di Bruno Steri, Responsabile Politiche Economiche e Finanziarie, Europa PCI
Il Presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia dovrebbero meditare su quanto ha recentemente osservato Andrea Del Monaco, consulente sull’utilizzo dei fondi UE nonché comunista.
Per rispondere all’emergenza virus, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha attivato la clausola di salvaguardia che “sospende le procedure del Patto di stabilità e crescita”. Con ciò gli Stati membri sono
temporaneamente esentati dal mantenere il pareggio strutturale di bilancio previsto dalle regole Ue. Cioè: quest’anno potranno emettere più debito.
Ma ciò non è altro che quel che è previsto dal regolamento con cui è stato introdotto il Patto di Stabilità, ove si precisa: “gli Stati membri possono essere autorizzati ad allontanarsi temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine, a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa”. Quindi, ribadisce Del Medico, “il maggior deficit è concesso all’Italia solo se non compromette la sostenibilità del debito nei prossimi tre anni”. Insomma, la tagliola dell’Ue non è per niente sospesa: oggi ti concedo di spendere (e non puoi far altro, vista l’eccezionale gravità del contesto); domani dovrai comunque rispondere del riequilibrio dei tuoi conti.
Contestualmente, va anche ricordato che il ricorso al Mes (Meccanismo europeo di Stabilità, meglio noto come “Fondo salvastati”) non è gratuito, come oggi vorrebbero Conte e Gualtieri, ma resta sempre sottoposto a rigide “condizionalità”. Non a caso, davanti alle richieste italiane, è arrivato il niet di Germania e Olanda. Gira e rigira, la domanda è sempre la stessa: chi pagherà? Caro governo, il neoliberismo non è un optional e la lotta di classe non è aggirabile.