Patto per la scuola, una scatola vuota e qualche insidia.

di Luca Cangemi, Responsabile Dipartimento Scuola e Università PCI

Il Patto per la scuola, firmato con grande copertura mediatica da governo e organizzazioni sindacali, è pieno di belle parole. D’altronde le belle parole dal governo e in particolare dal ministro Bianchi, negli ultimi mesi, non sono mai state lesinate. Il problema è capire quali saranno gli atti concreti che seguiranno.

Finora decisioni e provvedimenti del governo e del ministero dell’istruzione sono andati tutti in una direzione contraria al rafforzamento della scuola pubblica. Dagli organici al curriculum dello studente nessun segnale positivo appare in campo. L’intervento sul precariato che si profila appare del tutto inadeguato, mentre continua il finanziamento surrettizio alle scuole private (ultimo assegno di 50 milioni di euro per acquisto di beni e servizi, in questi giorni). Particolarmente grave (e qui iniziano le insidie) appare l’ampio riferimento nel testo del Patto per la scuola al PNRR. Abbiamo già avuto modo di esprimere una critica netta al PNRR che non prevede nessuna reale misura in grado di ridurre problemi strutturali e divari territoriali del sistema scolastico e, invece, è veicolo di aziendalizzazione e diminuzione del tempo scuola (vedi la sperimentazione dei licei quadriennali).

Infine, non ci può che apparire insidiosa la centralità assegnata nel patto ai concetti di “competenze” e “autonomia”. Esattamente le bandiere sotto le quali è stata attaccata in questi trent’anni la scuola pubblica.

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