…chiamatela come volete, è mattanza

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I giornali riportano la notizia che 4 ostaggi sono stati liberati a Gaza dalle forze israeliane. Nell’operazione è morto anche un soldato israeliano. Le dichiarazioni di soddisfazione ed entusiasmo si sprecano. Il segretario di stato statunitense Blinken afferma in un comunicato “Accogliamo con favore il salvataggio dei quattro ostaggi che, dopo otto mesi di prigionia, hanno potuto finalmente ricongiungersi con le loro famiglie in Israele. Gli Stati Uniti non si daranno pace fino a quando tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa”.

Certo è una bella cosa aver liberato 4 ostaggi, ma c’è un “ma”. Nell’operazione sono stati massacrati dalle forze israeliane quasi 300 palestinesi e altre centinaia feriti. Come sempre sono numerosi i bambini e le donne.

Ebbene, il problema che viviamo in questa parte del mondo che ci ostiniamo a definire civile e democratica è descritto da questa disparità di trattamento che l’informazione ha assunto come “normale”.

Le vittime civili palestinesi contano molto meno delle altre. Eppure tutte sono persone, esseri umani. Il dolore è lo stesso e forse quello del popolo palestinese dura da troppo tempo, da ben prima del 7 ottobre quando niente è iniziato ma tutto è continuato, come se non peggio di prima, con il massacro di decine di migliaia di persone, donne, bambini che avevano il torto di essere palestinesi.

Il punto è proprio, è bene ribadirlo, la discriminazione che si fa, che noi facciamo, rispetto alle vittime di quello che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania.

Chiamatelo come volete (e non state a sindacare se qualcuno lo definisce genocidio perché, forse per altri opinionisti non è il termine appropriato) ma quello che sta accadendo in Palestina è l’annientamento di un popolo che da decenni sta subendo un odioso apartheid. Le oltre 250 vittime palestinesi di ieri passano come danno collaterale e vengono oscurate dalla felicità per la liberazione di 4 ostaggi perché la loro vita vale meno, molto meno di quelle di chi si definisce democratico e civile.

E LA DOMANDA DA PORSI È, IN UNA SITUAZIONE DEL GENERE È POSSIBILE ANCORA “RESTARE UMANI”?

One Comment

  1. luigi Paradiso

    chiedo scusa compagni ma il contenuto sull’argomento dov’è, anzi non c’è!! Non credo che la foto, per quanto eloquente possa considerarsi contenuto politico.

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