Ucraina: laboratorio culturale, umano e biologico per la “nuova guerra”

E’ notizia recente la scoperta di una trentina di laboratori biologici in Ucraina, finanziati probabilmente dagli americani: a detta del Ministero russo della difesa, si sarebbe desunto ciò, oltre che da riscontri e prove in loco, anche da diverse mail che lo stesso figlio del presidente americano Biden, con partecipazioni in varie società ucraine, avrebbe mandato a interlocutori per la mediazione sulle sostanze biologiche e sulla loro acquisizione.

A tal proposito, la Cina ha preso atto con preoccupazione di queste informazioni rilasciate dalla Russia,  per la quale “le preoccupazioni sollevate dovrebbero essere affrontate adeguatamente”, esortando le parti interessate a “fornire un chiarimento completo e ad accettare una verifica multilaterale”.

Anche la “Coalizione per la proibizione delle armi biologiche”, in un suo comunicato, richiede una immediata attività investigativa imparziale a seguito delle dichiarazioni russe riprese dalla diplomazia cinese. Riportiamo tale comunicato:

“A seguito dell’operazione speciale in corso in Ucraina, sono stati scoperti documenti segreti sull’eliminazione d’urgenza delle tracce del programma biologico militare in corso di attuazione, finanziato dal Pentagono statunitense. Il 24 febbraio i dipendenti dei laboratori biologici ucraini hanno consegnato i documenti che ordinavano la distruzione immediata di agenti patogeni particolarmente pericolosi di peste, antrace e altre malattie particolarmente pericolose.

Al momento, in Ucraina è stata individuata una rete di oltre 30 laboratori biologici americani, operanti nell’ambito dei programmi biologici militari del Pentagono. Quindi, i laboratori di Leopoli hanno lavorato con gli agenti causali della peste e dell’antrace, a Kharkov e Poltava: difterite e dissenteria. E questo non è ancora un elenco completo degli studi che sono stati condotti sul territorio di questo paese.”

“L’esercito americano ha lavorato anche con gli insetti, così come con molte specie di animali, e campioni di agenti patogeni sono stati trasportati nell’UE e negli Stati Uniti. Così, 140 contenitori con ectoparassiti di pipistrelli – pulci e zecche – sono stati trasferiti all’estero dal solo laboratorio di Kharkiv. È interessante notare che tali attività assomigliano a ciò che fecero i militaristi giapponesi nel territorio occupato della Cina negli anni ’40 nel distaccamento 741.

Allo stesso tempo, biologi militari americani e tedeschi stavano lavorando sul materiale genetico degli abitanti dell’Ucraina appartenenti a gruppi etnici slavi, il che indica che stanno sviluppando bioagenti che agiscono in modo selettivo e sono in grado di colpire specifici gruppi nazionali.

Ora tutti gli sviluppi, la documentazione e gli agenti patogeni vengono esportati dagli americani dall’Ucraina e le restanti attrezzature e riserve di biomassa vengono frettolosamente distrutte. Tutto ciò viene fatto per nascondere le tracce di questa attività criminale alla comunità mondiale e impedire un’indagine su vasta scala sullo sviluppo, la sperimentazione e la produzione di nuovi tipi di armi biologiche.

Ma già questi documenti pubblicati incriminano la violazione da parte degli Stati Uniti e dell’Ucraina dell’articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi batteriologiche (biologiche) e tossiche. Pertanto, il Pentagono è interessato alla completa distruzione dei risultati della ricerca segreta e degli agenti patogeni accumulati. La divulgazione della portata di tali attività solleva la questione della necessità dell’eliminazione immediata di tutti questi laboratori e strutture dell’Agenzia per la riduzione delle minacce DTRA sotto il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nello spazio post-sovietico, in particolare in Kazakistan, Armenia, Georgia , Azerbaigian, Uzbekistan e in tutto il mondo.”

Quello che emerge, quindi, è il fatto di come l’Ucraina, dopo aver subito dentro il suo paese negli ultimi 8 anni – attraverso processi di nazionalizzazione coercitiva della lingua, con la messa al bando del russo nell’utilizzo della vita pubblica quotidiana, l’impostazione della storia in chiave fortemente antisovietica, della memoria con la riabilitazione dei collaborazionisti nazisti e di Stepan Bandera, dopo essere divenuta epicentro europeo di centri di addestramento e reclutamento gestiti da battaglioni facenti riferimento a esplicite ideologie naziste, con tanto di addestramento di minori, dopo tutto ciò, è stata utilizzata come centro di ricerca per la guerra biologica, il tutto in un atteggiamento politico di contrapposizione ipernazionalista alla Russia, accresciutosi molto negli ultimi 8 anni.

Quale è il “pro” che ha portato la maggioranza della popolazione ucraina a votare politici e rappresentanti che hanno promosso il progetto di servire così tanto l’occidente e la Nato da sperare di entrarvici? In certi casi, la migliore protezione con un vicino così forte come la Russia avrebbe dovuto essere il dialogo, non vi sarebbe stata altra strada. Eppure le cose non sono andate così.

Certamente la situazione dello Stato ucraino fin dallo scioglimento dell’URSS nel 1991 è stata segnata dalla corruzione e da una politica infiltrata da consorterie mafiose di ogni tipo. La posizione strategica di vicinanza alla Russia ha richiamato inoltre gli interessi delle potenze occidentali, che fin dai primi tempi dell’indipendenza ucraina mandarono missioni commerciali, politiche e ong col compito di iniziare la costruzione di una struttura informativa in chiave antirussa – vedi Radio Free Europe, oltre che la bielorussa Nexta.

La situazione corruttiva della classe politica era già oggetto di dibattito pubblico interno fin dai primi anni 2000, ovvero dalle prime “rivoluzioni colorate”, che in Ucraina presero il colore dell’arancione (simbolicamente usato anche da una certa sinistra “radical chic” nostrana). Ma tutta questa operazione non fu altro che un riciclo di una parte della vecchia classe dirigente dell’Ucraina sovietica che aveva maggiori collegamenti col nazionalismo: anziché soccombere nel malcontento della popolazione, questa parte di oligarchia decise di staccarsi in maniera definitiva da Mosca e abbracciò la narrazione nazionalista, cercando di deviare questo malcontento su una nuova impostazione politica contrapposta alla Russia. Ovviamente, come in ogni vicenda umana, vi fu un’altra parte di oligarchia che decise di rimanere fedele alla vecchia impostazione economica di collegamento con Mosca, pur non disdegnando aperture commerciali all’Europa – ovvero quella parte rappresentata dall’ex Presidente Yanukovich. 

La vicenda della Tymoshenko (pasionaria della seconda ondata della rivoluzione arancione, già vicepremier con Yushenko, ma sconfitta dal “filorusso” Yanukovich alle elezioni del 2010), per descrivere la frattura in seno all’oligarchia risulta emblematica: già presidente della vecchia Komsomol ucraina di epoca sovietica (la gioventù comunista), con la nuova indipendenza statale e la liberalizzazione conseguente sviluppò una capacità in merito alla gestione degli affari, fino ad arrivare alla costituzione di una Società per l’intermediazione sulla compravendita del gas. Ed in effetti, proprio durante la presidenza Yanukovich, la Tymoshenko affrontò un processo per frode su tale gestione economica. Questo rimane a significare il fatto che la divisione pro o contro Mosca, pro o contro Unione Europea o Nato, in Ucraina è sempre stata gestione delle oligarchie e strumentale utilizzo di copertura mediatica per non affrontare i temi della povertà, della corruzione e dei diritti dei cittadini ucraini.

I compagni del rinato Partito Comunista Ucraino (KPU) poi messo fuorilegge nel 2015 dal presidente Poroshenko dopo il colpo di Stato del Maidan nel 2014, hanno sempre denunciato tale deriva oligarchica criticando sia il blocco filo occidentale che quello filo russo, pur mantenendo un minimo criterio di cooperazione con quest’ultimo ai fini della tutela dei minimi assetti statali di impresa e gestione. Probabilmente non è stato perdonato questo approccio dalle autorità ucraine post golpe, che sicuramente, in nome di una ideologica lotta alla corruzione, hanno cercato sempre di attuare piani di privatizzazione senza regole rigide e chiare, che poi è sempre stata la linea politica di tutti gli “innovatori” nello spazio ex sovietico, financo ad arrivare alle opposizioni bielorusse a Lukashenko e alla piattaforma di opposizione russa prima sostenuta dall’oligarca oppositore Khodorkovsky e poi da Navalny.

La questione non è più, in una guerra, di semplice reversibilità. Sicuramente noi come Partito Comunista Italiano non possiamo ignorare le posizioni e l’attività portata avanti in trent’anni dai rispettivi partiti comunisti ricostituitisi nei due paesi dopo il crollo dell’URSS (KPRF e KPU), che hanno da sempre cercato di mantenere, in un’ottica di opposizione costruttiva alla vecchia oligarchia e di tutela della cittadinanza dalla corruzione e dal malaffare, il ponte del dialogo russo-ucraino, condannando da sempre le interferenze americane ed europee. Il tema della democrazia e della libertà di stampa usato dal nostro circuito mediatico di guerra è sempre stato, ben prima del 24 febbraio 2022, condizionato, omissivo, parziale e tendenzioso. Da trent’anni i giornali italiani, ad esempio, riportano sempre informazioni parziali sui paesi ex sovietici, non specificano mai a fondo le percentuali di consenso espresse in varie elezioni, delegittimano i sistemi elettorali tout-court, riportando giustamente i difetti ma non specificando mai anche i casi di funzionamento e di pluralismo. 

Che poi il pluralismo non sia quello gradito a Washington perché in diverse elezioni di grandi città russe abbiano vinto in questi ultimi dieci anni anche sindaci comunisti (oppositori di Putin in politica interna ma convergenti sulla linea di tutela della sovranità estera) anziché gli iperliberisti legati a Kasparov, Navalny o Khodorkovsky, è un problema di interesse meramente geopolitico, non del pluralismo in sé.

