Stupro di Palermo: agire contro la barbarie

Il branco si è avventato sulla preda rubandole per sempre la vita. Lo stupro di Palermo, compiuto da sette ragazzi di età tra i 17 e i 22 anni risveglia orrori degni del peggior cannibalismo: hanno sbranato la vittima divorandone tutto, carne ed anima. Un’esistenza distrutta, quella della ragazza. E non solo per la violenza fisica consumata in una squallida discarica di periferia.

Che dire di quelle decine di migliaia di “utenti” che hanno cercato in rete il video dello stupro, dichiarandosi persino disposti a pagare per vederlo? Che dire dei parenti di alcuni degli stupratori che la hanno bollata come “una poco di buono”, come se avere 19 anni, volersi divertire in discoteca e non indossare una tonaca monacale fossero una sorta di lasciapassare per permettere lo sfogo di istinti che non appartengono nemmeno al mondo animale?

Da questa vicenda emerge un quadro spaventoso dell’Italia borghese e bigotta: la cultura reazionaria, patriarcale, oscurantista e sciovinista è strisciante e dilagante nel nostro Paese e mette in luce il fallimento di decenni di femminismo borghese: i diritti delle donne, che sono inscindibili da un discorso sui diritti collettivi della persona umana, presenti sulla carta, sono in realtà sempre più negati.

Per non parlare della totale esclusione di tutto ciò che riguarda il sesso e l’affettività nella Scuola italiana, nella quale, a parlare di sesso e sessualità si rischia la denuncia di qualche genitore spalleggiato da movimenti cattolici…

Ma il sesso corre incontrollato sulla rete e milioni di adolescenti, dotati di smartphone dalla Prima Comunione, scoprono la sessualità attraverso la visione distorta e violenta che ne viene data da decine di siti accessibili a chiunque. Ostaggio di una cultura troppo gretta e provinciale, troppo cattolica e perbenista, la politica di destra e di sinistra per decenni ha impedito una strutturata educazione sessuale nelle scuole.

L’assenza dello Stato si fa sentire anche nella risposta: si invocano pene esemplari, si rispolverano spot sulla castrazione chimica per mettere una foglia di fico a quella stessa depravazione che si è contribuito a far prosperare. Lo Stato innanzitutto dovrebbe PREVENIRE investendo nella cultura e nella scuola per scongiurare con l’EDUCAZIONE E LA PEDAGOGIA la violenza sessuale.

Ma la prevenzione include anche la DETERRENZA: condanne severe e certezza della pena potrebbero scoraggiare molti mostri in circolazione. Bisogna fornire alla Giustizia strumenti adeguati. Dopo questa analisi cosa resta veramente? Il martirio di una ragazza e la sua vita segnata per sempre. Esprimere solidarietà, sdegno e condanne morali sono semplicemente un lavaggio delle coscienze, una reazione passiva. Dovremmo invece batterci per cambiare la mentalità di questa società che vede le donne come un oggetto di proprietà e allo stesso tempo, paradossalmente, costringe gli uomini su modelli anaffettivi che fanno male anche a loro stessi.

Ci preme riportare , come contributo alla riflessione, una frase di ENGELS: “Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta d’importanza storica generale del sesso femminile. L’uomo prese in mano anche il comando della casa, la donna degradata, asservita, resa schiava delle sue voglie e divenne solo uno strumento atto alla procreazione dei figli.”

Dobbiamo continuare a migliorare gli strumenti culturali per combattere la violenza sulle donne e, in generale, la violenza contro la persona umana; gli strumenti legali per difenderci dalla barbarie si chiamano Socialismo e Costituzione della Repubblica.

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