Dal cuore del capitalismo i dati della barbarie sociale

Bruno Steri  – Segreteria nazionale PCI

In concomitanza con lo svolgimento del World Economic Forum di Davos, iniziato il 17 gennaio scorso, 102 super ricchi hanno lanciato un accorato appello con cui hanno chiesto di pagare più tasse: “Mentre il mondo ha sofferto in questi due anni di pandemia, molti di noi possono dire di aver visto aumentare le loro ricchezze. Pochi di noi, o forse nessuno, può dire di aver pagato il giusto di tasse”.

Se persino costoro non hanno potuto passar sopra all’esigenza di mettersi pubblicamente il cuore in pace con tale paradossale richiesta, non può sorprendere che con il protrarsi della crisi pandemica i dati della disuguaglianza sociale siano tornati a fare notizia in termini clamorosi. Nel merito è emblematico il caso del rapporto OXFAM “La pandemia della disuguaglianza”, in cui si sottolinea che 10 super ricchi sono oggi arrivati a possedere una ricchezza 6 volte maggiore dei 3,1 miliardi di persone più povere al mondo (il 40% della popolazione mondiale).

Tra marzo del 2020 e novembre del 2021, dunque nel giro dei primi 21 mesi di emergenza pandemica, “le 10 persone più ricche del mondo hanno più che raddoppiato in termini reali i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari (1,3 miliardi di dollari al giorno)”. In questo lasso di tempo, “ogni 26 ore un nuovo miliardario si è aggiunto nel mondo ai già presenti 2.600 super ricchi”. Davanti ad un tale fiume di miliardi, il report fa opportunamente presente che ad esempio gli 81,5 miliardi di dollari che Jeff Bezos ha potuto aggiungere in questi 21 anni di pandemia al suo già pingue patrimonio “equivalgono a quello che è stimato il costo completo della vaccinazione covid (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale”.

All’altro capo della gerarchia sociale, OXFAM segnala che in tutto il mondo cresce la povertà: rispetto al periodo pre-pandemico, ci sono 163 milioni di persone in più che vivono con meno di 5,50 dollari al giorno. Ed ogni 4 secondi, una persona muore perché è in una condizione di non accesso alle cure. Insomma, la forbice sociale si è drammaticamente allargata.

Ovviamente l’Italia fa parte di questo desolante quadro. OXFAM pone in evidenza che, nel periodo in questione, si sono aggiunti 13 nuovi miliardari italiani; che il valore aggregato dei patrimoni dei super ricchi italiani è aumentato del 56%, arrivando a 185 miliardi di euro; e che i 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri.

Purtroppo anche in Italia, come nel resto del mondo, esistono reazionari stupidi: è il caso ad esempio de La Verità, quotidiano che non trova di meglio da fare che criticare lo studio di OXFAM perché teso ad “alimentare l’odio sociale”: come se l’eventuale sacrosanto conflitto di classe fosse da addebitare ad OXFAM e non ai dati che OXFAM ha ritenuto di dover evidenziare. In proposito va precisato che l’Oxford Committee for Famine Relief (da cui l’acronimo OXFAM) non è una pericolosa cellula bolscevica ma una confederazione di organizzazioni non profit di carattere solidaristico, il cui fine – più altisonante che concreto – è la riduzione della povertà globale attraverso contributi a programmi di sviluppo, aiuti umanitari, campagne di sensibilizzazione. Non c’è dunque l’obiettivo di una rivoluzionaria trasformazione sociale, ma per noi comunisti c’è comunque un grande merito: quello di riportare, evidenziandoli, i dati della brutalità capitalistica.

Del resto va sottolineato che i dati cui OXFAM attinge provengono da fonti istituzionali ufficiali come Global Wealth Databook, allegato quantitativo del Global Wealth Report pubblicato da Credit Suisse; o anche da proiezioni della Banca Mondiale e, per il nostro Paese, della Banca d’Italia. E’ sulla base di tali riferimenti ufficiali che OXFAM costruisce i suoi report, denunciando l’allarmante prospettiva di una crescita a breve termine della disuguaglianza di reddito all’interno dei singoli Paesi (in proposito si confronti anche il sondaggio promosso tra economisti di 70 Paesi, pubblicato nel rapporto “Il virus della disuguaglianza”).

Oltre a denunciare l’aumento della disuguaglianza sociale e di reddito nei singoli Paesi (“lavoro assente, perduto o congelato, vecchie povertà e nuovo impoverimento, disagio abitativo, vulnerabilità educative e formative”), OXFAM lancia un significativo e più generale allarme sulla prospettiva globale. Il titolo di un rapporto del 6 dicembre 2021 sintetizza il suddetto allarme: “Senza un vaccino per tutti, fine pandemia mai”. Dove si legge: “Mentre Paesi come Italia, Regno Unito e Canada hanno acquistato dosi sufficienti per vaccinare completamente la loro intera popolazione, in Africa sub-sahariana con l’attuale quantità di dosi disponibili è possibile vaccinare solo 1 persona su 8”. Si tratta della medesima preoccupazione espressa in un sondaggio con cui sono stati interpellati nel merito 77 epidemiologi di alcune delle principali istituzioni accademiche del mondo: senza una vera campagna di vaccinazione globale, è altissimo il rischio che si sviluppino nuove mutazioni del virus, che renderebbero sempre meno efficaci gli attuali vaccini.

Su tale emergenza, martellante è stata la campagna di denuncia di OXFAM, ribadita in una serie di report: “Vaccini covid, per Moderna e Pfizer profitti super e imposte irrisorie” (15 settembre 2021); “Vaccini covid, Paesi ricchi e Big Pharma hanno consegnato appena 1 dose su 7 di quelle promesse ai Paesi in via di sviluppo” (21 ottobre 2021); “Dal G20 Salute e Finanze, nessun cenno alla rinuncia dei diritti di proprietà sui vaccini” (30 ottobre 2021).

In definitiva, questa pandemia dimostra clamorosamente che non ci può essere tutela della salute individuale senza un piano di tutela nazionale; e che non vi può essere un’efficace piano nazionale senza una visione ed un coinvolgimento globali. Ciò che fa a pugni con la miope ricerca del massimo profitto promossa dal modo di produzione capitalistico. Ma qui ai pur generosi analisti di OXFAM dovrebbero aggiungersi i comunisti. 

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