Gli standard pluralistici non saranno stati sicuramente quelli europei, ma nemmeno gli standard europei funzionano a certe condizioni socio economiche, perché in fondo nel corso dei decenni post seconda guerra mondiale vi è stato un importante terrorismo interno anche da noi, in qualche modo riconducibile a operazioni di copertura indirettamente legate a ambienti Nato, dove alla fine neanche la giustizia italiana ha potuto procedere oltre (Piazza Fontana, Piazza della Loggia, treno Italicus, Stazione di Bologna, Cernis ecc…).

Cosa rimane, in questo panorama di odio, tensione, distruzione, dolore? In un continente, quello europeo, dove delle parole minimanente sensate da parte di istituzioni di massa pare rimangano solo quelle di una guida spirituale quale è il Papa?

Non possiamo rispondere a tutti, purtroppo. Possiamo per tutti, da comunisti, dire che comunque la guerra va fermata, e per fermarla siamo noi che dobbiamo iniziare un’azione di pace, che quindi non è l’invio di armi. Siamo noi che dobbiamo “umanizzare” un nemico che viene descritto solamente come diabolico e in preda a una improvvisa “follia”.

Quanto descritto in questo articolo argomenta, purtroppo con una lunghezza necessaria, le nostre ragioni che spiegano come questo odio tra due popolazioni, russi e ucraini, si sia costruito in trent’anni di interessi, di finanziamenti (non da ultimi quelli a carattere di usura forniti dal Fondo Monetario Internazionale all’Ucraina), di manipolazioni mediatiche e costruzioni dell’odio. L’installazione di laboratori biologici a ridosso di una potenza nemica è quindi l’ultima evidenza di questa strategia di pressione coordinata trentennale, che in fondo non ha alcun interesse a preservare la pace e la serenità delle popolazioni coinvolte ai confini della Russia, popolazioni che, pur avendo ragioni storiche per ricercare alternative di libertà, non possono essere usate come “piattaforme umane” e “laboratori umani” di sfondamento del “nemico”. La “libertà” di queste popolazioni, spesso confusa strumentalmente col “libero mercato” e le privatizzazioni selvagge a favore della finanza occidentale, la si ottiene con una neutralità di confine, assieme e con la libertà della Russia di essere riconosciuta, assieme a Cina e India, come attore alla pari di un nuovo mondo multipolare dove l’America e l’Europa potranno giocare un ruolo da comprimari, ma non più da primi. 

Luca Rodilosso – direttore ilcomunista.it

4 Comments

  1. giuliana forzoni

    sono perfettamente d’accordo con quanto da voi scritto anche perchè, ascoltando Rossia 24 (conosco il russo) queste cose le avevo già sentite da Mosca. Che bello sentire una voce diversa in questo frastuono di propaganda antirussa che mira non solo a isolare la Russia ma anche a dividere l’Europa e a risollevare l’economia in declino degli usa. E’ con grande sollievo che ci sia una voce diversa e un Partito Comunista al quale darò il mio voto, con gioia questa volta. L’ho sempre dato, prima al PCI, poi a quelli che mi sono illusa fosero i loro eredi (PD per interderci) ma molto a malincuore e farò il possibile perchè altri vi ascoltino CIAO COMPAGNI

    1. Francesco Statti

      Mi fa piacere che vi sia anche, con cognizioni di causa, una voce in controtendenza da quella dell’informazione che è facilmente individuabile come di parte.

  2. David Stadig

    I am a Swedish socialist but witnessed a speech from your representatives in Gaeta today. I simply cannot understand how leftists can so blatantly fall for the Putin narrative just because of their hatred towards America. Even though I don’t approve of my country joining NATO, I understand it due to the fact that Russian aircraft have violated Swedish airspace more or less weekly in the last couple of months. This ceased when our parliament decided to join NATO. Vladimir Putin is, regardless of what you think of his opponent an autocratic thug, surrounded by capitalist cronies. In this particular situation, Russias aggression towards the Ukraine must seize immediately. Then we can discuss whos what in the Ukrainian government. Zelensky might very well be a wanna-be autocrat. But the Ukrainian people deserves this conflict to end, now. And for their right to choose their own leaders to be returned to them. You don’t have to chose to like Zelensky. But this is a deliberate attack on a sovereign nation and need to seize before the same thing happens to to all non-Nato tied countries in Europe. I am appalled that you can chose to side with a mass murdering autocrat such as Putin.

  3. Vadim

    questa e una conseguenza da la caduta di USSR , come si sa la USA si e infiltrata sui tutti i governi baltici cominciando di seminare la cultura nazionale finta liberale e indipendenza che ci fa piu deboli , ma non spiegano che in questo modo i potenti possono prendersi tutto quello che vogliano da quei territori , ecco le conseguenze . il capitalismo porta a guerre , solo socialismo/comunismo e una alternativa . Le guerre fatte da NATO non sono state mai cosi criticato e discusse .

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