di Maurizio Aversa, Responsabile Comunicazione PCI Lazio
Alcuni giorni fa, il Comitato Regionale del PCI del Lazio, all’interno della consueta discussione politica sull’analisi della società regionale, sulla crisi che attanaglia gli strati popolari ed i lavoratori che subiscono sempre più la marginalità dell’attenzione del Governo, delle forze economiche e perfino dei media che non hanno più i temi del lavoro e le persone in carne ed ossa al centro della loro attenzione ma solo cose effimere, i comunisti nel loro dibattito hanno denunciato ciò e scelto di intraprendere maggiormente iniziative, e proporre attenzione a chi detiene il potere proprio su questo tema.
Ora, approfondendo la realtà produttiva nella nostra regione, salta immediatamente agli occhi la realtà produttiva della ex Fiat. La situazione dello stabilimento FCA di Piedimonte San Germano comincia a farsi preoccupante in quanto sono previste, a partire da gennaio e fino a settembre, 8 giorni di CIG al mese con conseguente riduzione dei salari dei lavoratori. Già nel 2019 si è superata la soglia di 100 giorni attestandosi a quota 104 giorni di CIG con una percentuale che si avvicina al 60%.
La produzione della Giulietta che si attesta attualmente a 70 unita scenderà a quota 40 e i nuovi modelli annunciati per il sito di Piedimonte, riguardanti il segmento D della Maserati, sono previsti dal 2021 con una produzione di 100 auto al giorno e che avranno un costo a vettura di circa 70.000 euro, sicuramente destinato ad un target di riferimento medio-alto. Tutto ciò crea un livello di allarme per la tenuta dello stabilimento di Piedimonte che conta oggi 3750 lavoratori con un indotto di altri 2000 e che già nella fase attuale versa in una situazione di grave sofferenza.
Noi riteniamo che quello che è in crisi è soprattutto il sistema Paese: c’è il rischio, infatti, che potrebbero perdersi nel prossimo futuro circa 25000 posti nel settore della mobilità. Il quadro è aggravato dal fatto che il sistema produttivo mondiale è in una situazione di surplus produttivo se consideriamo il fatto che su 100 milioni di capacità produttiva le auto vendute sono solo 60 milioni.
In questo quadro, il PCI ritiene assolutamente necessario riaprire un tavolo nazionale tra Governo, sindacati e FCA affinché venga messo al centro dell’agenda politica il sistema industriale ed in particolare quello dell’auto, così come in Francia dove in questo senso sono aperti ed operativi. Inoltre, è bene ricordare che l’accordo FCA-Psa riguarda esclusivamente la definizione dei vertici, senza un piano di sviluppo chiaro soprattutto per i siti del Mezzogiorno, e tenendo presente il forte nazionalismo francese se si tratterà di chiudere siti produttivi questi saranno italiani.
Il PCI ribadisce la necessità che lo stato acquisti quote del gruppo, così come il governo francese detiene piccole quote dei gruppi Psa e Renault, in modo da garantire la produzione di nuovi modelli con nuove tecnologie, investendo in ricerca e innovazione per sostenere il necessario sviluppo del settore. Per il PCI, l’intervento pubblico in questo settore, come in altri settori strategici per l’economia del nostro paese è in questa fase assolutamente indispensabile e improcrastinabile, altrimenti si corre il rischio concreto di una crisi devastante del settore industriale dell’auto con conseguenti ricadute negative dal punto di vista sociale ed economico. Insomma, la denuncia, ed insieme l’esortazione a Governo, potentati economici e forze sindacali è quella di rimettere al centro dell’attenzione la questione della programmazione industriale, indirizzandola anche col sostegno diretto statale, proprio al fine di salvaguardare intanto il lavoro che c’è.