Segreteria Nazionale del PCI
Con il vertice svoltosi il 26 Aprile scorso, presso la base militare americana di Ramstein, in Germania, al quale hanno preso parte 40 Ministri della difesa, di cui 30 in rappresentanza dei paesi che compongono la NATO ed i restanti 10 esterni all’alleanza ( Israele, Tunisia, Liberia, Marocco, Svezia, Finlandia, Kenya, Nuova Zelanda, Giordania, Australia ) la guerra in atto tra Russia e Ucraina, che dal 24 Febbraio scorso si è imposta all’attenzione generale, è entrata in una nuova fase. Non si tratta più, come dichiarato sinora, di sostenere la resistenza dell’Ucraina a fronte dell’invasione russa. La scelta che l’autodefinita “Lega per l’Ucraina” ha compiuto, ossia quella di inviare armi pesanti alla stessa, addestrandone contemporaneamente, sul suolo tedesco, i suoi militari all’uso, è dichiaratamente volta a sconfiggere la Russia, a provocare un cambio di regime. Siamo di fronte alla temuta escalation del conflitto, ad una guerra per procura, condotta dagli ucraini per conto degli USA, della NATO, e di alcuni altri paesi, contro la Russia, una guerra destinata a durare nel tempo, che porta con sé il rischio della terza guerra mondiale, nucleare, con i prevedibili devastanti esiti.
Siamo di fronte ad un drammatico cambio di fase, del quale gli USA ed il Regno Unito si fanno ogni giorno di più i fautori (emblematiche le dichiarazioni del governo di quest’ultimo volte a legittimare, ad incoraggiare, anche con la tipologia delle armi inviate, l’attacco militare sul suolo russo) e l’Unione Europea, Italia compresa, gli interpreti più o meno zelanti. La posta in gioco è sempre più evidente: l’ordine internazionale, l’assetto geopolitico affermatosi dopo la “guerra fredda”, messo in discussione oltre che dalla Russia, dalla Cina e da altri paesi, che pur assai diversi tra loro, propugnano il multilateralismo, un assetto multipolare, per consentire all’umanità di vincere le grandi sfide che ha davanti. Un insieme di paesi che non casualmente non assecondano la politica occidentale che tale ordine, invece, intende difendere ed imporre ad ogni costo, anche con la guerra. Siamo di fronte ad un cambio di fase accompagnato da pacchetti di sanzioni, anch’esse non a caso fortemente caldeggiate dagli USA (per l’Unione Europea siamo giunti al sesto) dichiaratamente sempre più forti, incisive nei confronti della Russia, alle quali, tuttavia, si presta soltanto il 19% dei paesi del mondo. Sanzioni che ad oggi, come denunciato da più parti, non stanno producendo i risultati attesi, ma incidono pesantemente soprattutto sulle prospettive di crescita dell’Europa, del nostro Paese, scaricandone i costi innanzitutto sulle condizioni dei ceti popolari (e già si parla di razionamenti, di economia di guerra, di recessione). Siamo di fronte ad una situazione sempre più preoccupante. La propaganda impera. Chi propone una lettura diversa da quella a senso unico offerta dal nostro sistema massmediatico, largamente sempre più asservito ai poteri forti, dei quali è sempre più diretta espressione, anche in considerazione dei processi di concentrazione dei quali è stato fatto oggetto, è additato come “amico di Putin”. Assistiamo ad una campagna che ha assunto caratteri parossistici, che alimenta un sentimento di ostilità ed antipatia per il popolo e la cultura russa, ad una chiamata a “schierarsi con l’occidente, senza se e senza ma”, in nome di una presunta superiorità morale che non ha retto, non regge alla prova dei fatti. Le drammatiche immagini di città distrutte, di morti e feriti, di gente disperata, in fuga, che scuotono le coscienze, non riguardano soltanto l’Ucraina, ma tutte le guerre, anche e soprattutto le tante promosse, sostenute, combattute da quello stesso occidente che oggi si indigna ed attiva la giusta e necessaria accoglienza, la stessa che ha negato e continua a negare ad altri. Guerre piegate ad un’altra narrazione, negate nella loro essenza (emblematica, ad esempio, la guerra nella ex Jugoslavia, definita “umanitaria”, quella in Afghanistan, presentata come “guerra al terrorismo” o quella in Siria condotta da un ampio arco di forze definitesi “amici della Siria”) e guerre dimenticate, tante, come quella in atto nello Yemen. Che fare?
