di Luca Cangemi, Responsabile Nazionale Scuola e Università PCI
La situazione della scuola italiana si fa sempre più grave, ad una centralità declamata corrispondono beffardamente scelte concrete che rendono più pesanti i problemi per l’oggi e per il domani.
E così se, da un lato, l’obiettivo della ripresa piena della scuola in presenza e sicurezza per l’anno scolastico in corso appare abbandonato, dall’altro, la definizione degli organici per il prossimo anno scolastico sta riproponendo – drammaticamente – modalità restrittive che mettono a rischio una regolare ripresa delle lezioni a settembre.
Nulla viene fatto per classi con un numero di alunni adeguato alle esigenze sanitarie ma anche didattiche che sono state avanzate. Così come nulla viene fatto per iniziare a risanare la piaga del precariato.
Così la fine delle classi pollaio e l’inizio delle lezioni senza cattedre vuote saranno ancora una volta titoli buoni per i convegni ma continueranno a non avere nulla a che fare con l’agenda reale delle politiche scolastiche.
Anche la gestione del Recovery Plan appare non solo caratterizzata da dosi abbondanti di propaganda e confusione ma anche condizionata da indirizzi di chiaro stampo aziendalistico.
Nella vita reale delle scuole poi ogni giorno segna un peggioramento delle condizioni di lavoro e studio.
In questo quadro giornata di lotta del 26 marzo promossa dai Cobas, da Priorità alla scuola e dal coordinamento precari è un contributo importante a riaprire una fase, assolutamente necessaria, di lotta. Il PCI aderisce alle iniziative che si svolgeranno in molte città italiane, nella convinzione che è necessaria una prolungata larga e dura mobilitazione per denunciare e contrastare scelte politiche distruttive della scuola della Repubblica.