Un disastro annunciato. L’ecobomba nissena pronta a scoppiare.

di Salvatore Crucillà, Segretario PCI Caltanissetta

È ormai risaputo che nel territorio di Caltanissetta sono presenti vari siti minerari dismessi, fiore all’occhiello dell’economia nissena durante gli anni d’oro. Molte di queste aree – ad eccezione di poche che si è provveduto fortunatamente a riqualificare e rendere accessibili al pubblico come museo storico di archeologia industriale – sono state scelte da “ignoti” 1 come centro di stoccaggio illecito di rifiuti speciali, con alte probabilità che ve ne siano, tra questi, anche di radioattivi.

Le chiare testimonianze di rifiuti di cui si parla, almeno da ciò che emerge dalle indagini eseguite presso il sito minerario di Bosco-Palo, situato ad 1 km da Serradifalco ma nel territorio di San Cataldo, sono ricollegabili principalmente ad uno scarico di materiale
ospedaliero che venne scoperto nemmeno un decennio fa attraverso il rinvenimento in un casolare abbandonato a circa 100 metri dal sito dismesso di migliaia di documenti distrutti e semi distrutti dal fuoco, provenienti da tutto il territorio nazionale ed europeo, e i quali sembrerebbero delle bolle di trasporto di rifiuti speciali, industriali, ospedalieri e, dato questo ancor non confermato ma molto probabile, rifiuti radioattivi 2 . Come già confermato più volte, si registrava all’epoca non di rado un flusso di camion dirigersi verso il sito della miniera Bosco-Palo. I mezzi pesanti erano carichi di strano materiale, cosa che portò addirittura le autorità ad eseguire in un’occasione un fermo di controllo e a interrogare uno degli autotrasportatori.

Da quello che emerge dal rapporto, tutti gli autisti erano stranieri, con un forte accento tipico dei paesi dell’est; e che comprendevano a stento la lingua italiana. Non avendo poi meglio appurato la situazione, maggiori approfondimenti della vicenda furono abbandonati. Allo stato attuale, tutto ciò che è stato dato per certo da media e Istituzioni è come in tale sito ci sia una grossa quantità di amianto; si continua a tacere invece su tutto il resto.

Questo flusso, dallo scoppio dell’inchiesta, non fu denunciato soltanto nel territorio tra Serradifalco e San Cataldo, ma anche nella vicina provincia di Enna, esattamente a Pasquasia. In quest’altro sito minerario si registrava il medesimo flusso anomalo di mezzi
pesanti che entravano carichi ed uscivano senza carico.


Proprio da allora si cominciò a registrare, tra gli abitati dei paesi limitrofi, un aumento di casi clinici tumorali con conseguente decesso, con un tasso che, rispetto alla media nazionale, rasenta quasi la soglia del 200%. Furono aperte delle inchieste, le quali portarono ad avviare le indagini 3 ; ma i controlli si limitarono solamente ad un’analisi superficiale dei terreni e delle
acque, senza scendere nel sottosuolo.
Purtroppo, infatti, tempo e abbandono hanno fatto il loro corso, impedendo che si potessero approfondire le indagini a causa dell’impossibilità d’accesso nel sottosuolo delle miniere dismesse (grande centro anche dello stoccaggio illecito dell’amianto), le quali risultano completamente allagate dal normale flusso delle acque che non vengono più pompate all’esterno da anni. Le stesse acque che alimentano le coltivazioni dei terreni adiacenti; gli stessi terreni, quelli, aperti anche al pascolo.

Recentemente, inoltre, si evince dalla Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), sono state individuate delle nuove zone adatte allo stoccaggio di rifiuti nucleari e tra queste è stata individuata nuovamente la provincia di Caltanissetta, come se non fosse già stata massacrata da tutto ciò che è stato scaricato illegalmente. Uno smacco. Oltre al danno, la beffa. I nomi dei colpevoli? Li conosciamo tutti. E non è detto che non vengano anche, molto presto, fuori.

