Dispositivo conclusivo della Direzione Nazionale del PCI

L’esito delle elezioni politiche svoltesi lo scorso 25 Settembre segna, come sottolineato da più parti, un cambio di fase di indubbio rilievo. Ciò in un contesto segnato da un tasso di astensionismo senza eguali nella storia repubblicana, che tanto dice del progressivo scollamento tra cittadini ed istituzioni. Si è affermata la coalizione di centrodestra che, stante la ridefinizione dei rapporti interni alla stessa a favore di Fratelli d’Italia, prospetta alla guida del governo la leader di una forza politica il cui profilo è oggettivamente riconducibile alla storia della destra post fascista, a conferma del processo revisionista che ha investito da tempo il nostro Paese, le cui motivazioni e responsabilità sono da tempo evidenti. La sconfitta del centrosinistra che si è opposto a tale coalizione è netta, ed in tale contesto, al di là del raggiungimento del quorum da parte dell’alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana, si evidenzia la crisi profonda del Partito Democratico, che di tale sconfitta porta la responsabilità. Un PD che è chiamato a ridefinirsi, come sottolineato dal gruppo dirigente uscente, dandosi innanzitutto quella chiara identità che progressivamente venuta meno nel tempo lo ha portato ad essere additato dai più come altro da quanto dichiarato di sé, dal concetto stesso di sinistra. L’esito del voto ha inoltre evidenziato uno scarso risultato in capo alla coalizione centrista formata da Italia Viva ed Azione, propostasi come soggetto garante, con altri, in primo luogo il PD, dell’agenda Draghi. Il Movimento Cinque Stelle, pur avendo perso oltre il 50% dei voti ottenuti nel 2018, tiene in rapporto ai sondaggi che lo davano sotto il 10% e si attesta oltre il 15%, divenendo la prima forza politica nel meridione, e proponendosi come possibile fulcro progressista. L’insieme delle forze politiche definite sovraniste, di certo volte a raccogliere l’indistinta contrarietà di tanti alla situazione data, innanzitutto alla gestione della pandemia da covid 19, si sono dimostrate assai lontane dal raggiungimento dei risultati dati per scontati, e sono oggi chiamate a fare i conti con la loro eterogeneità.
L’esito del voto evidenzia anche l’insuccesso di Unione Popolare, propostasi come lista indistinta, che si è fermata all’1,4% dei consensi, nonostante la vasta articolazione di forze presenti al proprio interno ed i sostegni internazionali ricevuti, confermando ancora una volta la marginalità, l’irrilevanza della cosiddetta sinistra di alternativa nel panorama politico attuale.
Il PCI, come noto, preso atto dell’indisponibilità delle diverse soggettività della sinistra di alternativa a dare vita ad una lista o coalizione esplicitante le diverse simbologie, ha deciso di affrontare la scadenza elettorale da solo, e pur a fronte dei vincoli proibitivi dati da un decreto governativo in materia elettorale parte della stretta antidemocratica da tempo presente nel Paese, è riuscito, grazie all’impegno di tante e tanti suoi militanti, a presentarsi in nove regioni italiane. Esso ha ottenuto un risultato che in termini assoluti e relativi, comparato con le proprie precedenti esperienze elettorali regionali e comunali, può essere definito incoraggiante, funzionale al progetto di ricostruzione del partito, a conferma della giustezza della scelta strategica confermata dal recente secondo congresso nazionale.
Il PCI conferma quindi una linea che assume il merito come discriminante, che rifugge da logiche settarie, che ricerca alleanze nel campo della sinistra di classe e di alternativa presente nel nostro Paese, attorno a questioni di assoluto rilievo per il blocco sociale assunto a riferimento, a partire dal mondo del lavoro, per promuovere la massima opposizione possibile al governo che si prospetta, le cui politiche si preannunciano assai lontane dal costituire la risposta necessaria ai suoi bisogni, in una fase segnata dall’alternativa tra pace e guerra, da una drammatica crisi finanziaria, economica, sociale.
La Direzione Nazionale sottolinea che ciò che è in gioco è il progetto politico del partito ed invita pertanto l’insieme delle compagne e dei compagni al massimo impegno al fine della sua affermazione.
Roma, 3 Ottobre 2022
La Direzione Nazionale del PCI.


I risultati del PCI

Il totale è da intendersi relativamente ai collegi dove è stato presentato il simbolo del Partito.

6 Comments

  1. Marco

    Risultati che letti nel contesto storico che viviamo vanno letti con ottimismo. La strada della difesa del proprio simbolo e con esso la propria identità rimane l’unica percorribile senza escludere possibili future alleanze. Pensiamo se solo fossimo riusciti a presentare le liste per camera e senato in sicilia, lombardia, piemonte,veneto, etc quanti voti in più avremmo potuto contare….altro che ambigui cartelli elettorali o partitini creati in parlamento ed esentati dalla raccolta firme

  2. Enrico Varisco

    Il risultato elettorale ha certamente una sua importanza ma per il nostro partito l’ obiettivo principale era vincere l’omertà informativa e culturale che esiste nei nostri confronti. Essere riusciti a presentare il nostro simbolo ha OBBLIGATO i media a riconoscerci degli spazi fino a ieri preclusi. Gli Italiani oggi sono finalmente a conoscenza della continuità del nostro partito alla e nella tradizione del vecchio P.C.I. , finalmente conoscono il nostro segretario politico Mauro Alboresi.

  3. Marco

    Dal dispositivo credo sia chiaro che il PCI a questo punto della sua (breve) storia o va avanti o morirà. E visto l’esito, credo scontato, delle elezioni politiche al PCI non resti molto. Nonostante il nobile e rispettoso lavoro di tutti i compagni e le compagne che hanno raccolto le firme e lavorato nei territori.

  4. Alessandro

    E questo risultato non vi fa pensare.. Come dovrebbe far pensare il pc di rizzo e il pcl…

  5. Palmira Mazzotta

    Finché tutti i partiti di sinistra non si in riuniranno in un unica forza non si andrà da nessuna parte ed io pur essendo comunista non posso votare per un gruppo che non vuole contare nulla per non cambiare nulla

  6. Francesco

    Sono ilsegretario di una piccola federazione il quale già nel 2020 ha convinto i propri compagni a presentarsi col nostro simbolo, stanco di doversi celare dietro formazioni diverse e senza alcuna soddisfazione. Abbiamo quindi preso parte alle elezioni comunali – dopo un assenza di circa quarant’anni – con la nostra storia ed il nostro simbolo ottenendo un incoraggiante oltre il 2%. Tale risultato ci ha spinto a notevoli sacrifici per la raccolta delle firme e nelle ultime elezioni politiche, seppur in un collegio uninominale, abbiamo ottenuto circa un 2% ( 1,98 al Senato 1,96 alla Camera) in tutta la regione composta da 74 comuni. Anche in queste consultazioni la falce ed il martello non erano più presenti dal 1983. Abbiamo ricevuto degli incoraggiamenti da parte di diverse persone anche perché la regione ove operiamo, la Valle d’Aosta, da quasi mezzo secolo ha avuto un’egemonia delle liste regionaliste che adesso si stanno dividendo il l’elettorato con la Lega di Salvini e Flli d’Italia. Racconto questa esperienza per incoraggiare coloro i quali sono pessimisti, non credendo né ipotizzando un nostro ritorno ai livelli di consenso che ci competono.

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