Roma. Adesione dei Palestinesi in Italia alla manifestazione di sabato nella Capitale. Intervista a Bassam Saleh.

di Maurizio Aversa, PCI Lazio

Sabato a Roma si svolgerà la Manifestazione nazionale al culmine delle due giornate di mobilitazione nazionale per venerdì 21 e sabato 22 maggio a Roma che facciano sentire al G20 la voce di chi in Italia vuole che la salute sia davvero al primo posto e che la vita e la natura non siano più sacrificate al profitto.  
In piazza contro la politica degli affari e contro il governo Draghi che ne è espressione, per i vaccini e la sanità pubblici, per la giustizia sociale e il diritto di tutte e tutti a lavorare e vivere dignitosamente senza rischiare salute e vita. Abbiamo chiesto un parere a Bassam Saleh, giornalista e attivista palestinese che vive in Italia da molti anni e coordinatore di organizzazioni palestinesi e italiane impegnate per il raggiungimento di una pace giusta in M.O.

Sabato 22, programmata da qualche settimana, forze della opposizione sociale e politica, tra cui il Partito Comunista Italiano, svolgeranno una manifestazione nazionale contro le politiche dei paesi capitalistici – col G20 riunito a Roma – e contro il Governo Draghi. Il merito è socio-economico ma abbraccia il ritorno della cosiddetta filosofia del neoatlantismo, dove Usa e Israele ne sono senz’altro alla guida.
I Palestinesi in Italia, le loro ragioni, aderiranno a questa manifestazione?

Il G20 che si riunisce a Roma è ospitato dal governo italiano, rappresenta i cosiddetti paesi più potenti, a guida statunitense (e come dici il ritorno del neo atlantismo) che sono alleati, e protettori di uno Stato che non ha nessun rispetto del diritto internazionale, che continua a occupare un altro popolo, e pratica la politica di segregazione razziale. Questo vertice discuterà di sanità a livello mondiale, seguendo il profitto per pochi, manifestare contro, per noi palestinesi, significa che vogliamo riaffermare, il diritto a una sanità pubblica, e che i brevetti per i vaccini contro corona virus, devono essere liberati, e che i vaccini possano arrivare a tutti paesi senza discriminazione. E con la nostra partecipazione alla manifestazione vogliamo anche mandare un messaggio, al protettore di Israele, che questo ultimo ha discriminato il popolo palestinese, ed ha violato il diritto di una popolazione sotto occupazione di essere vaccinata come gli altri. Manifestare contro, vuol dire riaffermare, chi sono i nostri nemici il capitalismo e l’imperialismo, e che i palestinesi stanno da parte di chi è sfruttato e soffre dall’ingiustizia su questa terra.

Abbiamo partecipato sabato scorso all’Esquilino e poi al corteo fino al Colosseo alla riuscitissima manifestazione contro l’aggressione e l’occupazione della Palestina con gli scenari tragici che purtroppo non ci fanno neppure conoscere bene, specialmente in Italia, a causa dell’imbonimento dei media.
Due punti ti chiediamo di commentare: era attesa questa grandissima partecipazione di giovani e giovanissimi alla manifestazione e al corteo? Avete l’impressione di essere discriminati in Italia rispetto all’accesso ai media per raccontare cronache di verità?


La risposta del popolo italiano, è stata come sempre affettuosa e solidale. L’abbiamo visto in tutte le città italiane. Diversamente il discorso dei mezzi di informazioni, mainstream, che non hanno voluto vedere nemmeno le grandi manifestazioni, hanno oscurato tutto ciò che riguarda la solidarietà italiana alla Palestina, per non parlare della disinformazione e manipolazione delle notizie proveniente dalla Palestina, con i corrispondenti che raccontano i comunicati dell’esercito d’occupazione. Hanno presentato l’aggressione dello Stato più potente come una guerra contro un gruppo di terroristi a Gaza, quando il vero conflitto è tra il popolo palestinese e lo Stato occupante, come è stato dimostrato con lo sciopero generale in tutta la Palestina, un popolo unito contro l’occupazione e contro un regime di apartheid. Per questo porteremo la nostra protesta sotto le sedi Rai in tutta Italia, insieme a tanti amici e compagni italiani, perché vogliamo essere informati, e in modo obbiettivo, e non accettiamo più che qualcuno offenda l’intelligenza della maggioranza del popolo italiano.

