Immigrazione: no all’ipocrisia, serve altro!

Redazione PCI

Con il naufragio dell’ennesimo barcone carico di migranti, con la morte di diverse decine di loro, perlopiù donne e bambini, siamo di fronte, come sottolineato dai diversi organi di stampa ed informazione, all’ennesima annunciata tragedia, che in un decennio porta ad oltre 26000 il numero dei morti nel mare Mediterraneo, sempre più un cimitero a cielo aperto. Come sempre accade in questi casi la politica è chiamata ad esprimersi al riguardo, ed ancora una volta emerge l’ipocrisia che per tanta parte la connota. Emblematica è al riguardo la posizione del governo di destra, la cui presidente Meloni invita l’opposizione a “non strumentalizzare i morti”, dimentica del fatto che l’affermazione dello stesso deriva in larga parte dall’uso strumentale, dalla drammatizzazione che della questione immigrazione, delle tragedie ad essa connesse, hanno fatto le forze politiche che lo sostengono, prima e durante la campagna elettorale. Quanto accaduto è inevitabilmente correlato alle politiche affermatesi nel tempo in materia, politiche la cui titolarità va ricondotta innanzitutto ai governi di centrodestra succedutisi alla guida del Paese, politiche che il suo governo ha fatto proprie acuendole, come dimostra in ultimo il decreto sicurezza dallo stesso varato, ed alle quali il centrosinistra non ha saputo e per tanta parte voluto porvi rimedio.

Ciò che ad oggi è in campo, in Italia ed in Europa, non va nella giusta direzione, tutt’altro, porta consé un aggravamento del problema, le cui conseguenze è difficile prevedere. Le migliaia di migranti morti registrati ad oggi, forse cento soltanto ieri,  il più delle volte non fanno notizia, per tanti sono un prezzo inevitabile, un danno collaterale, a fronte del processo di competizione globale in essere, ma per noi sono un dramma. Si può insistere nel strumentalizzarli politicamente, promuovendo xenofobia e razzismo,  politiche securitarie, chiudersi entro i propri confini, oppure prendere atto che l’immigrazione non è un’emergenza, ma un processo irreversibile, che ha ragioni precise, che rinviano, tanto, alla responsabilità dei paesi che con essi sono oggi chiamati a misurarsi, e che necessita di politiche atte a rimuoverne concretamente le cause ed a governarne gli effetti, a livello europeo e nazionale.

Noi siamo contrari alla superficiale separazione che ci viene proposta tra immigrati umanitari ed economici, con quest’ultimi semplicemente da cacciare, noi siamo per garantire adeguatamente i primi e regolare, attraverso accordi con i paesi di provenienza, l’accesso solidale e razionale dei secondi. Ciò che serve è un processo di accoglienza a livello europeo che non può affermarsi, come pretende la destra, se la stessa, anziché rivendicare la ridefinizione degli accordi vigenti, da lei a suo tempo sottoscritti (quello di Lisbona in primis), si allinea alle posizioni di mera chiusura assunte dalle altre destre europee.    

Ciò che serve è un diffuso processo di accoglienza a livello nazionale, che coinvolga proporzionalmente tutti i comuni, che ottimizzi l’uso delle risorse. Noi siamo per l’affermazione dello jus soli. Noi siamo per un adeguato processo di integrazione, al quale non vi è alternativa in quanto connaturato alla storia dell’umanità. Non serve ipocrisia, serve altro!

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