Sandro Scardigli – Comitato Centrale e Dipartimento Esteri PCI
Dal 12 al 17 maggio si è svolto un nuovo incontro internazionale della Piattaforma Mondiale Antimperialista, nelle città sud coreane di Gwangju e Seoul.
A Gwangju, nel maggio 1980, una rivolta studentesca e popolare contro la dittatura sostenuta dagli USA venne repressa nel sangue dall’esercito. I morti furono tra i mille e i duemila. A partire dai primi anni ’90 il paese ha visto una parziale apertura democratica, ma tuttora è vietato ai comunisti organizzarsi in partito con questo nome e chi espone una falce e martello in luogo pubblico è passibile di arresto.
La memoria del massacro è rimasta fortissima nella città. Nella piazza che fu l’epicentro della repressione è stata eretta una pagoda con un’enorme campana a ricordo delle vittime e un cimitero monumentale dove riposano i caduti viene frequentato quotidianamente da migliaia di persone.
Le più di trenta delegazioni internazionali aderenti alla Piattaforma, assieme ai compagni e alle compagne del Partito Democratico del Popolo di Corea (partito marxista-leninista della Corea del Sud, organizzatore dell’incontro), hanno dato vita il 13 maggio a un presidio e a una marcia antimperialista per le vie della città, partita dalla Piazza 18 maggio (giorno del 1980 in cui l’esercito iniziò a sparare sui manifestanti) e conclusasi nella stessa, dopo essersi snodata lungo i viali del centro.
La permanenza delle delegazioni a Gwangju si è conclusa con la partecipazione al Congresso del Partito del Popolo di Corea e la visita al cimitero monumentale.
La capitale Seoul colpisce a prima vista per la maestosa architettura moderna del suo centro direzionale, fatto di grandi grattacieli in vetro cemento e ampie piazze e spazi pubblici. Un moderno molto curato, che contrasta con quello delle zone residenziali, fatto di grattacieli-condominio di cinquanta piani, in cemento e dalle finestre piccolissime, a pochissima distanza l’uno dall’altro, simili a grigie e alte erbacce cresciute in un campo abbandonato.
Una delle prime cose che si notano a Seoul è la massiccia presenza delle forze dell’ordine. Nelle zone “sensibili” (palazzi governativi, mausoleo della Guerra di Corea, Ambasciata USA, ma anche in luoghi meno importanti) si notano squadre di poliziotti che stazionano fissi con lo scudo e in tenuta antisommossa, pronti ad intervenire in caso di disordini.
Le bandiere degli USA sono dappertutto, a fianco di quelle sud coreane un po’ come in Italia la bandiera della UE viene posta accanto del tricolore.
La parola “democrazia” si legge e si ascolta dappertutto, ma i sindacalisti della Samsung e della Hyundai con i quali abbiamo parlato ci hanno raccontato di quali sono i loro diritti democratici: un mese di ferie non pagate, le malattie professionali non riconosciute come tali, il licenziamento per chi sciopera e si iscrive al sindacato, i salari bassissimi soprattutto per gli assunti a nero (spesso la maggioranza), l’iper sfruttamento che porta alla percentuale più alta al mondo di suicidi fra i lavoratori.
Gli studenti universitari adesso possono organizzarsi, con cautela, ma se vogliono pagarsi gli studi devono lavorare tutto il giorno e studiare la notte.
A Seoul si è svolta la conferenza internazionale vera e propria della Piattaforma, che ha visto l’intervento delle varie delegazioni, fra le quali quella del Partito Comunista Italiano.
Il tema fondamentale è stato la guerra che gli USA e la NATO stanno conducendo contro la Russia in Ucraina, mandando al massacro il popolo di quel paese per i propri interessi.
Tutti gli interventi hanno concordato sul fatto che il tentativo di sconfiggere la Russia è il primo passo per arrivare all’obiettivo principale: l’attacco alla Cina e il suo smembramento, per eliminare la potenza capofila nella lotta contro l’unipolarismo USA e per l’affermazione di un nuovo equilibrio multipolare.
La guerra per interposta persona che USA e NATO stanno conducendo in Ucraina contro la Russia vedrà inevitabilmente la sua rapida estensione a Taiwan contro la Cina e e nella penisola di Corea contro la Corea del Nord? Su questo il dibattito ha visto diverse sfumature. Il Partito Comunista Italiano e altri partiti presenti si sono espressi per la parola d’ordine del cessate il fuoco immediato e la fine delle forniture militari al regime di Kiev, in quanto il concreto rischio di una guerra nucleare, se si verificasse, porterebbe alla rovina dell’umanità e non alla vittoria di una parte sull’altra.
La tesi leninista della trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria non è più applicabile dopo Hiroshima e Nagasaki, almeno quando si combatte fra potenze nucleari.
In un seminario sono state confutate le posizioni di politica estera del KKE (Partito Comunista di Grecia) e dei partiti che vi fanno riferimento, posizioni totalmente inaccettabili che vedono non solo nella Russia ma anche nella Cina e in ogni Stato con economia di mercato, anche il meno sviluppato, un paese imperialista.
Un economista del Partito Comunista Cinese ha spiegato come tra le cinquanta principali aziende cinesi quelle private siano soltanto undici e di come il mercato sia controllato e utilizzato al fine di uno sviluppo economico pianificato, per creare definitivamente le basi economiche di un socialismo fondato sulla prosperità e non sull’equa distribuzione della miseria.
Durante la permanenza abbiamo effettuato dei flash-mob davanti alla più grande base nordamericana del sud est asiatico e davanti all’Ambasciata USA, entrambe a Seoul. L’ultimo giorno ci siamo recati davanti al reticolato di confine (in una zona piena di bunker e posti di blocco) con la Corea del Nord. Un mare calmissimo ci divideva dalla costa collinare della Repubblica Popolare Democratica di Corea (il Nord). Una compagna del partito coreano ci ha fatto notare che il reticolato era soltanto da una parte: quella dove ci trovavamo noi. Il Nord non ne ha innalzate.
L’INTERVENTO LETTO A NOME DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI SEOUL DELLA PIATTAFORMA MONDIALE ANTIMPERIALISTA (VENERDÌ 15 MAGGIO 2023)
L’Ucraina è il terreno di scontro che vede come posta in gioco il futuro assetto degli equilibri globali.
Gli USA puntano ad una sconfitta militare della Federazione Russa, che ne elimini il carattere di potenza mondiale e la riduca nuovamente a una terra di conquista per l’Occidente, come lo fu ai tempi di Boris Eltsin. Il passo successivo sarebbe l’accerchiamento politico-militare della Cina, principale pericolo per l’unipolarismo statunitense.
Le provocazioni anti cinesi su Taiwan vanno viste come parte della preparazione dell’opinione pubblica nordamericana ed europea allo scontro con la Repubblica Popolare Cinese, principale minaccia per il tentativo degli USA di mantenere la supremazia mondiale.
I sempre più numerosi attacchi ucraini contro il territorio della Federazione Russa, gli attentati organizzati dai servizi segreti ucraini contro intellettuali e personalità russe, i droni fatti esplodere sopra il Cremlino, sono parte del tentativo del regime banderista di Kiev che mira a favorire una scalata militare nell’illusione di poter vincere la guerra.
Il Partito Comunista Italiano, consapevole del rischio concreto che una scalata militare del conflitto possa portare a una guerra nucleare, chiede un immediato cessate il fuoco; la cessazione dell’invio di armi all’Ucraina da parte del governo italiano e degli altri governi europei; l’inizio di colloqui di pace nel più breve tempo possibile, che vedano nel ruolo e nelle sagge proposte del governo cinese una base fondamentale.
