Embraco e ACC

di PCI Dipartimento Lavoro Piemonte e Veneto

In questi giorni sono arrivate le lettere di definitivo licenziamento a oltre 400 lavoratori dell’Embraco di Chieri.
A questo punto e con ogni probabilità seguirà il licenziamento 300 lavoratori dell’ACC di Mel (Belluno) dal momento che le due aziende legate dal progetto ItalComp che poteva rilanciare l’attività e garantire l’occupazione.

Così, centinaia di lavoratori e le loro famiglie vengono trattati come oggetti che possono essere scartati e al massimo, se esiste un po’ di fortuna, riciclati.

Ma la cosa più inquietante è l’atteggiamento del governo (quello definito “dei migliori”) e del ministro competente che, come viene denunciato, da parte di FIOM, FIM e UILM in un comunicato congiunto: “Giorgetti fa dietrofront sul progetto Italcomp. Il previsto emendamento, da presentare all’approvazione del Decreto Sostegni sembrerebbe non essere più presente nel testo che sarà sottoposto domani al voto di fiducia della Senato.

Sarebbe l’ennesimo passo indietro del Governo rispetto al progetto industriale del polo italiano che coinvolge i lavoratori ex Embraco e Acc”. Un atto, quello del governo, che, se confermato, dimostrerebbe un’assoluta indifferenza nei riguardi di chi vive del proprio lavoro.

E fa bene il segretario bellunese della FIOM Stefano Bona a dichiarare, riferendosi all’ACC, che, qualora mancasse l’emendamento sopra citato: “… la nostra reazione sarà durissima e la mobilitazione immediata! Il governo, il mise, la Regione Veneto, i nostri ministri, deputati e senatori non credano che consentiremo quello che abbiamo sempre definito un vero omicidio industriale gettando nella disperazione e nella precarietà 315 lavoratrici e lavoratori e le relative famiglie”.

Non possiamo che appoggiare la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Embraco e dell’ACC che difendono il loro posto di lavoro e la loro dignità.
È necessario che, finalmente, si attui la Costituzione applicando gli articoli 41 e 42. Chiediamo che il governo faccia il suo dovere che non è certo quello di favorire il profitto e le imprese ma quello di garantire un lavoro sicuro e giustamente retribuito a ogni persona.

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