La codardia dei sudditi

Giorgio Langella – Segreteria Nazionale PCI

Un paio di giorni fa usciva, in alcuni giornali non italiani, una notizia importante che avrebbe dovuto interessare ogni giornalista e, in particolare, quelli che si propongono all’opinione pubblica come paladini dell’informazione libera e indipendente. Quelli che, tanto per dire, lanciano strali contro chi, a detta loro, nascondono le notizie o le danno palesemente false. Quelli che, parafrasando una famosa canzone di Jannacci, “i russi censurano le notizie e le manipolano”. Ebbene la notizia riguarda una persona che è cancellata dalla “grande informazione” nostrana. Una persona che ha un nome e un cognome che, sempre di più, vengono confusi, dimenticati. La persona è Julian Assange, è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza britannico, dove sta aspettando da oltre 3 anni di essere estradato in USA dove subirà un processo nel quale rischia fino a 175 anni di carcere … per cosa? Per aver diffuso informazioni vere sui crimini di guerra e le torture compiute dall’esercito statunitense (e alleati) nelle guerre provocate per “esportare la democrazia”. Filmati, dispacci, documenti che non dovevano essere diffusi.

Assange è perseguito dalla “giustizia” statunitense e da quella britannica perché, per loro,  lui è “il criminale” e quelli che hanno compiuto le nefandezze che lui ha rivelato al mondo, sono “le vittime”.

Ma più che “perseguito” si dovrebbe dire perseguitato perché obiettivo della “vendetta dell’imperatore”.

La notizia è la denuncia di questa persecuzione politica e proviene dal relatore del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Uniti, Nils Melzer, che, intervistato, dichiara apertamente:

"Durante le indagini sul caso di Julian Assange, ho trovato prove convincenti di persecuzioni politiche e arbitrarietà giudiziaria, oltre a torture e maltrattamenti deliberati” (…) “Il caso Assange è la storia di un uomo perseguitato e maltrattato per aver svelato i sordidi segreti dei potenti, tra crimini di guerra, torture e corruzione” (…) "Questa è la storia della deliberata arbitrarietà giudiziaria nelle democrazie occidentali che insistono nel presentarsi come esemplari anche in termini di diritti umani" (…) per continuare con: "Gli Stati responsabili si sono rifiutati di collaborare con me nell'adozione delle misure investigative previste dal diritto internazionale" e sottolineare come il caso sia "la deliberata collusione dei servizi di intelligence alle spalle dei parlamenti nazionali e dell'opinione pubblica” (…) e che, questa è, infine "la storia di resoconti manipolati e manipolatori nei media mainstream allo scopo di isolare, demonizzare e distruggere deliberatamente un particolare individuo".

Frasi inequivocabili che si possono leggere (non in italiano) in vari articoli di un paio di giorni fin siti di giornali esteri che riportano quanto scritto dalla rivista francese Le Monde Diplomatique.

Evidentemente i nostri opinionisti “liberi e democratici” fanno parte di quelli che preferiscono diffondere quei “resoconti manipolati e manipolatori” ai quali si riferisce Melzer. Si provi a ragionare, a pensare, sulla vicenda della quale è protagonista Julian Assange e si abbia coscienza che è la “nostra libera democrazia occidentale” che si comporta nella maniera denunciata da Nils Melzel a perseguitare e fare in maniera che il cervello di Assange smetta di pensare. E con esso anche il nostro. Coloro che si adeguano, quelli che, pur sapendo, non alzano la testa e imbracciano la penna di fronte a questi soprusi, quelli che nascondono le notizie che l’imperatore non desidera siano pubblicate, tutti dovrebbero vergognarsi della codardia che permette loro di essere sudditi e non persone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *