PIO LA TORRE: IL COMUNISTA CHE SFIDO’ LA MAFIA E LA NATO

IL 30 APRILE 1982 VENIVA ASSASSINATO PIO LA TORRE.

Il silenzio è mafia. Una frase che ricorre spesso nella retorica di molti politici che si trovano a fare discorsi vuoti contro le mafie che spesso sono complici e conniventi di quest’ultime. Ma è anche un modus operandi per far finta di non vedere la corruzione che in generale attanaglia molte istituzioni e i partiti politici stessi.

Pio La Torre non era di questo avviso e per almeno 3 decenni si elevò in Sicilia non solo come baluardo comunista ma anche come baluardo della legalità e della giustizia, in una terra flagellata dal cancro mafioso. Lui non seppe mai tacere ne di fronte alle mafie, ne di fronte allo strapotere della Nato nel nostro paese. Era un vero “mastino” a difesa degli ultimi, della giustizia e della pace.

Quando Pio La Torre tornò nuovamente in Sicilia nell’autunno del 1981 per prendere in mano la direzione del Partito comunista regionale, dopo la parentesi romana durata 12 anni come membro della Direzione e della Segreteria nazionali del partito, si autoimpose “il preciso compito di dare la precedenza su tutto alla lotta contro l’installazione dei missili” a Comiso. Infatti il 7 agosto di quello stesso anno il governo italiano aveva autorizzato l’installazione di 112 missili Cruise a media gittata e armati di testate nucleari, nella piccola città del ragusano, condannando quella regione a divenire la base militare Nato più importante dell’Europa del Sud. Potenzialmente, Comiso e Ragusa sarebbero potute divenire un bersaglio per il Blocco Sovietico.
Ma il Segretario Regionale del Partito Comunista non si arrese e il 4 aprile del 1982 alla testa di centinaia di migliaia di persone, guidò una manifestazione storica di fronte ai cantieri della base missilistica. Arringando la folla come un vero tribuno della plebe, Pio La Torre creò quello slancio necessario per raccogliere più di un milione di firme per fermare l’installazione dei missili Cruise. Nonostante ciò, 4 giorni dopo iniziarono i lavori per costruire la base militare. Tuttavia, grazie al suo carisma e a quel movimento di popolo, composto anche da non comunisti, che si era aggregato intorno al suo carisma, la Nato e il sistema si accorsero di avere un problema in Sicilia: un forte Partito Comunista Italiano, radicato e con un segretario regionale risoluto e coraggioso.

Era il 30 aprile 1982. A Via Li Muli a Palermo non c’era traffico, nessun testimone. Un fatto anomalo, diranno più tardi le cronache. All’epoca non c’erano macchine blindate e Pio La Torre da qualche giorno aveva chiesto al suo autista di fare strade diverse. Aveva fatto domanda anche per il porto d’armi. Nel suo stato d’animo, la convinzione di andare incontro a dei rischi dopo il grande lavoro svolto per arginare il fenomeno della criminalità organizzata e per l’impegno contro la base missilistica.
Alle 9:20, mentre la Fiat 131 di La Torre sta raggiungendo la sede del partito, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo ad uno stop improvviso, immediatamente seguito da raffiche di proiettili. Da un’auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre morì all’istante, mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di perire.

Al funerale presero parte centomila persone.
Fu un funerale ove la simbologia del partito ebbe uno stile classico: pugni chiusi e i feretri avvolti nella bandiera di Partito. Enrico Berlinguer vi pronuncerà il discorso funebre che assunse un tono decisamente più empatico con la folla e con i familiari delle vittime, quando tocco’ l’impegno di La Torre contro i missili Nato a Comiso: il Partito rivendicò la giustezza e l’opportunità di quella linea, nonostante l’enorme costo pagato. I compagni La Torre e Di Salvo vennero definiti “due intrepidi combattenti che hanno lottato per la causa giusta”.

Il Compagno La Torre fu un dirigente determinato contro la violenza delle mafie e dalle mafie venne brutalmente assassinato. La Torre era nato nella frazione di Altarello di Baida del comune di Palermo in una famiglia di contadini. Sin da giovane si lanciò con tutte le energie nella lotta politica, finendo anche in carcere, per aiutare i braccianti. Sindacalista della Cgil, aderì al Partito Comunista Italiano. Nel 1952 venne eletto consigliere comunale a Palemo, qualche anno più tardi segretario regionale della CGIL poi finì nel Comitato centrale del PCI e fu eletto all’inizio degli anni sessanta segretario regionale del Pci, diventando deputato all’Assemblea regionale siciliana. Trasferitosi a Roma per prendere la direzione della Commissione agraria e poi di quella meridionale, venne eletto da Enrico Berlinguer nella Segreteria nazionale del Pci. Fu la sua estrazione contadina a spingerlo ad una militanza attiva che lo vide protagonista in prima linea negli anni epici del movimento contadino, delle occupazioni delle terre, del Pci diretto da Girolamo Li Causi, ma anche della mattanza mafiosa che fece decine di vittime fra militanti e dirigenti socialisti e comunisti. Una guerra civile strisciante. Nel 1948, era toccato a La Torre prendere il posto a Corleone di Placido Rizzotto, trucidato dalla mafia, alla testa della locale Camera del lavoro.
L’ascesa politica di Pio La Torre arrivò ad un punto di svolta nel 1972: il grande balzo avvenne con l’elezione alla Camera nel collegio Sicilia occidentale, e subito in Parlamento. Fu lì che ebbe modo di proporre la legge che introduceva il reato di associazione mafiosa (Art. 416 Bis), ovvero la Legge Rognoni-La Torre e una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi.

Pochi anni dopo, il terrorismo mafioso tornò in azione, ma fu di segno diverso. Colpì più in alto, in modo selettivo, ed aveva finalità eversive: attaccò lo Stato e i suoi rappresentanti. Il primo che aveva maturato la consapevolezza della pericolosità dell’incarico di ritornare in Sicilia era stato proprio Pio La Torre. Due settimane prima di essere assassinato, trascorse la Pasqua a Roma con la famiglia dall’amico Emanuele Macaluso. Dopo aver pranzato, passeggiando sul lungo Tevere, La Torre delineò a Macaluso i nuovi assetti politico-mafiosi che si stavano imponendo nell’isola, dopo l’uccisione dei democristiani Michele Reina e Piersanti Mattarella. E gli confidò: “Ora tocca a noi”.
I processi individuarono gli esecutori dell’omicidio e circoscritto il movente alla lotta condotta da Pio La Torre contro l’organizzazione mafiosa. La relazione di minoranza della Commissione nazionale antimafia della VI legislatura, e la legge che sarà approvata postuma che introduce nel codice penale la previsione del reato di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis) e la confisca dei beni alla mafia, portano il suo nome. Secondo un pentito, i mandanti sarebbero da individuare tutti all’interno dei vertici mafiosi: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. Ma secondo alcuni non si può escludere la pista atlantica, ovvero che la politica di opposizione del Pci all’installazione dei 112 missili Cruise a Comiso avesse determinato, contribuito o accelerato la condanna a morte del dirigente comunista. Ne era convinto tra gli altri anche Giovanni Falcone.

Oggi la battaglia del Compagno Pio La Torre è piu che mai attuale: la Mafia, il volto più abominevole del Capitale è pronta ad aggredire il tessuto sociale e produttivo del Paese. Centinaia di migliaia di lavoratori autonomi, artigiani, piccoli imprenditori, commercianti sono a rischio usura e i clan mafiosi sono pronti a banchettare sul cadavere economico del nostro Paese prodotto prima dall’epidemia di Covid-19 e poi dall’economia di guerra che ci vede foraggiare il regime fascista di Zelensky, per ordine della NATO.

Per questo noi comunisti siamo sempre più convinti in un cambio di sistema radicale, RIVOLUZIONARIO, a difesa della Costituzione della Repubblica, poiché alla luce dei tanti fatti di sangue avvenuti in Italia, Mafia e Stato Borghese hanno un rapporto simbiotico imprescindibile: i Comunisti devono riappropriarsi doverosamente di temi, quali la legalità e la sicurezza pubblica. A suffragare le nostre convinzioni è l’assassinio del Compagno Pio La Torre: un uomo che si schiero’ contro la Nato, contro il Sistema e contro le Mafie e che è stato spazzato via per la forza delle sue idee.

Per il Partito Comunista Italiano , il miglior omaggio a questo eroe è il nostro solenne impegno a portare avanti la LOTTA AL SISTEMA, sul tracciato segnato da Pio La Torre, uomo di pace e di giustizia. Fuori la Mafia e la Nato dall’Italia.

NON UN PASSO INDIETRO!!!

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