di Giuseppe Privitera, Segreteria Federale PCI Catania
Quanto accaduto ad Acireale con l’Ospedale Santa Marta e Santa Venera non ha niente a che vedere con il contagio da Coronavirus. Il virus c’è, é estremamente pericoloso e vanno attuate tutte le misure per le cure e il contenimento del contagio.
Questo si ottiene con l’organizzazione, la programmazione, il rafforzamento delle strutture sanitarie: specie dopo essere state vandalizzate da politiche di tagli e risparmi, come se la Sanità fosse un hobby e non un servizio essenziale per i cittadini.
Che il virus non fosse sparito e che sarebbe arrivata la seconda ondata lo sapevano tutti, anche le pietre, ed è per questo che ci si aspettava da parte del governo regionale da cui dipende la sanità siciliana una capacità programmatica e di iniziativa in grado di non farci sorprendere come prima, visto che ormai sapevamo tutto quello che c’era da sapere.
Invece abbiamo assistito non solo ad una totale assenza di programmazione ma anche ad una propaganda populista e demagogica del “lasciamo tutti liberi”.
Come era prevedibile, arriva adesso con tutta la sua virulenza la propagazione del virus.
Quello che hanno fatto il Presidente della Regione Musumeci, l’Assessore alla sanità Razza con la condivisioni e l’avallo dei due deputati regionali acesi D’Agostino e Foti è un insieme di malgoverno, indifferenza, strafottenza, arroganza nonché di maleducazione istituzionale.
Non si é mai visto che un governo regionale non solo non risponda della sua incapacità di programmazione ma che addirittura insulta e offende un sindaco il quale, giustamente, si lamenta di non essere stato consultato prima e fa notare poi che privare un bacino di 200.000 persone di un presidio ospedaliero è criminale.
La sezione PCI di Acireale non è amica né dell’Amministrazione acese né di quelle dell’hinterland ma è solidale con queste in difesa di un diritto fondamentale, usurpato dalla Regione Siciliana, arrogante e incapace. Ieri come oggi rimaniamo a fianco e condividiamo la preoccupazione di tutti i cittadini acesi e dell’area del bacino di appartenenza.