di Giorgio Langella, Responsabile Dipartimento Lavoro PCI
In questi giorni le lavoratrici e i lavoratori di Alitalia si sono mobilitati per scongiurare la trasformazione della compagnia aerea in qualcosa senza “logo”. Con una flotta dimezzata e il relativo pesante taglio di personale questa è, di fatto, lo smantellamento di Alitalia che, così, avrebbe un futuro segnato da una ininfluenza che la porterebbe necessariamente alla sua definitiva trasformazione in una piccola compagnia regionale. L’eventuale accordo tra governo italiano e UE, “imposto” dalla sperequazione esistente tra gli aiuti economici alle compagnie di bandiera francese e tedesca rispetto a quelli “permessi” ad Alitalia.
L’inesistenza, di fatto, di un serio e adeguato piano industriale riduce al lumicino qualsiasi speranza di futuro soprattutto per tutte le lavoratrici e i lavoratori che verranno espulsi dal lavoro. Lavoratrici e lavoratori che non sono privilegiati ma che in questi giorni, lottano perché venga riconosciuto loro il diritto al lavoro. Le privatizzazioni (ricordiamo la vicenda dei cosiddetti “capitani coraggiosi”, ovvero di quei privati che avrebbero dovuto salvare la parte sana della compagnia di bandiera) e i vari palliativi messi in atto dai vari governi che si sono succeduti, hanno progressivamente impoverito Alitalia e si sono dimostrati assolutamente inefficaci e deleteri.
La vicenda Alitalia dimostra come insistere in una politica industriale prima di ogni programmazione sia profondamente sbagliata e che, questo, comporta un taglio di personale intollerabile.
Il PCI sostiene la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori di Alitalia che sono mobilitati in difesa del loro futuro e di quello di una compagnia aerea che non sia trasformata in “ectoplasma”.