PCI – dipartimento lavoro
OSSERVATORIO NAZIONALE MORTI SUL LAVORO (attivo dal 1° gennaio 2008 con lavoro volontario):
I morti sul lavoro dal 1° gennaio all’ 8 settembre 2021 sono stati 1050. Di questi, 485 sono morti per infortunio nei luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere. A questi occorre aggiungere anche i lavoratori morti per covid considerati a tutti gli effetti morti per infortunio sul lavoro.
Questa è la situazione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il lavoro diventa pericoloso quando la sicurezza viene considerata un costo, quando le condizioni di lavoro sono precarie, quando si è costretti allo stress, alla fatica, al dover lavorare quasi sempre in competizione con qualcuno, quando le misure di sicurezza non esistono o vengono “scavalcate” per aumentare la produttività. Comunque si analizzino questi dati (che non rappresentano numeri ma persone) è difficile, impossibile imputarli alla “tragica fatalità” così spesso evocata.
Bisogna considerare che, se si considerano solamente i morti per infortunio nei luoghi di lavoro, facendo una semplice proiezione a fine anno si possono prevedere, nel 2021, oltre 700 morti. Un numero maggiore anche rispetto agli anni precedenti alla pandemia.
È necessario agire. Le condoglianze di chi ha il potere di trovare soluzioni non sono sufficienti. Ci vuole ben altro.
- Potenziare l’apparato di prevenzione e controllo
- Combattere la precarietà, impedendo sfruttamento e retribuzioni talmente basse che tolgono dignità e futuro a chi lavora
- Investire nello sviluppo di tecnologia indirizzata a garantire salute, sicurezza, minor fatica e alienazione a chi lavora
- Avere una legge che consideri le cosiddette “morti bianche” veri e propri omicidi sul lavoro …
… non sono richieste impossibili, sono proposte di buon senso, fattibili e necessarie.
Proviamo a guardare il mondo del lavoro con gli occhi di chi lavora e non di chi fa profitto con il lavoro (e lo sfruttamento) altrui. Forse ci potremmo rendere conto è possibile (e si deve) lavorare e vivere meglio.