Società Autostrade: non basta, serve ben altro!

di Segreteria Nazionale PCI

Come da più parti sottolineato, il crollo del ponte di Genova, con il suo drammatico carico di morti e di feriti, quanto è successivamente emerso relativamente alla gestione di Autostrade, controllata da Atlantia, imponevano una scelta in forte discontinuità.

Quanto definito ieri, dopo oltre due anni, pur rappresentando un’inversione di tendenza relativamente all’imperante logica delle privatizzazioni, non costituisce ancora la giusta e necessaria risposta.
Lo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, in base all’accordo stipulato, in via di perfezionamento, assumerà nel tempo il controllo della società, relegando la famiglia Benetton, attuale socio di maggioranza, ad un ruolo marginale. Il presidente Conte rivendica ciò come un successo, nonostante nella compagine governativa, tra le forze di maggioranza, si fosse insistito
sino a ieri sulla revoca della concessione e dichiara che sarà garantito quanto in questi anni è venuto a mancare: lo sviluppo della rete, la sua adeguata manutenzione, una politica tariffaria meno onerosa.

L’opposizione oscilla tra l’accusa di non avere perseguito fino in fondo la strada della revoca e quella di avere attuato un esproprio. E’ un dato di fatto che con tale scelta resterà in campo una società per azioni, ancorché controllata dallo Stato, quotata in borsa, una società vincolata alla
caratteristica che gli è propria, e più di un osservatore si è chiesto se ciò non rischi di scaricare oggi sulla collettività gli oneri del rilancio, prefigurando domani un cambio di impostazione a favore degli investitori privati.

Noi, il PCI, sottolineiamo che quanto accaduto relativamente alla società Autostrade dice molto del come il privato si è mosso in questi lunghi anni all’insegna della centralità del mercato, dell’impresa, del profitto, ne ha messo in luce il carattere largamente parassitario che gli è proprio.

A fronte dei risultati conseguiti e’ ora di cambiare, di rilanciare il ruolo dello Stato nella finanza ed in economia, di ricondurre alla sua gestione i settori strategici, da qui passa la possibilità di ripresa del Paese, altro che più libertà d’azione per le imprese, come rivendicato con forza dall’attuale
direzione di Confindustria, con un approccio che rimanda indietro di decenni.

Noi, che siamo per la nazionalizzazione dei settori strategici dell’economia insistiamo, serve ben altro: la Società Autostrade, come l’insieme delle infrastrutture dei trasporti deve essere nazionalizzata!

Serve Più Stato e Meno mercato!

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