PCI Dipartimento Lavoro
Se ieri parte dei lavoratori della Whirlpool hanno ricevuto la raccomandata con la comunicazione formale del loro licenziamento (lorpadroni lo definiscono “recesso del rapporto di lavoro” che, forse, è una formula “più elegante” ma sempre di licenziamento si tratta), oggi è arrivata la notizia che il tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta di condotta antisindacale avanzata dalle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici contro la multinazionale.
Adesso? In pratica è sancita la chiusura dello stabilimento di Napoli e la perdita di lavoro di centinaia di lavoratrici e lavoratori. Una tappa ulteriore del “massacro occupazionale” e dell’attacco contro il lavoro stesso nel nostro paese. È la continuazione di un declino industriale che pare inarrestabile e che porta allo sgretolamento di un sistema produttivo sempre più povero ed esausto, specialmente nel sud del nostro paese ma non solo.
Nei giornali si può leggere che, in azienda a Napoli è convocata l’assemblea dei lavoratori per decidere ulteriori iniziative di protesta e che “i sindacati di categoria (Fim, Fiom e Uilm) hanno proclamato 2 ore di sciopero, a fine turno, dei lavoratori del sito di Cassinetta”.
Una prima risposta che sarebbe necessario fosse seguita da mobilitazioni più estese che non possono limitarsi a conflitti locali o aziendali. Il problema Whirlpool (così come quello di altre realtà come la GKN, la Texprint, la Gianetti ruote, Embraco, ACC, Beckaert …) è parte di una questione di livello perlomeno nazionale che deve essere trattata come tale. Il governo è praticamente assente. Concentrato sul dare denaro ai padroni, si dimentica troppo spesso delle lavoratrici e dei lavoratori, si spende nell’alzare l’età pensionabile, non impedisce le delocalizzazioni e, in pratica, favorisce solo imprese e finanza. Il lavoro così diventa sempre più pericoloso, faticoso, precario. Il contrario di quanto sancito dalla Costituzione.
Ormai è chiaro, la difesa del lavoro e della costituzione del nostro paese è compito di chi lavora, di ognuno di noi. Per questo è necessario unire tutti i conflitti in essere e promuovere azioni di massa a partire da uno sciopero generale di tutte le categorie a livello nazionale.
La concertazione dimostra ogni giorno di più di essere fallimentare. L’unica soluzione è lottare, uniti, in maniera determinata, per i nostri diritti, contro la protervia padronale e l’assenza del governo nelle questioni del lavoro.