I comunisti, sempre in prima fila nella lotta contro la devastazione ambientale e per la tutela del territorio, non rimarranno a guardare. Con la stessa insistenza con cui chiediamo la nazionalizzazione di aree di interesse ambientale presenti nell’area nissena (mentre tacevano e continuano a tacere, per timore o forse per indifferenza, coloro i quali anche nell’area di Caltanissetta continuano a definirsi “democratici”), denunciamo questo scempio senza fine, questo sfregio ai danni degli onesti cittadini e dell’ambiente, col proposito di mobilitarci affinché si faccia chiarezza su tale vicenda, la quale grava sul territorio non soltanto a livello ambientale ma, anche, per le cause precedentemente esposte, sulla salute di decine di migliaia di famiglie e su un’economia locale che, già da decenni sempre più impoverita da privati senza scrupoli e amministratori pubblici privi di principi, rischia adesso il definitivo collasso; ancora una volta a beneficio di profittatori d’ogni fatta.

Il Partito Comunista Italiano non può tacere queste vergogne, non può tacere dei loro responsabili; in un mondo sempre più connesso, colpevoli di un danno al territorio che, in prospettiva, passerà negli dal piano ambientale a quello socio-economico, causando una devastazione irreparabile in tutta l’area.
No, non crediamo che tutela del territorio, economia, e sanità siano temi a compartimenti stagni, tra loro separati. Le grandi risorse dell’entroterra siculo, depredate in passato da privati enti parassitari e pessimi amministratori pubblici, hanno nei decenni causato un danno economico incommensurabile all’entroterra siculo. Situazione che certamente si è aggravata nel tempo a causa anche delle politiche poste in essere a livello nazionale e regionale dai vari governi – di ogni colore politico – che si sono succeduti negli ultimi trent’anni ma che, in prima istanza, sconta una carenza storica che ha sempre condannato le province interne della
Sicilia ad essere fatte bottino dai padroni d’ogni epoca. Un territorio, privato delle proprie risorse, spremuto fino all’osso di forza lavoro e merci, non può che diventare – e inevitabilmente, in ogni luogo ed epoca – un enorme discarica, un lembo di terra deserto e da abbandonare. Ma anche in queste circostanze la miseria dei padroni non sarà mai abbastanza: svuotato di uomini e risorse, una landa desolata diviene terreno di nuovi profitti, sporchi e in ogni senso: dove comprare e vendere più facilmente, dove spostare voti e voleri in ogni periodo e senza dare nulla in cambio, dove poter andar a depositare la propria immondizia indisturbati. Questo è accaduto al territorio nisseno.

Non ci stupisce pertanto il silenzio a cui pare spesso faccia voto anche la locale popolazione: quando non si ha pane da mettere sotto i denti, ci si piega anche alle azioni peggiori. Ci sorprenderebbe al limite, se non le si conoscesse, come nessuna delle forze che tanto sbandierano i diritti, ad oggi, sul territorio non ne ha tutelato nemmeno uno, a partire da quelli basilari: il lavoro, la sanità, la tutela del territorio in ogni suo aspetto. Non sono questi i “democratici” con cui il PCI vuole avere a che fare.

Non meno a cuore sta a noi comunisti la riqualificazione dell’area anche in senso turistico, culturale. Perché anche noi siamo capaci – e benissimo: la storia insegna – di far rinascere territori e paesi interi dalle proprie rovine, seppur in maniera costruttiva e senza lucrare sulle spalle della povera gente. Del resto, anche laddove i padroni vedono deserti da “riqualificare”, noi vediamo aree da far rinascere, da valorizzare.

E la vicenda in questione non può per noi che costituir, a tal proposito, l’esempio più chiaro, lampante: la trasformazione di questi luoghi da miniere di rifiuti a “miniere di turismo”.
Operazione, questa, che senza dubbio è necessario passi per enti pubblici, trasparenti e onesti, siano questi nazionali o regionali – che della cultura non ci si fa vanto soltanto scrivendo qualche pezzo o durante i comizi in campagna elettorale. Primo passo in questa direzione è la bonifica di tali strutture abbandonate e, come abbiamo già detto anche in passato 4, per più ragioni altamente pericolose. Secondo passo, la loro trasformazione in veri e propri siti culturali di archeologia industriale, come già stato fatto sempre in territorio nisseno per altri siti minerari dismessi e adesso aperti al pubblico ed alle scolaresche.

