Salvatore Novembre oggi si chiama Adil

di Luca Cangemi, Segreteria Nazionale PCI

Ricordare Salvatore Novembre, il ragazzo ucciso ferocemente dai carabinieri l’8 luglio 1960 mentre manifestava a Catania contro il governo DC-MSI guidato da Tambroni è un atto politico, non solo un dovere civile e morale.

Salvatore Novembre era un giovanissimo lavoratore, venuto come tanti dall’interno della Sicilia a cercare lavoro nell’edilizia a Catania, sentiva sulla sua pelle l’oppressione di una società ingiusta, la sua speranza di cambiamento venne troncata dalla violenza repressiva di apparati dello Stato al servizio dei settori più reazionari delle classi dominanti. Il giorno prima cinque morti a Reggio Emilia, nelle stesse ore quattro morti a Palermo, ovunque nel paese le manifestazioni furono attaccate brutalmente.

Oggi ricordare Salvatore e le altre vittime del luglio ’60 significa riconoscere nei loro volti il volto di Adil, un altro giovane lavoratore massacrato in Italia, 61 anni dopo, mentre combatteva per elementari diritti negati da un padronato feroce, ancora affiancato da apparati e Istituzioni.

La memoria delle lotte di ieri deve vivere dove si esercitano l’oppressione e lo sfruttamento: nelle fabbriche e nei cantieri dove manca ogni condizione di sicurezza, nelle strade dei riders, nei mille luoghi del precariato. L’ideologia dominante attacca l’antifascismo e la storia dei comunisti e del movimento operaio, al contrario, perché vuole tagliare quel filo rosso che lega nel tempo i progetti e le ansie di cambiamento.

Il nostro impegno è quello di contrastare ogni revisionismo, di coltivare la memoria e la determinazione a cambiare radicalmente questa società.

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