Noi, relativamente alla guerra, ci battiamo contro le posizioni che alimentano il conflitto, contro la decisione di inviare sempre più armi all’Ucraina. Non assecondiamo la deriva bellicista in atto, che il governo Draghi, invece, mortificando ancora una volta il ruolo del Parlamento e nonostante il parere contrario della maggioranza dei cittadini ha fatto propria. Noi, che distinguiamo tra popoli e governi, e siamo consapevoli che la guerra non è mai nell’interesse dei popoli chiamati a combatterla, ma delle sole classi dominanti, abbiamo detto sin dal primo momento: fermatevi! Insistiamo per la de-escalation, per il cessate il fuoco, perché prevalga la ricerca del dialogo, la negoziazione, affinché si affermi una soluzione politica del conflitto. In tal senso riteniamo necessario che l’Ucraina diventi un paese neutrale, che garantisca democrazia ed antifascismo sul piano interno ed una politica di collaborazione tra i paesi europei e la Russia sul piano internazionale. Anche per questo siamo impegnati a promuovere appelli ed iniziative che rilancino, in Europa ed in Italia, un autentico movimento per la pace, che per sua natura non può essere piegato a logiche di parte, come vorrebbero i fautori della guerra, ma ancorato all’idea della pace “senza se e senza ma”. Una soluzione alla quale non stanno guardando, con altri, nei fatti, né l’Unione Europea, che schierandosi con una delle parti in causa ha abdicato sin dall’inizio al ruolo di mediatore che doveva e poteva esercitare, né tanto meno il nostro Paese, impegnato con Draghi a proporsi come il più fedele alleato di quella rinsaldata dimensione euro atlantica a guida statunitense conseguente alla elezione di Joe Biden a presidente degli USA.
Insistiamo: la pace non abbisogna di armi, ma di politiche a ciò funzionali.
Ottima l’analisi, come sempre. E poi? Non dare armi al Ucraina, in questa fase, vuol dire manolibera a Putin. Che vuole le terre rare del Donbass. Che l’Ucraina vuole tenersi. È sempre e solo questione di mercato. Cioè serve un accordo economico blindato.
Questo comunicato della segreteria del nostro partito non è un semplice comunicato ma qualche cosa di molto più ampio: leggo un’analisi attenta della situazione che si è determinata in Ucraina e in Europa. Aggiungere qualche cosa come commento personale è un po’ arduo, tuttavia vorrei inserire alcune considerazioni.
In molti hanno perso la nozione politica di capitalismo imperialista statunitense, che sta agendo a livello mondiale e nello specifico in Ucraina e in Europa, con l’appoggio deciso dell’Inghilterra. Da un punto di vista visivo quest’ultimo paese all’opinione pubblica appare militarmente defilato, anche se svolge un ruolo di primo piano.
Oggi sto osservando che certe persone, certe forze politiche, a me e a tanti ben note, esprimono una finta e strumentale umanità. Un sentimento, questo, che non appartiene in alcun modo alla società capitalista, imperialista, coloniale e talvolta genocida degli USA e nemmeno ad altre della Nato. Allora non posso non richiamare alla memoria la guerra del Vietnam, che per molti italiani è soltanto un lontano fatto di guerra. Dopo la seconda guerra mondiale la capacità di distruggere ogni cosa costruita dall’uomo e prodotta dalla natura, la capacità di uccidere, di produrre sofferenza, orrore e crudeltà hanno toccato il loro apice proprio nella guerra del Vietnam, ad opera degli USA.
La facile e vile propaganda di guerra fa sì che in tanti non avvertono che siamo stati trascinati, e lo saremo ancora di più, in uno scontro militare meticolosamente costruito dalla Nato e dagli USA e che sta diventando totale, globale. Quello che proprio mi stupisce sono le autorità politiche dei vari Stati europei occidentali e dell’Italia. Continuano a camminare come tanti Zombie, incapaci di decidere l’inversione di questo percorso di guerra e di morte, un percorso diretto sì contro la Russia, ma per ricaduta immediata distruttivo anche per la parte ovest dell’Europa, pur di correre dietro ad un programmato pensiero di guerra esistente da quasi sempre contro la Russia. Altro che Covid. Per ora a venir colpita duramente è, e sarà sempre più, l’economia dell’Europa nel suo insieme, occidentale e russa. Quella degli USA sta ricevendo invece, e riceverà ancora di più, un forte sviluppo e rafforzamento.
Un passaggio storico ad imbuto così stretto, come quello di oggi, non è mai stato vissuto dall’umanità. Dobbiamo costruire tutti assieme una vera e propria unione europea di pace e di collaborazione economica, dove nemmeno la parola padronale “sanzioni” deve trovare più spazio. Dobbiamo trovare tutti assieme quella strada che rappresenti il cammino logico della vita! Nella U.E. di oggi vedo molto poco (o niente) di europeo e molto di statunitense. Gli USA come compito primario si prefiggono la distruzione della Russia e in parallelo, anche se in modo più defilato, di mettere sotto i loro piedi una volta per sempre anche l’Europa occidentale per trasformarla in una mezza colonia, in una appendice, economica e militare.
Sabato scorso ho partecipato in un’altra città della mia regione ad una assemblea sull’Ucraina e la partecipazione è stata notevole. Posso vedere che l’interesse di conoscere e di sapere si sta allargando. Si sta sgonfiando l’animosità del “dai al russo!” – “dai alla Russia!!”, associata ad una incapacità pressoché totale di vedere altro, il determinante. Le persone vogliono conoscere qualche cosa di più ed iniziano ad ascoltare anche voce diverse.
Diego Bigi – Parma
Aggiungo.
A suo tempo gli accordi di Minsk 2 per l’Ucraina avrebbero potuto essere risolutivi per questa crisi, apparentemente solo regionale. Però ero molto dubbioso sulla sincerità occidentale di quell’accordo, perché questo si collocava su un percorso diverso e opposto da quello seguito intenzionalmente fino a quei giorni dagli USA e dalla NATO. Gli avvenimenti successivi hanno dato conferma ai miei dubbi.
Le truppe naziste e quelle dell’esercito ufficiale ucraino, pur superiori in armamenti rispetto alle milizie popolari del Donbass, subivano dei rovesci militari continui. L’accordo di Minsk 2 è servito a loro solamente per guadagnare tempo e potersi riorganizzare con l’arrivo di ben altri armamenti. I combattenti popolari del Donbass hanno vissuto un forzato alto là. Allo scontro frontale ci si è poi arrivati ugualmente, come possiamo vedere oggi, ma con un ben diverso posizionamento militare. Scontro per scontro, forse era meglio che procedessero in altro modo.
Nelle varie fasi della storia umana quasi mai il “positivo, il meglio” è stato capace di presentarsi così bene come il “negativo, il peggio” e di suscitare la stessa attrazione in modo da riuscirne rapidamente vincente. Questo della fatica di emersione della razionalità positiva è un limite della nostra specie, e probabilmente è in atto nella mente di noi Homo sapiens un processo evolutivo che seppur a fatica sta facendosi largo.
Forse siamo noi tutti che abbiamo troppa fretta nel camminare, quando i tempi cosmici sono molto più lunghi. Il cosmo, di cui noi tutti facciamo parte e di cui siamo l’espressione più alta! Ora sta alle nostre decisioni rendere possibile il proseguo del cammino della natura, fermando questa guerra partita dal territorio ucraino con l’EuroMaidan e poi la corsa agli armamenti, che anche qui in Italia è già iniziata. L’Homo sapiens ha devastato l’ambiente in cui lui stesso vive, mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza. Ma non solo. Ora sta portando la devastazione direttamente al proprio interno di specie. Ed allora, per evitare la tragedia collettiva, il camminare veloce diventa una necessità.
Oggi, però, è il 9 maggio: ricorre l’anniversario della vittoria militare e politica sul nazifascismo in Europa. Questo è potuto accadere per il contributo di tanti, ma essenzialmente dell’Unione Sovietica, che ne è uscita stremata, e lasciatemelo dire, anche dei partigiani di tanti paesi. Per descrivere il significato della lotta partigiana occorrerebbe un’altra pagina e poi ora non mi sento pronto a farlo. Questo deve essere un giorno di festa ed allora, idealmente, facciamo tutti assieme un bel brindisi: per la vittoria conseguita allora dalla generazione che ci ha preceduto e che fa da sostegno alla nostra per una Europa finalmente di PACE !!!!
Diego Bigi – Parma
La condanna forte di tutte queste maledette guerre provocate quasi tutte dall’ingordigia dell’ imperialismo statunitense e per reazione da coloro che si oppongono a questo. Tali guerre sono dovute per lo piu’ alla pretesa dell’occidente di voler continuare a dominare il mondo prima con i mezzi finanziari ed economici, poi nel caso anche con i mezzi bellici direttamente o per procura. La pretesa di voler imporre con ogni mezzo i cambi di regimi che gli sono scomodi, con ipocriti pretesti umanitari ,quando in realta’ le vere motivazioni sono relative a precisi interessi materiali e di potere, ricorrendo se il caso ad utilizzare anche organizzazioni da loro stessi definite terroristiche, come in Afganistan, Libia e Siria, la pretesa di ergersi a polizia internazionale nell’imporre sanzioni a senso unico, o a deferire alla Corte dell’AJA capi di Stato o uomini politici imputandoli poi degli stessi crimini di cui anche loro nel recente passato si sono resi responsabili. Tutto cio’ li rende odiosi alle popolazioni di buona parte del mondo, quella stessa parte poi che subisce spesso con la miseria, lo sfruttamento umano e delle risorse naturali le conseguenze del dominio neocolonialista occidentale, che appoggia alcuni dittatori sul loro libro paga, spesso piu’ feroci di quelli che si vuole abbattere ,provocando guerre ed eccidi tra etnie,secondo la regola del divide et impera, opportunamente nascoste dai massmedia, che al contrario quando fa loro comodo producono un’overdose di informazione,sarebbe meglio dire spesso di disinformazione.La guerra in Ucraina , rientra quindi in queste logiche perverse, e Putin cinico e despota fino ad un certo punto,ma piu’ che altro ingenuo, e’ caduto in un grosso trappolone preparato e provocato ad arte, ed il tragico e’ che ne usciremo tutti con le ossa rotte, e Putin stesso che con l’ operazione speciale pensava di liberarsi della Nato alle soglie della Russia, ora se la ritrova rafforzata dal prossimo probabile ingresso della Svezia e della Finlandia, che aumentera’ la pressione ai suoi confini. Bravo! un capolavoro stategico l’idea di questa guerra o operazione speciale che dir si voglia!
L’ennesimo attentato alla pace, e’ la notizia di questi giorni della richiesta di adesione alla Nato di Finlandia e Svezia, come ulteriore inopportuna provocazione alla Russia. Si tratta di paesi che hanno goduto in questi ultimi decenni di pace e prosperita’, proprio per la loro condizione di neutralita’, che anche dopo il conflitto ucraino sarebbero stati sicuramente fuori da ogni pericolo di invasione russa, prima perche’ se non si e’ ancora capito , la Russia non era assolutamente interessata ad aggredire paesi occidentali che non avevano mai fatto parte della vecchia URSS, avendo problemi la Russia solo con quei paesi come l’Ucraina, la Georgia, e in genere con paesi abitati da una consistente minoranza russofona ampiamente discriminata come nel Donbass, e poi in quanto la Russia avendo gia’ ora grosse difficolta’ ad occupare e neutralizzare l’intera Ucraina, come potrebbe aprire altri fronti ,che scatenerebbero di sicuro la terza guerra mondiale! Ora questa richiesta di nuovi ingressi nella Nato ,comunque rende sicuramente piu’ pericolosa la situazione,aumenta l’accerchiamento della Russia, e rende piu’ facile un conflitto nucleare. Sostanzialmente quindi da un lato ci sono coloro,svedesi e finlandesi, spinti da quel pagliaccio irresponsabile che risponde al nome di Johnson,che spargono benzina sul fuoco, dall’altro si manifesta sempre piu’ irresponsabile e autolesionista la scelta di Putin di ricorrere a questa cd. operazione speciale,che nulla di buono sta portando alla Russia e all’Europa, tra sanzioni , morti ,distruzioni ,che rendono la pace molto difficile da raggiungere e creano un odio secolare tra il popolo russo ed ucraino. Qualcuno dovra’ presentare il conto ,tutto in rosso sia a Putin ,che voleva rompere l’accerchiamento e l’ostilita’ ai suoi confini, ed invece lo ha esponenzialmente aumentato, sia ai guerrafondai ipocriti imperialisti che in maggioranza governano il mondo cd. occidentale. Tocca ai popoli risvegliarsi per gettare nell’immondizia della storia questi retaggi paleolitici della guerra,soprattutto quelle inutili e dannose, che giovano solo ad una minoranza di delinquenti, sia vestiti con l’abito moderno e perbenista delle democrazie liberali, sia quelli definiti autocrati, oligarchi, tiranni, etc. Socialismo o morte, e’ molto attuale questo slogan, che e’ uno slogan di pace e di salvezza per i popoli !