Nel nostro Paese sembra crescere sempre più una consapevolezza di analisi
che rispetto ai temi fondamentali non si può più cercare il compromesso
all’infinito: è necessario mettere in discussione il modello economico
produttivo e di vita. Ciò investe anche il come stare nella comunità
internazionale. Ciò investe il ruolo della pace nel Mediterraneo: quali sono i
pericoli e le possibili vie della pace con protagonisti la Turchia, l’Egitto, ecc. e
con la resistenza di Siria e Palestina?


Penso che l’attuale modello, socio economico sta dimostrando il suo declino a livello planetario. L’Usa non è più l’unica potenza mondiale, possiamo dirlo ad alta voce è finita l’era dell’ unilateralismo. Ora c’è la Cina, la Russia, l’India e altri paesi che possono competere e vincere. E creare un nuovo ordine mondiale.
Questi dovrebbero avere un ruolo importante, in tutte le zone calde nel mondo, compreso il conflitto arabo- israeliano, e trovare il modo per attuare le risoluzioni dell’ONU, e il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli, senza ingerenze esterne. Ricordo a tutti che il conflitto in Siria è stato ben orchestrato da Usa e alcuni Paesi del Golfo, è diventato un conflitto d’interessi di potenze diverse, Usa, Turchia, Russia, Iran, Israele ecc. l’indebolimento della Siria ha i suoi effetti sulla Palestina e sul Libano, e per questo gli interessati vorrebbero che continuasse il disordine e la instabilità della Siria. Tutti vogliono le ricchezze del Mediterraneo, dopo la scoperta dei giacimenti di gas in particolare davanti allae coste siriana, libanese, palestinese. Certo tutti noi cerchiamo e vogliamo la pace giusta in Medio Oriente, ma in mancanza di un vero intervento della comunità internazionale, si presentano come mediatori paesi come la Turchia, l’Egitto, o Qatar, che sono parte del problema, e per questo falliscono. Basti pensare al ruolo della Turchia in Siria! O il Qatar che sostiene i “fratelli musulmani” contro il regime egiziano. In tutto questo l’UE è assente, compresa l’Italia che fa parte dei paesi mediterranei.

Ottenere risultati, oggi, sullo scenario internazionale – ONU, relazioni USA Israele, relazioni Russia Cina, ruolo dell’Iran e della Turchia, – per la libertà del popolo palestinese e per la realizzazione dello Stato Palestinese, come pure Bergoglio ha indicato, è possibile e con quale risultato visto il protagonismo di
Hamas che non è certo l’OLP di Arafat?


Hamas fa parte del tessuto sociale palestinese, deviare il discoro sul suo protagonismo significa, distogliere l’attenzione dal problema di fondo, l’occupazione della Palestina. In poche parole, questo che vuole Israele, il ragionamento che Hamas, secondo loro sia una organizzazione terroristica, quindi va bombardata ma senza sradicarla, perché gli conviene mantenere la divisione palestinese, e al tempo stesso indebolire l’OLP e l’autorità palestinese.
Come diceva qualche tempo fa il primo ministro Mario Draghi, parlando del presidente turco, è un dittatore ma conviene tenerlo. Ed è cosi il rapporto fra Israele e Hamas. Dove i soldi del Qatar arrivano mensilmente, a Gaza passando tramite il Moussad israeliano. Lo Stato di Palestina è per tutti i palestinesi, ed ha chi lo rappresenta, chi cerca la pace c’è: si deve cercare il rappresentante riconosciuto dal popolo palestinese cioè l’OLP.
Paesi come l’Iran o la Turchia possono avere un ruolo, ma la decisione finale è solo del popolo palestinese, coi suoi rappresentanti.

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