lazio alla Sicilia, e bruciava un’area protetta come il Parco Nazionale del Vesuvio.
Da allora le cose non sono cambiate e dopo la quarantena, imposta dalla pandemia Covid-19, tutto è rimasto come prima, anzi più di prima perché sono peggiorate: il “Piano Colao”, della task force di manager, il “DL semplificazioni” del Governo PD-M5S, il “Piano Italia Veloce”, del Ministro Paola De Micheli, la “Riperimetrazione del Parco Regionale Velino-Sirente”, della Giunta Marsilio, “Il nuovo volto del Lazio?
Infrastrutture , cantieri, opere”, della Giunta Zingaretti, “Il Nuovo PPR della Sardegna”, della Giunta Solinas, sono alcuni esempi di una politica bipartisan contro l’ambiente e il territorio, a cui la pandemia non ha
insegnato niente.
Le responsabilità e le colpe, oggi come allora, non sono solo dei piromani e del caldo torrido, ma seguono un disegno criminale che è stato aiutato dalle scellerate e complici scelte politiche ed istituzionali di quei Governi, Regionali e Nazionale, che non hanno predisposto per tempo i Piani antincendio boschivo, e che hanno voluto e perpetrato la soppressione del Corpo Forestale dello Stato, i cui effettivi sono stati assorbiti dall’Arma dei Carabinieri e le competenze accollate ai Vigili del Fuoco.
Una riforma, quella dell’ex Governo Renzi e del Ministro Marianna Madia, che ha di fatto peggiorato la lotta agli incendi boschivi, dequalificando figure operative, smantellato presidi sul territorio, bloccando a terra
velivoli antincendio a causa di complicazioni burocratiche.
Una riforma presentata come una “rivoluzione”, che è diventata un ‘flop annunciato’ ed una soppressione affrettata, che ha prodotto un cambiamento della politica antincendio passando dalla prevenzione alla
repressione visto che gli ex forestali dovranno interessarsi delle indagini e non degli incendi, come recitava una disposizione di servizio del Comando Generale dei Carabinieri, a firma del Generale Ricciardi, che impone agli ex Forestali, assorbiti dall’Arma, di non intervenire, se non per reprimere “piccoli fuochi”, di chiamare i Vigili del Fuoco e lasciare il campo delle operazioni.
A tutto ciò si aggiunge: il mancato aggiornamento e completamento, da parte dei comuni, del “catasto delle aree percorse dal fuoco” che la legge 353/ del 2000 rende obbligatorio e che funge da deterrente per le attività illegali in quanto vincola le aree percorse dal fuoco e ne vieta la modificazione della destinazione d’uso; e l’attacco ai Parchi Nazionali che si vuole trasformare in Parchi con funzione localistica, con governance corporativa per renderli, come scrive Vittorio Emiliani: “luoghi ludici e turistici dai quali spremere profitti come si tenta goffamente di fare coi beni culturali”.
Si continua, nonostante i disastri, e le tragedie, che si sono abbattuti sul nostro Paese, a “gestire l’emergenza”, e, come già avvenuto con alluvioni e terremoti, mancano la prevenzione ed il controllo del territorio, che erano la base dell’azione dell’ex Corpo Forestale dello Stato, ma soprattutto continuano il pressapochismo, l’inadeguatezza, l’incapacità e l’incompetenza di chi dovrebbe garantire la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, perché la prevenzione ed il controllo, si fanno in inverno e in primavera, prima che l’incendio divampi, con lavori di manutenzione di sentieri spartifuoco, la pulizia del sottobosco, e, durante l’incendio, si attua la bonifica del terreno lavorando sulla lettiera di cenere per evitare che il fuoco covi sotto la cenere.
Tutto questo presuppone che vi siano mezzi e capacità economiche e di coordinamento. Capacità economiche che, alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio, prediligono il salvataggio delle banche, la realizzazione di grandi opere inutili, dannose e costose, come TAV, Ponte sullo Stretto, Infrastrutture di trasporto a pedaggio, oppure l’acquisto degli F35 invece dei mezzi antincendio.
Il PCI, a fronte di queste criticità e del “Programma + Stato – Mercato: Proposte per il cambiamento sociale e politico dell’Italia”, lavorerà per:
- Ripristinare del Corpo Forestale di Stato, come unico soggetto per la tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, e per la prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare;
- Reperire risorse umane ed economiche volte alla salvaguardia ambientale e territoriale, lavorando ad una politica per l’abolizione del jobs act e di ogni forma di precariato;
- Aggiornare e completare il ‘catasto delle aree percorse dal fuoco’ previsto dalla legge 353 del 2000, per favorire azioni di monitoraggio e di rimboschimento delle aree percorse dal fuoco al fine di evitare il
rischio di eventi franosi; - Rilanciare e Rinnovare il sistema delle aree protette per la tutela della biodiversità e per lo sviluppo sostenibile.