Non mancano gli esempi: Apaforte e Stincone a Serradifalco, Trabia-Tallarita a Caltanissetta. La gestione pubblica resta comunque la priorità di tutta l’operazione, a prescindere dal fatto che si tratti di nazionalizzazione o regionalizzazione. Certamente, potrebbero poi prenderla in consegna, sul piano gestionale, anche le locali associazioni di settore.
Tutto ciò significherebbe prima di tutto, per migliaia di persone, una cosa sola: lavoro. Sì, lavoro, parola di cui tanto spesso sentiamo anche disonesti amministratori della cosa pubblica riempirsi la bocca per raccattare qualche voto in più, tanto quanto almeno chi scambia il lavoro per sfruttamento. Parola, questa, che insieme a tante altre non significa nulla a livello politico per costoro: facile battersi, per esempio, contro lo stoccaggio dei rifiuti tossici nel nisseno e dimenticare la vicenda subito dopo le elezioni, dimostrando un’opposizione del tutto strumentale e fittizia.

Per noi comunisti, invece, lavoro e salute, territorio e ambiente, significano ben altro.
E non parliamo sconoscendo le fatiche di queste battaglie: nei mesi, negli anni, abbiamo preferito sul territorio batterci per battaglie valide, tanto sul fronte del lavoro quanto su quello politico e sociale. Abbiamo scelto di avere al nostro fianco i giusti compagni di strada; che di certo non si potrebbe additare come ipocriti, almeno loro. Abbiamo costruito al fianco di
queste forze, all’interno del Coordinamento Unitario delle Sinistre d’Opposizione nisseno, progetti che abbiamo portato avanti e che continueranno ad andare avanti ancora, fino a compimento. Nondimeno, siamo stati tra i protagonisti di tante battaglie, anche a fianco di chi continua a vedere negati i propri diritti (talvolta perfino da chi fino a ieri diceva dagli scranni di qualche assemblea che li avrebbe difesi a spada tratta), e abbiamo prestato particolare attenzione e cura al territorio; di certo non per un tornaconto personale, uno di quelli che nasce e muore al seggio elettorale.

I comunisti non si prostituiscono per un voto, non svendono le proprie idee per una poltrona al comune, non vendono l’anima al miglior offerente. I comunisti vanno fino in fondo.
L’ecobomba nissena è pronta a scoppiare, è vero. Una deflagrazione in migliaia di schegge impazzite, una per ogni vita rovinata, per ogni famiglia distrutta per sempre; un’esplosione che, tuttavia, abbiamo stavolta il forte sospetto possa investire in pieno anche chi ha innescato questo velenoso ordigno. Mandanti, complici ed esecutori.

Centinaia di morti lo chiedono a gran voce. Le vittime, reclamano giustizia.


NOTE

  1. Pipitone, Giuseppe. “Mafia, l’ultima strage silenziosa: i morti di tumore per i rifiuti interrati nelle cave”, IL FATTO QUOTIDIANO, 4 dic. 2013, Società Editoriale Il Fatto S.p.A.,
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/04/mafia-lultima-strage-i-morti-di-tumore-per-i-rifiuti-
    interrati-nelle-vecchie-cave/800121. Ultimo accesso 27 mar. 2021.
  2. Redazione. “Serradifalco, «rifiuti tossici» a Bosco-Palo”, GIORNALE DI SICILIA, 25 giu. 2014,
    Giornale di Sicilia Editoriale Poligrafica S.p.A. (Gruppo SES-Gazzetta del Sud),
    https://gds.it/articoli/archivio/2014/06/25/serradifalco-rifiuti-tossici-a-bosco-palo-355067-
    3ce651fb-aa01-4d45-affa-e5a8e158f73d. Ultimo accesso 27 mar. 2021.
  3. Redazione. “Rifiuti tossici nelle miniere indagati tre ex dirigenti regionali”, LA SICILIA, 30 ott.
    2014, Domenico Sanfilippo Editore S.p.A., https://www.lasicilia.it/news/archivio/3727/rifiuti-
    tossici-nelle-miniere-indagati-tre-ex-dirigenti-regionali.html. Ultimo accesso 27 mar. 2021.
  4. Redazione. ” AMBIENTE – Sicilia – IL PCI SERRADIFALCO (CL) : NON SIAMO UNA
    PATTUMIERA”, L’UNITÀ DEI LAVORATORI, 28 feb. 2021, PCI – Partito Comunista Italiano,
    https://lunitadeilavoratorionline.wordpress.com/2021/02/28/non-siamo-una-pattumiera. Ultimo
    accesso 29 mar. 2021.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *