La Strage di Viareggio, del 29 Giugno 2009, è stata uno dei disastri ferroviari più importanti avvenuti nel nostro paese. Tra i condannati, spiccano gli ex ad di FS e Rfi Mauro Moretti, Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi. C’è però da fare chiarezza, sia da un punto di vista giudiziario che politico.
Da un punto di vista giudiziario, i capi d’imputazione per lesioni gravi e gravissime e per omicidio colposo, erano stati già dichiarati prescritti poche settimane dopo la conclusione del primo processo, quello di Lucca del 2017. In appello, Firenze 2018, si conferma l’impianto accusatorio del processo lucchese, ma la Cassazione, nel 2021, elimina l’aggravante dell’incidente sui luoghi di lavoro, mentre il capo d’imputazione di omicidio colposo finisce in prescrizione. Rimane quindi il solo capo d’accusa per disastro ferroviario. E nel gioco dei rinvii tra tribunali e giudici, si è arrivati al classico topolino che partorisce la montagna.
Poi c’è l’aspetto politico. Aldilà dei responsabili diretti della scarsa manutenzione dei cargo utilizzati per il trasporto ferroviario, non è possibile non accogliere le denunce praticamente quotidiane che arrivano dal mondo dei lavoratori ferroviari, che denunciano scarsa manutenzione, scarsa tutela e prevenzione. Gli stessi atti della Terza Conferenza Nazionale del PCI sul lavoro evidenziano quanto la politica istituzionale abbia favorito la regressione sui temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. E’ ora di voltare pagina costruendo l’alternativa politica e sociale alla deriva liberista.