DESTRA, SINISTRA E REGOLARIZZAZIONE DEI LAVORATORI MIGRANTI – PARTICOLARISMO E UNIVERSALISMO

di Emiliano Alessandroni

La battaglia per la regolarizzazione dei lavoratori migranti (di cui quello che stiamo vedendo in questi giorni dovrebbe essere da noi concepito soltanto come il primo step di una lunga sequenza di rivendicazioni) costituisce una battaglia di civiltà. Ma anche una lotta che segna il solco tra una cultura di destra e una cultura di sinistra, ovvero tra particolarismo e universalismo. In questa lotta infatti è in gioco il principio secondo cui ogni individuo in quanto tale, indipendentemente dalla sua appartenenza a questo o a quello Stato, risulta titolare di diritti.

Chi rifiuta la regolarizzazione dei lavoratori migranti, sta di fatto rifiutando questo principio e promuovendo clausole di esclusione su base razziale. Sta in sostanza difendendo una concezione non universale ma parziale del diritto. E con essa una concezione non universale ma parziale di uomo.

L’universalismo deve costituire il terreno concettuale e valoriale minimo su cui poi possono nascere controversie, scontri e discussioni. Già questo terreno è al suo interno estremamente problematico e di per sé insufficiente ad impedire il ricorso alla violenza. Il terreno del particolarismo, tuttavia, non soltanto non impedisce il sopraggiungere della violenza, ma costituisce di fatto il regno della brutalità perpetua, il dominio della violenza divenuta legge.

Naturalmente l’universalismo costituisce un terreno problematico in quanto le sue versioni astratte finiscono per rovesciarlo facilmente nel suo contrario (in un particolarismo), per cui la stessa sinistra che abbraccia l’universalità, se non riesce ad imprimere concretezza al riconoscimento che la innerva, può trasformarsi in destra.

E tuttavia ci troviamo, perlomeno su un piano culturale, già ad un livello più avanzato di civiltà quando una sinistra deve battersi contro una destra che accetta, perlomeno nei principi, il terreno dell’universale, rispetto alla situazione in cui la sinistra deve battersi contro una destra che rifiuta apertamente questo terreno. Ossia, in termini filosofici, la lotta tra l’universale concreto e l’universale astratto esprime un livello più avanzato di civiltà della lotta tra universalismo concreto e particolarismo.

Ritornando al contingente, l’attuale battaglia in corso per la regolarizzazione dei migranti, rappresenta una battaglia progressiva (per affermare una concezione universale del diritto, una concezione universale di uomo e per difendere al contempo il valore del lavoro), ma anche una sorta di battaglia della verità, una apertura improvvisa del sipario: in base a come ci si pone rispetto ad essa si può infatti dedurre l’inclinazione politico-culturale di ogni persona, di ogni intellettuale, di ogni responsabile di partito.

Questa lotta dimostra ancora una volta che non sono le categorie di “destra” e “sinistra” ad essere ideologiche (a ricadere quindi, direbbe Marx, in una forma di “falsa coscienza”) ma diventa più che mai ideologico chi, invischiato in una concezione del mondo postmoderna che assume le più svariate forme e configurazioni, si illude di poterle trascenderle.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *