di Redazione PCI
In questi giorni, alcuni organi di stampa e di informazione hanno dato la notizia che diversi istituti e biblioteche italiane, così come è già accaduto in Germania, hanno ricevuto in dono da amministrazioni comunali, sindaci, assessori e deputati vari materiali, in particolare libri, opuscoli e fumetti, che inneggiano al fascismo, presentano Mussolini come eroe e gli immigrati come una terribile minaccia, utilizzano la vicenda delle foibe per infangare la Resistenza e diffondere il più bieco revisionismo storico.
Si tratta di un segnale preoccupante e grave, soprattutto per il fatto che a farsi promotori di tali iniziative sono esponenti delle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza. È un fatto, dunque, che necessita della più ferma condanna, unitamente alla messa in campo di ogni utile iniziativa atta ad affermare concretamente le disposizioni costituzionali ed il quadro legislativo che ne discende in materia di perseguimento dell’apologia del fascismo e di ricostituzione di formazioni politiche che ad esso si rifanno. Non siamo, peraltro, di fronte a una novità, ma alla conferma di un crescendo di azioni che vanno ricondotte anche al processo di revisionismo storico in atto da tempo nel nostro Paese, lo stesso che ha cercato di equiparare vincitori e vinti della guerra di Liberazione in nome di una inesistente esigenza di pacificazione nazionale, finendo con lo svilire il ruolo della Resistenza nella nascita della nostra Repubblica e il ruolo dei valori dell’antifascismo nella Carta Costituzionale.
Che lo stesso presidente del consiglio Draghi, nel suo discorso di insediamento, come opportunamente sottolineato dal presidente dell’ANPI, non abbia fatto cenno ai valori fondanti la Repubblica è a tale proposito emblematico.
Siamo di fronte, quindi, a una china pericolosa, che rende possibile ad esponenti istituzionali della destra di inneggiare plasticamente al fascismo, di rifarsi apertamente alla pagina più buia della storia del nostro Paese. A tale deriva occorre porre un argine, è tempo di chiamare a raccolta la parte migliore del Paese, è tempo di antifascismo militante.
Noi, il PCI, ci sentiamo fortemente impegnati in tale direzione, abbiamo le carte in regola per esserlo, e non ci stancheremo di lottare per costruire il più ampio e coerente fronte unitario di lotta contro ogni tipo di rigurgito neofascista.