Comunicato

PCI – Dipartimento scuola università istruzione

Dal prossimo 30 novembre saranno visibili gli effetti del dimensionamento scolastico previsto dalla legge di bilancio del governo Meloni. Almeno 700 istituti scolastici “tagliati” entro il prossimo anno. 

L’ineffabile ministro dell’istruzione e del merito Valditara a suo tempo assicurò che gli effetti sarebbero stati “indolori”. In realtà, a conti fatti, il piano del governo Meloni prevede di procedere entro il 30 novembre di ogni anno, e per il prossimo decennio, al dimensionamento della rete scolastica in ottemperanza alle direttive europee e sulla base di nuovi parametri che elevano da 600 a 900 studenti la cifra minima per assegnare a ciascun istituto l’autonomia giuridica. L’applicazione di tali parametri comporterà accorpamenti delle sedi scolastiche, tagli al personale, nuove difficoltà alla mobilità dei lavoratori scolastici in procinto di tornare nelle proprie residenze.

Un’ulteriore mannaia sul sistema dell’istruzione pubblica, che si aggiunge agli effetti della cosiddetta autonomia differenziata, grido di battaglia leghista che strizza gli occhi ai ricchi approfondendo la divaricazione fra cittadini e territori di serie A serie e serie B.

Un provvedimento che penalizza vaste realtà territoriali come le aree interne delle zone montane e periferiche, già colpite dalla inesorabile diminuzione di servizi a beneficio dei cittadini. Il 70% dei tagli e delle fusioni sarà concentrato al Sud: il provvedimento peserà principalmente su regioni meridionali come Sardegna, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise e Campania. Ma anche zone montane del nord ne soffriranno le conseguenze.

Un piano che creerà ulteriori vuoti nell’offerta formativa e indebolirà il sistema scolastico, invece di rafforzarlo. A conferma di una visione classista e privatista dell’istruzione, tutt’altro che “efficientista”, che produce inefficienza e totale disinteresse verso la scuola pubblica italiana, in particolar modo verso quelle regioni già duramente provate da carenze strutturali e di fondi, con alti tassi di dispersione scolastica.  

Sulla pelle delle nuove generazioni e del loro diritto ad un servizio, come l’istruzione pubblica, essenziale per il loro futuro.

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