di Bruno Steri, Direttore REC – Ragioni e Conflitti
Le dichiarazioni con cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden definisce il leader russo Vladimir Putin “un
assassino”, minacciando che quest’ultimo “pagherà un prezzo” per le presunte interferenze russe nelle
ultime elezioni presidenziali americane, costituiscono un fatto senza precedenti e di inaudita gravità. Il
Cremlino ha richiamato immediatamente il suo ambasciatore, replicando che considera tale sortita “un
attacco a tutta la Russia”.
Potranno forse stupirsi dell’impennata verbale di un presidente democratico, così clamorosamente al di
fuori di ogni protocollo diplomatico, coloro che hanno salutato trionfalmente l’insediamento dell’attuale
presidente Usa, enfatizzando l’auspicato e positivo superamento dell’ “anomalia” Donald Trump. Al
contrario, non ci stupiamo affatto noi comunisti. Non solo per il curriculum dello stesso Biden, tutt’altro che
rassicurante dal punto di vista della concezione dei rapporti internazionali in particolare con Cina e Russia.
Ma anche perché non nascondiamo la realtà storica: il fatto cioè che, nei decenni passati, i “democratici”
statunitensi non sono stati da meno dei repubblicani nell’imporre in giro per il mondo il “way of life”
occidentale a suon di bombe. Anzi, per certi versi, possiamo a giusto titolo affermare che l’integralismo
etico (o, se si vuole, pseudo-etico) dei democratici si è storicamente mostrato più pericoloso per la pace del
pragmatismo economico repubblicano.
E, soprattutto, la scelta di inasprire la tensione internazionale la dice lunga sul contrasto sempre più
evidente fra la condizione di incipiente crisi in cui versa l’Occidente capitalistico, in particolare gli Stati Uniti,
e la crescita dell’influenza, del ruolo egemonico della Cina. Dove non arriva l’economia, si tenta la strada
dell’escalation militare e della minaccia bellica. Per questo occorre far sentire la voce di chi opera per la
pace.
Per questo occorre ribadire che non vogliamo armamenti nucleari sul territorio italiano e che l’Italia
deve uscire da un’anacronistica alleanza quale è la Nato.