di Luca Cangemi, Responsabile Nazionale Scuola e Università PCI
Le parole di Draghi sulla scuola pronunciate davanti al Senato, in occasione del voto di fiducia, sono ipocrite, offensive, pericolose.
Ipocrite queste parole perché nulla dicono della drammatica situazione reale del sistema dell’istruzione frutto di politiche devastanti, a cui sono tutt’altro che estranei personaggi e forze del suo governo, della sua maggioranza parlamentare, del suo blocco di riferimento nel paese.
Offensive queste parole perché non riconoscono in nulla lo straordinario sforzo fatto da centinaia di migliaia di docenti e lavoratori ATA, in condizioni difficilissime, per mantenere un filo di dialogo educativo.
Pericolose queste parole perché delineano una politica volta a trasformare la scuola in un’appendice del sistema delle imprese, come l’enfasi posta sugli ITS (e non sulle drammatiche carenze di organico, sul precariato, sull’edilizia scolastica) dimostra chiaramente.
Si chiarisce subito, al primo atto parlamentare, quello che già la biografia del Presidente del Consiglio, del Ministro dell’Istruzione e di molti altri ministri facevano prevedere: abbiamo un governo nemico della scuola pubblica, di chi vi lavora e di chi vi studia. Un governo che intende percorrere fino in fondo la strada devastante della controriforma renziana, colpendo l’unitarietà del sistema scolastico, aprendo le porte a processi di gestione privatistica, massacrando i diritti.
Per chi rifiuta questa prospettiva si pone l’urgenza di una mobilitazione forte e unitaria, contro questo governo e quello che rappresenta.