L’Italia è al centro, in queste settimane, di forti pressioni da parte dell’Amministrazione USA e delle istituzioni dell’UE, contro la possibilità di firma del Memorandum con la Cina per l’adesione al progetto delle Nuove Vie della Seta (Belt and Road Initiative) in vista della visita di Stato del Presidente Xi Jinping a fine marzo.
Il Partito Comunista Italiano condanna la campagna politica e mediatica in atto, ispirata da forze esterne ed interne, che non rispettando la sovranità democratica e popolare del nostro Paese ha come obiettivo principale il fallimento del progetto ed il lancio di una nuova guerra fredda contro la Cina.
Il PCI è all’opposizione, sociale e politica, del governo italiano, ma ritiene tuttavia giusta ed appoggia la decisione di adesione al progetto strategico delle Nuove Vie della Seta.
L’Italia è stata il terminale storico della Via della Seta Marittima e può ambire ad essere il punto di riferimento di una politica di cooperazione politica, economica e diplomatica tra l’Europa, l’Asia e la sponda sud del Mediterraneo, di cui il quadro BRI può costituire un forte riferimento, ed i cui valori e principi sostanziali sono inscritti nella nostra Costituzione.
Con questo progetto l’Italia avrebbe l’occasione storica, per la prima volta dalla fine del dopoguerra, di affermare pienamente la propria sovranità politica rispetto ai dettami ed alle imposizioni degli USA e dell’UE.
L’asse franco-tedesco, rafforzato dopo il recente vertice di Aquisgrana, punta ad imporre al nostro paese un accordo quadro iniquo nelle relazioni con la Cina e di penalizzazione della nostra economia e del nostro popolo.
Sono 13 i paesi europei che hanno già firmato il Memorandum of Understanding con la Cina (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia) ma soltanto quando si è apprestata a farlo l’Italia, la Commissione Europea ha varato un programma che impone agli stati membri di coordinarsi con le istituzioni comunitarie nella scelta delle politiche da adottare nei confronti della Cina.
Si tratta di un ennesimo documento in cui l’imperialismo europeo, violando gli stessi Trattati, punta a commissariare la politica estera dei singoli stati, a vantaggio delle frazioni dominanti del capitale europeo.
Questo avviene nel pieno accordo con le forze politiche italiane che, in questi giorni, si sono fatte espressione degli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea nel nostro paese, come il Partito Democratico e le forze del centrodestra, inclusa la stessa Lega, il cui leader ha accusato più volte nell’ultimo mese la Cina di mettere in campo “politiche colonialiste” in Africa, aderendo così al linguaggio da guerra fredda propugnato dai principali terminali dell’imperialismo internazionale sui mass media di tutto il mondo.
Sarà sul Movimento 5 Stelle che si scaricherà principalmente questa contraddizione e sarà sempre più evidente, anche ai suoi elettori, che una vera politica alternativa di cooperazione ed apertura ai paesi del BRICS, come passo per la costruzione di una politica estera di pace, solidale e sovrana, non sarà possibile nel quadro di accordo di governo con la Lega, dove forti sono le frazioni atlantiste.
Il Partito Comunista Italiano sostiene pertanto ogni sforzo che porti alla firma del Memorandum ed al rafforzamento delle relazioni tra Italia e Cina, per le importanti ricadute economiche e occupazionali che ciò avrebbe nel breve periodo, e per il beneficio rappresentato nel lungo periodo dalla costruzione di legami economici, politici e culturali tra i due Paesi ed i due popoli.
Il PCI è e resta a favore di una politica estera sovrana, autonoma ed alternativa dai centri imperialisti, nel pieno rispetto della nostra carta costituzionale.
Roma, 14 Marzo 2019
Mauro Alboresi, Segretario nazionale PCI
Fosco Giannini, Responsabile Dipartimento Esteri PCI