di Roberto Bauccio, Segretario PCI Sicilia
Il successore del “Cavalier Montante” ai vertici di Confindustria Sicilia ha presentato il nuovo programma degli industriali isolani. Porti, aeroporti, interporti, forse rampe di lancio per pianeti sconosciuti e, naturalmente, il ponte sullo Stretto di Messina.
In pratica la strategia “innovativa” delle imprese sarebbe quella di accaparrarsi quante più risorse possibili in arrivo dall’Europa, per la realizzazione di opere pubbliche – ma per mano privata – sostanzialmente inutili. Ricorderemmo volentieri al presidente Albanese che già in Sicilia esistono ben due aeroporti sottoutilizzati (per non dire chiusi), lo stato di abbandono del sistema stradale e autostradale, la cronica carenza di un sistema di trasporti integrato.
In sostanza il capitalismo siciliano si riproduce inesorabilmente uguale a se stesso.
Parassitismo burocratico istituzionale e governo del sottosviluppo. Un modello che ha prodotto una iniqua distribuzione di risorse materiali e immateriali, accompagnato da forme medievaleggianti di cristallizzazione del potere. Uno scenario allo stesso tempo desolante e preoccupante, una ulteriore prova della natura primordiale del Capitale che comporterà l’ennesimo furto di futuro e di sviluppo per i cittadini siciliani.