Grecia: salvare le vite e non i profitti

Traduzione dal greco a cura di Haris Lamprou

(Da Panos Papanikolaou, medico neurochirurgo, direttore al Ospedale Generale di Nikaia, a Pireo, in Atene,Grecia. Segretario del OENGE, la Confederazione dei Medici Ospedalieri in Grecia)

Negli ultimi due mesi, in decine di paesi del pianeta, milioni di sanitari nei sistemi sanitari pubblici stanno lottando contro la pandemia di COVID-19.

Un senso di solidarietà internazionale senza precedente tra i sanitari, consapevoli ormai che non si dividono più da confini, razze e lingue, e contemporaneamente un senso profondo di umanismo e di abnegazione e imparzialità nella difesa della salute delle popolazioni, della gente comune, in tutta il pianeta. Inoltre, una onda spontanea e inaudita di sostengo toccante ai sanitari combattenti attraverso il mondo, che porta in sé un valore enorme, nonostante le prove sistemiche di “canalizzarlo” e di disinnescarlo, con varie furbizie della tipologia di comunicazione di massa.

Ecco allora, vediamo ora una cosa mai vista al livello internazionale: un pericolo igienico per tutta l’umanità sta buttando nella spazzatura, con processi concisi, tutta questa lunga catena di miti sistemici dell’ideologia del neoliberalismo radicale, miti politici che i vari status quo hanno costruito e pianificato per decine di anni, sui “beni sociali”, sul “settore pubblico-privato” etc.

Inoltre, la pandemia mette rapidamente a nudo l’attuale propaganda politica dei vari governi borghesi (il nostro incluso), perché si scopre ogni giorno quanto false erano le affermazioni della “blindatura” del paese, insieme a tutta la “argomentazione” contigua.

Ci sono pareri e avvisi scientifici e epidemiologici che sostengono che il pericolo igienico del Covid-19 non è cosi grave come si ritiene? Ci sono, ma sono estremamente minoritari. Che si diventino giusti magari, ma adesso sono tutt’altre cose in prima linea:

Primo: il sostegno nella lotta dei sanitari onesti, buttati nella battaglia per la salute del popolo. Le domande principali di questi giorni sono: a) “soldati” (assunzioni fisse di personale sanitario negli ospedali pubblici, nei centri sanitari e al pronto soccorso, b) “armi di attacco” (respiratori a circuito chiuso, nuovi posti di cura intensiva, c)
“Armi di difesa” (mezzi di protezione per tutto il personale sanitario affinché i “soldati” non si ammalino e non cadano fuori gioco. Questi erano esattamente le domande cruciali durante il presidio di OENGE di giovedì scorso.

Secondo: Le mozioni di solidarietà e di rivendicazione per i milioni del popolazione che non sono ammalati, ma sono in gravissima difficoltà a causa delle misure restrittive.

Terzo: la resistenza alle scelte e le attività astute e nascoste del governo e del sistema, che agiscono in nome della pandemia, ma non hanno invece nessuna ragione giustificata e legata con la pandemia.

Quarto: L’intervento politico e ideologico nel grande discorso che si apre automaticamente e in modo spettacolare, sulla natura dei capitalismo globale, sul carattere del Unione Europea e su una serie di temi ugualmente importanti. Tutti questi quatto punti hanno l’elemento comune di essere riconoscibili e comprensibili da milioni di persone, portano anche un immensa dinamica politica e ideologica e sono capaci di sollevare un movimento internazionale, moderno e inedito, in tanti paesi contemporaneamente.

Primo, si sta rivelando in modo tutto assordante, che cosa stavano facendo e qual’era l’obiettivo delle politiche neoliberiste dei governi e della UE sui sistemi sanitari nazionali, con l’austerità, le privatizzazioni, le forme flessibili di lavoro, il deterioramento generale del personale sanitario.

Secondo, si svela fragorosamente che il sistema è interessato di salvare le imprese per quanto riguarda i profitti e non le persone per quanto riguarda la fame.

Terzo, importanti miti e simboli ideologico-politici si stanno crollando, i quali fino ad adesso ci guardavano dall’alto, giganti dai piedi di argilla.

La sinistra antisistemica, la autonomia politicizzata, le forze politiche di classe nella loro totalità, devono raggrupparsi molto velocemente davanti a queste condizioni mai viste, in coerenza con la logica sopra riportata.

Nel momento in cui anche la, fino a ieri più apolitica infermiera, entra oggi nella ala di cura di pazienti del coronavirus con il sorriso e lo sguardo fiero dietro la mascherina, sapendosi che sta rischiando di ammalarsi, ma con il coraggio che sta lottando per la salute del popolo e non per “falsi ideali e bandiere di convenienza”. Αl momento che sanitari non-politicizzati, di destra, di centro, di sinistra, si salutano ogni giorno con le parole “ anima profonda”, in questo momento allora, dobbiamo “noi” – un noi nel senso di un ampio fronte delle forze di classe e anticapitaliste – abbiamo il dovere allora di girare rotta con urgenza, di ripristinare fondamentalmente la totalità della costituzione ideologica, politica e movimentistica del nostro intervento. Non solo qui ma nei decine di paesi, particolarmente nel continente europeo, dove si trova intanto l’epicentro della pandemia in questo periodo.

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