Transizione ecologica, una operazione di facciata

di Edoardo Castellucci, Responsabile Dipartimento Ambiente e Territorio PCI

Il Governatore Draghi nel suo discorso alle Camere aveva detto che: “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane.”, ma evidentemente le scelte politiche climatiche ed energetiche sono in continuità rispetto a quelle dei governi che lo hanno preceduto.

Che la creazione del Ministero della Transizione ecologica fosse solo una operazione di facciata, cambiando di fatto il nome al Ministero dell’Ambiente, che servisse a far stare buono il Movimento 5 Stelle lo avevamo capito dal fatto che venivano mantenuti i ministeri dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole e delle Infrastrutture e trasporti e dalla scelta della persona che ricoprisse l’incarico di ministro: Roberto Cingolani, che predilige investire sul gas, considerata la risorsa più sostenibile nel medio e lungo termine, rispetto alle rinnovabili, “ritenute meno impattanti, ma che non risolvono tutti i problemi”.

La questione del rinnovo delle autorizzazioni alle perforazioni, anche se riferite a procedimenti in corso, non vanno nella direzione della transizione ecologica ma in quella di continuità con il passato, nonostante la crisi pandemica abbia detto chiaramente che l’attuale sistema economico e sociale non è più proponibile, si continua a cambiare tutto per non cambiare nulla.
Ci attendavamo, da questo Governo e dal nuovo Ministero della Transizione Ecologica, una uscita definitiva dal sistema delle fonti fossili, a partire dalle trivellazioni, per perseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, notiamo invece che si torna al passato, privilegiando le estrazioni di petrolio e disinteressandosi dell’emergenza climatica e degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sul clima.

Come PCI continueremo a lavorare e a lottare, come espresso nel programma + Stato – Mercato, per l’uscita dalle trivellazioni auspicando l’approvazione, al 30 settembre 2021, del “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee” e per un “Piano Nazionale per il Clima e l’Energia” per una politica di decarbonizzazione del sistema economico e produttivo, perché si taglino i sussidi annuali alle fonti fossili, perché le attività dell’ENI siano riconvertite verso fonti energetiche alternative e rinnovabili.

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