Il PCI in Bielorussia

Dipartimento Esteri – PCI

Lo scorso 9 Maggio, su invito del Partito Comunista della Bielorussia, il Partito Comunista Italiano, unitamente ad altre soggettività, si è recato a Minsk per festeggiare il Giorno della Vittoria dell’Unione Sovietica sul nazismo, ossia la fine dell’immane tragedia rappresentata dalla seconda guerra mondiale, alla quale le diverse repubbliche che la componevano, a partire dalla Bielorussia,  con oltre 27 milioni di morti hanno pagato un prezzo enorme.

La data del 9 Maggio riassume in sé significati straordinari, e prendere parte ai relativi festeggiamenti è oggi più importante che mai.

E’ infatti un dato oggettivo che in tanti, a partire dai vertici europei, ne vogliono svilire il senso e la portata, e per quella via cancellare la memoria stessa di quella lotta vittoriosa.

L’ultradestra ed il neofascismo, sconfitti dalla lotta dei popoli nel secolo scorso, stanno ricomparendo in Europa, mentre l’anticomunismo e la falsificazione della storia europea hanno assunto un carattere istituzionale, come evidenzia l’approvazione da parte del Parlamento Europeo della mozione che equipara nazismo e comunismo.

E’ un dato di fatto che in alcuni stati membri dell’Unione Europea le forze di estrema destra partecipano al governo, ed il sistema permette loro di diffondere politiche razziste, xenofobe, scioviniste, sessiste ed omofobe, che mettono in discussione l’idea stessa di uguaglianza.

E’ un dato di fatto che l’Unione Europea finanzia e sostiene da oltre un decennio il governo ucraino, nel quale siedono ministri dichiaratamente di fede nazifascista, la cui politica tanto dice delle cause della guerra in atto con la Russia.

E’ anche in ragione di ciò che il PCI condivide quanto detto anche in  occasione dell’incontro di Minsk dal Primo Segretario del Partito Comunista Bielorusso,  Aleksej Sokol, circa  la necessità di operare al fine della costruzione di un movimento popolare antifascista paneuropeo, del quale innanzitutto le diverse forze comuniste debbono farsi promotrici, in quanto la lotta contro il fascismo e la guerra e la lotta per il progresso sociale ed il socialismo sono fra loro strettamente collegate.

Il PCI condivide altresì quanto detto nel corso dell’incontro dal segretario del Partito Comunista Ucraino Petro Simonenko (costretto a fuggire dall’Ucraina in quanto il suo partito, come tanti altri, dopo i fatti del 2014, è stato dichiarato fuori legge, illegale, ed i suoi militanti sono perseguitati) circa la situazione determinatasi nel suo paese, la necessità di denunciare la pericolosa deriva dallo stesso intrapresa.

Per il PCI la Bielorussia in Europa rappresenta molto, per la sua storia millenaria e, soprattutto, per quanto la connota dal crollo dell’URSS, con tutto il suo carico simbolico.

Essa, infatti, contrariamente alle altre realtà dell’Europa dell’est, nonostante una politica di graduale privatizzazione, non ha assecondato la deriva liberista imposta dal capitalismo propostosi come trionfante, e conservato tutele rilevanti sul versante del sistema di protezione sociale, del mercato del lavoro, che ne fanno un qualcosa di unico a livello continentale, e contrariamente a quanto accaduto agli altri ex paesi socialisti ha consentito alla propria popolazione di non dovere cercare altrove la risposta ai propri bisogni. Un dato oggettivo, che spiega molto, aldilà della propaganda occidentale, del consenso del quale ha goduto e gode la sua classe dirigente. Si tratta di un paese che è stato fatto oggetto nel tempo di numerosi tentativi di destabilizzazione, ai quali anche e soprattutto in ragione di ciò ha saputo resistere, e che dal 2020, non allineandosi ai dickat dell’occidente, è sottoposto a sanzioni che hanno come obbiettivo quello di condizionarne le scelte.

Si tratta di un paese che da tempo è fatto oggetto di crescenti provocazioni volte a trascinarlo nel conflitto in atto tra l’Ucraina e la Russia, e che ha supportato e continua a supportare le diverse iniziative di pace. 

Il PCI, anche in occasione di tale incontro, ha confermato di essere risolutamente contrario alle sanzioni, non casualmente volute dagli USA, imposte dall’occidente nei confronti della Bielorussia, della Russia e di tutti i paesi non allineati. Esse, infatti, oltre ad evidenziare la protervia di quel paese, dell’occidente, finiscono con il ritorcersi soprattutto sull’economia europea, in particolare la nostra, scaricandone il prezzo sulle condizioni dei ceti popolari.

Il PCI ha inoltre ribadito la propria posizione contraria all’invio di armi all’Ucraina, alla deriva bellicista nella quale con l’Unione Europea è immerso il nostro Paese, in ossequio ad una rinsaldata alleanza euro atlantica a guida statunitense, che porta con se il rischio di un conflitto su larga scala dagli esiti catastrofici, sottolineando la necessità del cessate il fuoco, della ricerca del dialogo, di una soluzione politica, negoziata del conflitto, e di appoggiare ogni iniziativa a ciò funzionale. 

L’attenzione ed il sostegno che il PCI rivolge alla Bielorussia è innanzitutto quello dovuto ad un Paese che rivendica il diritto di decidere il proprio destino.

Il consolidamento e lo sviluppo dei rapporti tra i diversi partiti comunisti, in un’ottica di rilancio dell’internazionalismo, costituiscono l’obbiettivo ribadito al termine dell’incontro in questione e ad esso il PCI si sente impegnato.

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