Noi comunisti lottiamo per l’uscita dell’Italia dalla NATO e per lo scioglimento di questo blocco politico militare imperialista.
Sul piano internazionale la lotta è fra gli Stati imperialisti che, insieme ai loro alleati, agiscono affinché il mondo del XXI Secolo sia unipolare a guida USA e quelle forze, di cui il Partito Comunista Cinese e il governo della Repubblica Popolare sono la massima espressione, che operano per costruire un nuovo equilibrio mondiale multipolare fondato su nuove e democratiche relazioni fra le nazioni e i popoli, che favoriscano la loro libera autodeterminazione e relazioni economiche fondate sul reciproco vantaggio.
In questo quadro è fondamentale il rilancio e il potenziamento dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), il cui Prodotto Interno Lordo è circa il 25% di quello mondiale e il loro allargamento ad altri Paesi.
La vittoria elettorale di Lula in Brasile costituisce un passo fondamentale in questa direzione.
Cina e Brasile hanno stretto un accordo in base al quale gli esportatori brasiliani non dovranno più ricorrere al dollaro per le transazioni commerciali con Pechino.
I BRICS stanno lavorando ad una nuova moneta comune.
Anche se i mass media nascondono queste e altre notizie di questo tipo, si tratta di eventi fondamentali che stanno mettendo basi concrete per la creazione di un mondo multipolare.
Taiwan non è e non deve diventare uno stato indipendente, ma fa parte della Cina. Le reiterate provocazioni degli USA sono un incitamento alle forze separatiste e secessioniste.
La Repubblica Popolare Cinese ha da sempre sostenuto le ragioni di una riunificazione pacifica con Taiwan, nell’ambito della politica “una nazione, due sistemi”, attraverso la quale viene garantita a Taipei elevata autonomia.
Da quando Pechino è stata ammessa all’ONU ed è entrata a far parte del consiglio di sicurezza, tutta la comunità internazionale la riconosce come unico governo legittimo della Cina.
Di fatto gli USA stanno mettendo in discussione la legalità internazionale basata sulla centralità dell’ONU.
Il Partito Comunista Italiano esprime la propria vicinanza e solidarietà al governo cinese ed al Partito Comunista Cinese, sottolineando come il principio “una sola Cina” non debba essere messo in discussione, ed invita il Governo italiano a difendere questo principio in tutti i consessi internazionali.
Inoltre, il PCI invita le forze sociali e politiche italiane ad impegnarsi a difendere la sovranità e l’integrità territoriale della Cina, contro ogni tentativo di ingerenza esterna da parte di forze estremiste e separatiste, che non farebbe altro che condurre il mondo verso l’abisso di una nuova guerra globale.
Gli USA ed i suoi agenti sono capaci di tutto pur di difendere gli interessi fondamentali del capitalismo imperialista e ciò è stato largamente dimostrato nel corso della storia e ancora oggi.
I lavoratori e il popolo della Corea del Sud hanno sperimentato sulla loro pelle che i “principi liberali e democratici” vengono calpestati e annegati nel sangue quando i popoli pretendono una vera libertà e democrazia. Nel maggio 1980 a Gwangju migliaia di persone, uomini donne e anche bambini, vennero massacrati dalla dittatura asservita agli interessi statunitensi. Noi in questi giorni ricordiamo il loro sacrificio, nella consapevolezza che soltanto la sconfitta del principale nemico dell’umanità, il capitalismo imperialista guidato dagli USA, e la transizione al socialismo potrà assicurare una vita dignitosa e libera a tutto il genere umano.
Facciamo i nostri auguri ai compagni e alle compagne del Partito Democratico del Popolo di Corea. Sosteniamo la loro lotta contro lo scoppio di una guerra in Asia Orientale.
Il popolo coreano ha il diritto di vivere in una Corea unita, libera da ogni dominazione straniera e fondata sulla democrazia dei lavoratori e delle masse popolari.