I mostri

di Giorgio Langella, Responsabile Dipartimento Lavoro PCI

Anche se risalgono a circa cinque anni fa, quando si leggono certe notizie (Come si guida un’azienda? Ispirando paura nei dipendenti. Lo sostiene Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, a un evento dell’Università LUISS di Roma – quifinanza.it, 16 maggio 2016) il primo pensiero che viene in mente è “non è possibile, è sicuramente un falso, qualche perfida parodia” … 

Così uno cerca di documentarsi e trova una specie di rettifica (“Mi rendo conto di avere sbagliato la scelta delle parole su come si porta avanti un cambiamento in un’azienda”. Firmato, Francesco Starace. E’ con una lettera ai dipendenti di Enel che l’amministratore delegato del gruppo è tornato sulle polemiche nate dalle sue frasi pronunciate davanti agli studenti dell’Università Luiss di Roma ad aprile. Starace punta il dito contro “la facile strumentalizzazione che è seguita nel mese di maggio”. Di cui l’ad dice di dispiacersi due volte: “La prima perché mi rendo conto di avere ferito la sensibilità di alcuni di voi, colleghe e colleghi, senza i quali il mio lavoro non avrebbe alcun valore, e che non riuscirò mai a raggiungere individualmente
per spiegare il mio intento. La seconda perché i toni e il contenuto non mi appartengono.
Chi di voi mi conosce lo sa bene”, spiega Starace.

L’ad aggiunge: “Uno dei cambiamenti che stiamo cercando di portare avanti è la consapevolezza che a volte sbagliamo. Credo che sia importante ammetterlo onestamente e imparare dai nostri errori, capaci di andare avanti in maniera più consapevole”. – ilfattoquotidiano.it, 31 maggio 2016) Allora si pensa, “è proprio vero, l’amministratore delegato di Enel, quelle parole le aveva pronunciate. Aveva detto veramente che per guidare un’azienda bisogna ispirare paura ai dipendenti …” .

Alla fine, ragionando e con un pizzico di malinconia, si capisce che, ai concetti che quelle parole esprimono, in questi anni ci si è fatta abitudine. Sono, per così dire, diventati parte della nostra vita (accettati o subiti, poco importa).
Vengono considerati normali, ovvi, “realistici” … Chi osa contraddire la convinzione che, se si vuole lavorare bisogna avere paura (di essere licenziati, per esempio, o di prendere qualche multa) e sottostare alle regole imposte dalla “legge dell’impresa” e non da quella dello Stato?
Non è stato, forse, affermato in una nota confindustriale a Genova che chi lavora è un privilegiato? (Sciopero Genova, l’avvertimento di Confindustria ai portuali che difendono i loro stipendi: “Il lavoro è un privilegio” – titolo de ilfattoquotidiano.it, 5 marzo 2021)

Ma come si possono dire e scrivere certe cose che sono un ribaltamento della logica? Il lavoro è o no il primo diritto costituzionale? Perché “lorsignori” lo vogliono far considerare un privilegio? Vogliono, forse, farci credere che chi
lavora deve essere grato al padrone, sperare nella sua benevolenza, avere paura della sua severità?
Le frasi pronunciate dall’amministratore delegato di Enel cinque anni fa e quelle recenti scritte in una lettera dell’associazione degli imprenditori di Genova, sono frutto di una stessa “visione”, di un progetto che, di fatto, vuole cancellare qualsiasi diritto a chi lavora. Altro che riforme, “lorsignori” vogliono la restaurazione dell’assenza di diritti. Vogliono tornare a un passato remoto,
ingiusto e spaventoso che credevamo aver cancellato con la Costituzione e le conquiste ottenute con le grandi lotte delle lavoratrici e dei lavoratori nel secondo dopoguerra.

Il fatto è che il degrado morale nel quale si dibatte il capitalismo (nostrano e no) è qualcosa di tangibile e terrificante. Rendiamocene conto, si va verso un periodo che definire “buio” sembra qualcosa di positivo. Personaggi attenti al solo profitto e al proprio interesse individuale, hanno il sopravvento e mostrano (nonostante le penose scuse del tipo “ho sbagliato a scegliere le
parole” che evidenziano come i concetti, invece, siano proprio quelli di “ispirare paura ai dipendenti” ) il vero volto del capitalismo.
E di fronte a queste cose si va alla concertazione? Mah, sinceramente è qualcosa difficile da capire e accettare. Sarebbe il tempo di unire tutte le forze che stanno dalla parte di chi vive del proprio lavoro e promuovere azioni unitarie di lotta. Sarebbe normale che chi vuole rappresentare i lavoratori si indignasse e facesse qualcosa di più. Quelle dell’amministratore delegato di Enel e di confindustria di Genova non sono solo parole. Sono l’espressione sincera del programma politico e sociale di chi vuole comandare, una specie di “dichiarazione di guerra” che “lorsignori” vogliono scatenare contro chi lavora. Contro quelli che considerano, con ogni evidenza, esseri inferiori e deboli che devono avere paura e non pretendere diritti.

Attenzione! Stanno vincendo i mostri.
Il sonno della ragione sta scardinando gli ultimi argini che ci riparano. Sta a ognuno di noi impedire che riesca a farlo. Con la forza della ragione e dell’unità dei lavoratori.

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